Giovanni Putignano

Giovanni Putignano

Terminata la prima fase del girone di qualificazione con l’en plein della Nazionale italiana, mi sono soffermato sulle  dichiarazioni degli addetti ai lavori, leggendo più volte che  la vittoria è stata ottenuta grazie alla tenuta mentale.
Ma cosa è l’allenamento mentale? Quali sono i fattori che lo determinano? Quali sono le differenze tra l’allenamento sportivo e quello mentale?

L’allenamento mentale permette di raggiungere obiettivi sfidanti e consapevoli utilizzando desideri, esperienze e conoscenze. Tempo, esercizi, potenzialità umane e tecniche, fare e  allenare, determinare obiettivi e piani d’azione sono fattori necessari  per permettere all’atleta di raggiungere la piena autorealizzazione e la felicità quindi migliorare le proprie performance.
Tim Gallwey,  l’inventore della formula” P=p-i” (le performance umane vengono migliorate attraverso l’uso delle potenzialità  meno le interferenze), negli anni ’70 scopri l‘importanza della dimensione interiore dell’atleta accorgendosi che i suoi atleti miglioravano di giorno in giorno grazie ad una percezione del risultato che si voleva ottenere.

L’allenamento mentale  consente agli atleti di:

– individuare, valorizzare e allenare specifiche potenzialità

– avere una più alta concentrazione sul compito da svolgere negli allenamenti e nelle gare

– agire  direttamente sull’ atteggiamento mentale inteso come ottimismo

– stimolare la concentrazione e la lucidità e sicurezza in se stessi

– migliorare  e consolidare  l’autostima e l’intelligenza emotiva

– creare  una  mentalità vincente che si esprime con la voglia ed il piacere di raggiungere nuovi obiettivi/ traguardi

– migliorare  la connessione che esiste tra la mente ed il corpo

La grinta di Andrea Cinciarini (Foto: A. Bignami 2013).

La grinta di Andrea Cinciarini (Foto: A. Bignami 2013).

L’allenamento sportivo consiste nel migliorare  la prestazione fisica utilizzando un’ insieme di procedure fisico-atletiche che riescono ad innalzare il livello che esiste nel superare la soglia della  fatica e il calo della prestazione. Esso da solo non riesce a migliorare le performance umane, in quanto non interviene sulle scelte della  consapevolezza e sulla potenzialità delle potenzialità  la “creatività”.

Osservare la partita da fuori è sicuramente molto interessante, in quanto permette di riconoscere come ogni singolo atleta della Nazionale utilizza la creatività per risolvere complicate situazioni offensive vedi Belinelli contro la Grecia, o il finale di partita contro la Svezia o la difficile partita contro la Turchia.

Gli Azzurri sono concentrati sia sugli obiettivi di performance ma anche su quelli di risultato, e incominciano a coltivare un “sogno”,  realizzano  che  prepararsi mentalmente, indirizzare l’attenzione verso l’obiettivo,  concentrarsi in maniera intensa e duratura può trasformare ognuno di loro da atleta a campione.
Dedicare tempo all’allenamento mentale significa impegnarsi a scavare per trovare la parte  più nascosta della prestazione e della performance.

Il nostro nemico è per tradizione il nostro salvatore,  ci impedisce di essere superficiali. Forza Azzurri!