STAGIONE REGOLARE DI EUROLEGA, NOTE A MARGINE

Siamo solo a dicembre ma quest’anno va così: la prima parte della stagione di Eurolega è già finita e qualche verdetto, anche amaro per il basket italiano, è già stato emesso. Di seguito qualche breve considerazione che questa prima fase di Eurolega suggerisce: Geri De Rosa

– vista all’opera, la formula della Regular Season non finisce di convincere. Alla vigilia dell’ultima giornata quasi tutte le qualificate erano già note ma questo succedeva anche prima; piuttosto nella regular season di quest’anno tra arrivare primi o secondi non c’è differenza, ce ne è pochissima tra arrivare primi o terzi e ce ne è poca tra arrivare primi o quarti. Un inconveniente che toglie un po’ di sale, nelle ultime giornate, a partite come Barcellona-CSKA, bellissima ma un po’ insipida.

– Prima ancora che cominci, invece, sembra proprio convincere la nuova Top 16. Quando tra otto squadre ne passano quattro allora ogni sfida può contare moltissimo. E poi, qui, il primo e secondo posto ti cambiano la vita perché, nei playoff, ti potrai giocare l’accesso alle Final Four in casa.

– Le favorite restano Barcellona e Real Madrid: da qui a maggio tutto può succedere però la sensazione è che le due grandi di Spagna abbiano qualcosa in più delle altre. La profondità dei loro roster, poi, dovrebbe metterle al riparo da imprevisti e infortuni primaverili.

– Il fatto che CJ Wallace e Jaycee Carroll giochino molti e importanti minuti con Barcellona e Real (e non da quest’anno) dimostra che in Italia di gente che di basket ne capisce ce n’è parecchia. Il che fa venire ancor di più i nervi vedendo come siamo conciati.

– Due i candidati di coach dell’anno in Eurolega, già adesso a metà stagione: Luca Banchi e Argiris Pedoulakis. Entrambi avevano un compito terrificante, subentrare a due coach stra-vincenti come Pianigiani e Obradovic, in due piazze abituate a stra-vincere come Siena e Atene sponda Panathinaikos, in due squadre svuotate di quasi tutti i loro campioni. Già solo essere ancora su quelle panchine è una prodezza, averlo fatto portando avanti e facendo giocare bene le loro squadre è addirittura un’impresa epica.

– L’eliminazione di Cantù può far parte dell’ordine delle cose ma è comunque una mezza delusione. Cantù era in un girone di ferro ma alla fine è uscita per colpa della doppia sconfitta contro una squadra più debole, l’Olimpia Lubiana.

– L’eliminazione di Milano è da considerare un fallimento clamoroso, una macchia indelebile che nemmeno uno scudetto vinto potrà lavare via. L’Olimpia aveva il dovere di puntare alle Final Four, soprattutto in una stagione in cui le greche e il CSKA si sono ridimensionate. Invece non sono arrivate nemmeno le Top 16, un autentico disastro curiosamente accolto in casa milanese come una sorta di incidente di percorso al quale si può rimediare tagliando istericamente un paio di giocatori. Una reazione, o meglio, una non reazione davvero inquietante e che, forse, spiega l’eliminazione stessa.

GERI DE ROSA