ITALIA: LA VITTORIA NELLE VITTORIE

Finalmente l’abbiamo trovata: abbiamo trovato una squadra con attributi, coraggio e determinazione, nella quale gli uni rimediano agli errori degli altri, si dividono le responsabilità, tengono la testa alta sempre, nel bene e nel male: questa, più che le otto vittorie su otto, è la vera vittoria dell’estate azzurra.
Geri De RosaOra abbiamo una squadra, quanto forte sia lo sapremo solo a settembre 2013 in Slovenia. Quello che conta è che ce l’abbiamo. La vera notizia è questa perché era dall’estate argentata del 2004 (con l’eccezione di qualche partita ai Mondiali del 2006) che in campo si vedeva solo un insieme di giocatori (seppur volenterosi) che vestivano la maglia azzurra. Capire che cosa è cambiato rispetto agli altri anni è impresa impossibile ed è troppo facile dire che mancavano Bargnani e Belinelli, insinuando che per colpa loro la famosa “chimica” non si è mai trovata. Per giudicare un squadra, come una nazionale (non solo la nostra) non si può prescindere dalla consapevolezza che ogni impresa, così come ogni disfatta, è originata in buona parte dal caso, dal destino. Sarebbe infatti presuntuoso pensare che un gruppo di giocatori che si è radunato a fine giugno, per quanto composto da elementi talentuosi e motivati, possa diventare squadra ai primi di agosto. Ed è questo un concetto che vale per gli azzurri così come per tutte le nazionali, Spagna a parte, perché lì la quantità di talento è talmente elevata e diffusa da rendere il gruppo di Scariolo assolutamente fuori categoria ed in grado di vincere un Europeo, probabilmente, anche dopo una settimana di allenamenti.
Al caso e al destino però si può e si deve dare una mano e gli azzurri hanno fatto esattamente questo, diventando più grandi, più maturi, più ambiziosi, più responsabili, diventando cioè giocatori veri anche fuori dai confini del nostro campionato. Dobbiamo essere orgogliosi di quanto ha fatto l’Italia e non importa contro chi l’ha fatto. Quello che interessa è che l’abbia fatto, cioè che abbia affrontato ogni partita da squadra, da gruppo compatto e solido, sia quando ha giocato male sia quando ha giocato bene. Probabilmente contro altre avversarie (quelle che erano alle Olimpiadi per esempio) avremmo perso ma la sostanza non sarebbe cambiata: l’estate 2012 sarebbe comunque stata quella in cui l’Italia del basket è tornata a fare solo passi in avanti e non qualcuno in avanti e molti di più indietro.
La vittoria, a qualificazione già acquisita, ottenuta in Turchia ne è il miglior esempio: tutti hanno giocato come se fosse stata la finale europea e nell’ultimo minuto Gallinari, la stella del gruppo teoricamente, ha fatto una gran cosa in difesa, dunque teoricamente da gregario, e Hackett e Datome hanno fatto una gran cosa a testa in attacco, dunque teoricamente da leader. Finalmente siamo una squadra, senza un leader solo sulla carta ma con tanti leader che il campo di volta in volta indica: su un gruppo così costituito altri due giocatori NBA non possono che inserirsi facilmente, alzando il livello qualitativo e rendendo questo gruppo in grado di giocarsela con tutti.
Se così non sarà, se Bargnani e Belinelli risulteranno dei corpi estranei, questa volta sarà davvero colpa loro.

GERI DE ROSA