“Happyhand: giochi senza barriere”
Monte San Pietro (Bologna) 1 giugno 2012
CLINIC
RISCHI E LIMITAZIONI DELLA SPECIALIZZAZIONE PRECOCE NELLO SPORT E IN PARTICOLARE NEL BASKET
Premessa
Lo sport adesso
Stiamo vivendo in Italia e nel mondo un momento particolare dello sport:
– il doping è un fenomeno in continua crescita;
– i “media” parlano quasi esclusivamente di calcio;
– pochi sono gli esempi di “fair-play” e di “buon esempio”;
– gli Istruttori a livello giovanile sono sempre più allenatori e meno Educatori;
– le Società Sportive non “curano” più i vivai;
– la “legge Bosman” ha creato un disinteresse verso l’attività giovanile;
– l’avviamento allo sport giovanile è gestito male;
– si va alla ricerca del talento in modo esasperato;
– le selezioni sono sempre più precoci;
– gli Istruttori insegnano solo la tecnica e lavorano poco sull’educazione e sullo sviluppo delle capacità e abilità motorie;
– aumenta la violenza negli stadi e la corruzione dilaga;
– aumenta l’abbandono in età giovanile (“drop-out”);
– a Scuola si pratica poco l’attività motoria e sportiva;
– l’agonismo spesso è vissuto in modo sbagliato;
– lo sport moderno è orientato verso colui che assiste, piuttosto che verso colui che vi prende parte.
Per migliorare questa situazione occorre una forte campagna di Educazione Motoria e Sportiva.
Educare attraverso lo sport
Lo sport è un fatto sociale, è un fenomeno legato ai caratteri della società, è l’unico mezzo per conservare nell’uomo le qualità dell’uomo primitivo, fa bene, produce benessere, migliora il carattere, la personalità, le potenzialità individuali, educa al fair-play.
Educare significa “tirar fuori” il meglio da ognuno, non privilegiare solo i più bravi.
L’attività motoria e sportiva è essenziale, accanto allo studio, al lavoro, alla nutrizione, allo svago e al riposo e affinché ciò si verifichi, è necessario che sia commisurata al bambino, al ragazzo, al fanciullo e all’adolescente.
Io credo nei giovani d’oggi, credo nella loro creatività, fantasia, intraprendenza, voglia di emergere e di impadronirsi del mondo intero; hanno solo bisogno di recuperare i valori della famiglia, della lealtà, dell’amore, del sacrificio e noi dobbiamo aiutarli.
Insegniamo loro il valore dello sport, educhiamoli proponendo un giusto concetto di educazione sportiva.
Etica sportiva, Agenzie Educative e cultura motoria e sportiva
“La cultura motoria e sportiva è l’insieme delle conoscenze motorie e sportive e delle esperienze agonistiche maturate ed accumulate da una persona in ambito motorio e sportivo”.
La cultura motoria e sportiva non nasce da sola, ma deve essere educata e sviluppata da persone con buon senso, competenti ed equilibrate.
Il giovane deve imparare a vincere (senza esaltarsi) e a perdere (senza deprimersi) e di conseguenza deve essere educato dalle Agenzie Educative che lo circondano:
– la famiglia
– la scuola
– la Società Sportiva
La famiglia e i genitori
La carica eccessiva e aggressiva e il disinteresse che i genitori infondono ai propri figli che praticano lo sport, può provocare loro seri danni fisici e psicologici.
Molti genitori pensano che i loro figli siano dei campioni, li esaltano, li deprimono, vogliono che vincano sempre, ma non tutti hanno le capacità e i mezzi per vincere: i genitori devono fare i genitori, fare gli Allenatori non è un loro compito.
La Scuola e gli Insegnanti
A scuola gli Insegnanti di E.F. devono creare negli alunni un bagaglio motorio e sportivo ampio e solido su cui costruire successivamente. La scuola ha bisogno di Insegnanti preparati che siano in grado di insegnare, di avviare progressivamente alla pratica sportiva e che siano competenti.
A scuola, sede delle vocazioni sportive, gli Insegnanti devono proporre molte discipline sportive, in modo che il giovane possa scegliere quella che gli interessa maggiormente. I Giochi della Gioventù e i Giochi Sportivi Studenteschi devono essere un bacino d’utenza sportiva molto più ampio, dal quale attingere successivamente.
Le Società Sportive, gli Istruttori e i Dirigenti
Le Società Sportive investono poco sugli Istruttori preparati che lavorano in funzione di un risultato non istantaneo, vogliono Istruttori che vincono subito e a tutti i costi.
Il giovane deve essere considerato una persona, non un robot che esegue ciò che l’Istruttore vuole, deve essere libero di sbagliare e per arrivare a trovare la soluzione giusta deve sbagliare (fasi dell’apprendimento).
Molti Istruttori esaltano i talenti e i più bravi e non tengono conto degli altri, non rispettano il loro ritmo di apprendimento (talenti tardivi), fanno selezione in età precoce, sono solo dei tecnici e non degli Educatori.
Gli Istruttori e gli Allenatori devono tenere conto che circa il 70-80% dello sviluppo biologico delle capacità coordinative e della mobilità articolare dell’individuo, avviene nel periodo che va dai 5 agli 11 anni e di conseguenza devono predisporre attività motorie e sportive adeguate per lo sviluppo delle capacità motorie nelle diverse età del soggetto.
I Dirigenti devono “dirigere”, fornire indicazioni, non pensare solo a vincere e “cacciare” l’Istruttore che non vince subito.