Gracias e Hvala. Che in spagnolo e nella lingua parlata nei territori della ex Jugoslavia, dunque anche in Slovenia, vuol dire grazie. Grazie a Spagna e Slovenia perché le loro vittorie ci riportano tra le migliori otto del continente nonostante due sconfitte nella seconda fase che per qualche ora ci avevano fatto sprofondare di nuovo nella paura di questi dieci anni bui della pallacanestro italiana.

Eduardo Lubrano

Eduardo Lubrano

Sia chiaro, come ho già avito modo di dire, che a me la formula dei gironi nei quali ogni squadra si porta dietro i punti della prima fase non piace affatto ma se è così che piace a quelli della FIBA mi adeguo e sono contento che per una volta la fortuna ci dia una mano.

Però quelli della FIBA dovrebbero riflettere che questa formula non serve a nulla. Non porta incassi perché tranne le partite della Slovenia, padrona di casa, e qualche tifoso in Croazia – Italia, la bellissima Stozice Arena di Lubiana è sempre desolatamente vuota. Un vuoto reso ancora più spaventoso da quell’immagine televisiva dall’alto da uno degli angoli che viene utilizzata tra il secondo ed il terzo quarto. Almeno cambiassero quella. Se l’obiettivo è quello di vendere più partite alle televisioni, non mi piace lo stesso perché il campionato a 24 dilata a dismisura un campionato europeo che dura 18 giorni (4-22 settembre). Il Mondiale di Spagna l’anno prossimo durerà 3 giorni di meno (30 agosto-14 settembre). Come è possibile questa cosa. Un Mondiale che dura meno di un europeo? Qualcuno lo spiegherà?

Ho una cosa da ridire sulla nostra Nazionale che ho notato dall’inizio di questi europei: perché Belinelli e Gentile sono gli unici a non cantare l’inno di Mameli? Non gli piace? E’ il loro modo di trovare la concentrazione? Hanno fatto un voto? Qualcuno li ha minacciati o un medico glielo ha proibito? Non mi interessa nulla di tutto questo. La televisione mostra dieci ragazzi e tutto lo staff tecnico che canta, chi a bassa voce chi a voce alta, e due sole persone che non lo fanno. Abbiamo massacrato di critiche i calciatori che non lo facevano fino a qualche anno fa prendendo ad esempio quelli della Nazionale di rugby, dove tra l’altro ci sono un “monte” di oriundi come direbbero a Firenze ed ora arrivano questi due? E’ un’immagine bruttissima che nessuno, ripeto nessuno può permettersi. Ben altri celebrati campioni olimpici o mondiali del nostro paese, mai si sono azzardati a non cantare l’inno, quindi che qualcuno imponga a questi due, il Presidente Petrucci per esempio, di fare uno sforzo e di farsi uscire il fiato, visto che sono giovani e ne hanno da vendere.

Poi c’è la Rai. Che manda in onda le pubblicità mentre Fanelli e Michelini stanno parlando, e rientra in diretta mentre loro stanno ancora finendo un concetto o una frase. Segno che non sempre li avvisano che la linea è stata presa da Roma per la messa in onda di uno spot. E’ una cosa bruttissima che fa fare una brutta figura ai telecronisti senza che ne abbiano nessuna responsabilità. Ma quello che ai miei tempi di Telepiù si chiamava “interfono” cioè la possibilità della regia di parlare con il telecronista per dirgli “Ehi lancia la pubblicità!” non esiste più? O il taglio dei costi in viale Mazzini ha riguardato anche questo? Visto che è dall’inizio dell’europeo che questa cosa va avanti tendo a pensare che sia così, o che, peggio ancora, non importi niente a nessuno.

Infine un suggerimento a Maurizio Fanelli: non è obbligatorio dire sempre lay-up quando un giocatore fa in terzo tempo ed appoggia la palla al tabellone. I termini italiani ci sono per definire questa azione tecnica quindi si possono usare. Appoggio a canestro per esempio, o sottomano che magari spesso è la traduzione più letterale del gesto. Così anche per cambiare.

EDUARDO LUBRANO