Gli auguri di Dailybasket al Duca di Carimate

CARIMATE – Un quadrilatero di mura sbrecciate, infissi sguarniti di vetro, tetti cadenti che, alla corsa delle strade limitrofe, un’occhiata fuggevole di turisti al passo, noi turisti nelle nostre terre, l’avrebbe definita nient’altro che un ammasso di pietre.

No, quella casa non è andata giù. Non ancora, non adesso. Oggi vi ritorniamo per giocare coi figli, al rimbalzo del sasso sull’acqua.

Un’acqua che ci riconosce, e in cui si specchia una storia.

Non una come tante. La storia della Pallacanestro Cantù. Che è storia di uomini, come ci ha insegnato e continua ad insegnarci Werther Pedrazzi. Di quegli uomini ce n’è uno speciale che oggi, sabato 5 ottobre, compie 80 anni. Si chiama Gianni Corsolini, e forse ai più giovani il suo nome dirà poco. Gianni Corsolini ha attraversato per mezzo secolo, da protagonista (allenatore e direttore sportivo, presidente di Lega), le gloriose e alterne vicende di questo sport.

 Nato a Bologna il 5 ottobre 1933, incrocia le vicende umane e sportive di Cantù, della Virtus Bologna e di Udine. Buona parte dell’aristocrazia italiana del cesto. Una famiglia, quella di Gianni, cresciuta a pane e basket. Ci giocano la moglie, il figlio Luca- oggi brillante giornalista sportivo, che in virtù degli impercettibili percorsi del destino compie anch’esso gli anni oggi, sabato 5 ottobre- e le sorelle di Luca.

Gianni Corsolini, custode innamorato dell’epopea canturina, ora s’appoggia a un bastone. Ma  al Pianella non manca mai. Guadagna l’ingresso della tribuna stampa con l’antica cortesia di gucciniana  memoria,  lui che d’altro canto è felsineo d’origine. Appoggia le mani sul legno di quella tribuna da cui ha visto passare campioni, trionfi, gioie, dolori, sofferenze. L’essenza del basket, come della vita. Salite e discese a perpendicolo. Il tonfo, la caduta. E poi le braccia che s’appoggiano al parquet. La risalita. Gianni Corsolini, col suo inconfondibile cappello di foggia vintage, guarda spesso verso la tribuna del Pianella. E vi rivede, ne siamo certi, Aldo Allievi. Braccia conserte, il cappotto blu dei giorni di festa, il collo di camicia inamidato. E’ sempre lì, il sciur Aldo. Basta guardare con attenzione. Come c’è sempre l’odore di lasagna della domenica, l’incenso della messa, la bocca bagnata di Campari, l’immancabile compagno di ogni strapaesano lombardo che si rispetti.

Gianni Corsolini le ricorda ancora, le parole di Arnaldo Taurisano: “Non è vero che Aldo Allievi non c’è più. E qui con noi. Sempre”.

Gianni Corsolini che, sulla Provincia di Como, dispensa il suo amore per Cantù e il basket attraverso una bellissima rubrica (‘Ai lov dis gheim’, che oggi, per l’occasione, è diventato ‘Ai lov dis deddi’).

Tanti auguri, Duca di Carimate. Se Cantucky è immortale, se Cantucky supererà anche questo ennesimo passaggio buio e tetro, lo si deve a quelli come Gianni Corsolini. Che ha sempre predicato il verbo cestistico nel solco dell’insegnamento del più grande fra i cantori padani, Gianni Brera: cerca sempre l’uomo. In ogni frangente. In ogni azione. In ogni gesto. Oltre ogni sguardo.

‘I colori che noi portiamo/ sono la gloria/sono la storia’. Il Pianella canta in coro per te, Gianni Corsolini, duca di provincia. Ma d’altro canto, come scrisse Honoré de Balzac, ‘non c’è niente di meglio al  mondo dei selvaggi, dei contadini, della gente di provincia. Quando giungono dal Pensiero al Fatto,  ci si trova sempre di fronte a cose compiute’. A cose vere.

(la bellissima foto è tratta dalla Provincia di Como)