Zarko_PaspaljZarko Paspalj è stato a pieno merito uno dei grandi esponenti della terza grande ondata di talenti jugoslavi dopo la prima di Gergia, Cosic e Slavnic e la seconda di Kicanovic, Delibasic e Dalipagic.

Ma se l’appassionato pensa a quella terza leva viene naturale ricordare Toni Kukoc, Drazen Petrovic, Predrag Danilovic forse qualcuno si azzarda ad arrivare a Dino Radja o Vrankovic ma non tutti ricordano Paspalj. Eppure come talento puro potrebbe stare nei primi dodici all time del basket slavo, purtroppo per lui quanto ad indolenza e vizi fuori dal campo è secondo solo al già citato Mirza Delibasic.

Zarko era una delle migliori reincarnazioni della filosofia del nadmuddrivanje suparnika ovvero della goduria serba non solo nel vincere ma nell’umiliare ed irridere l’avversario con astuzie e giochetti, quel suo occhio perso ma pungente ed il suo mezzo sorriso erano sempre pronti a colpire il suo avversario diretto.

Zarko era un giocatore serbo al 100%. Ed era un dannatissimo mancino, di quelli che mandano fuori ritmo il difensore e fanno della balistica una scienza inesatta. Ma era pure veloce, bravissimo a scappare in contropiede, e coordinato. E stiamo parlando di un’ala di 2.07. Narra poi la leggenda che Paspalj non si lavava il giorno prima della partita per dare fastidio all’avversario, non siamo in grado di confermarlo ma certamente era un attaccante immarcabile.

Paspalj oggi

Paspalj oggi

Palje, il suo soprannome, nasce a Pljevlja in Montenegro, la stessa città di Boscia Tanjevic, il 27 marzo del 1966 ma a soli dieci anni si trasferisce con la famiglia a Podgorica dove comincia a giocare nelle giovanili del Buducnost. Ed il ragazzo è bravo tanto da far parte delle rappresentative giovanili della Jugoslavia ed esordire a soli 17 anni facendo così bene che il suo coach coach Cedomi Djuraskovic decide di inserirlo a pieno titolo con la prima squadra.

Nel 1986 Paspalj è praticamente ceduto al Bosna Sarajevo ma con una mossa a sorpresa il grande Dragan Kicanovic, ex super stella del Partizan ed allora direttore sportivo, lo “rapisce” e lo porta a Belgrado per inserirlo in un super gruppo che già annoverava talenti come Sasha Djordjevic, Slavisa Koprivica, Milanko Savovic e Goran Grbovic a cui vennero aggiunti quell’estate Vlade Divac, Ivo Nakic, Zeljko Obradovic ed appunto Paspalj. Sono i semi dello sbocciare di una nuova grande generazione di giocatori jugoslavi ed il Partizan presto arriva al top nel campionato slavo duellando col Cibona di Drazen Petrovic ma vincendo subito il campionato 86/87 battendo in finale la Stella Rossa che clamorosamente aveva eliminato il Cibona in semifinale. Nel 1988 al McDonald’s Open con la sua nazionale assieme a Vlade Divac incanta gli scout NBA portando a spasso Larry Bird ed i suoi Boston Celtics nei primi minuti della gara mentre nel 1989 vince la Coppa Korac battendo in finale la Wiwa Vismara Cantù, nella gara di andata Zarko è irresistibile nei primi minuti ma poi commette subito quattro falli che lo mettono fuori partita ma al ritorno ne mette 22 per coadiuvare i 30 di Divac nel trionfo dei Belgradesi (ne abbiamo parlato qui )

paspalj1L’estate successiva arriva la prima grande migrazione di giocatori europei verso la NBA assieme ai sovietici Marciulonis e Volkov e gli amici Petrovic e Divac. Zarko finisce agli Spurs e nel suo unico anno a San Antonio nasce la leggenda. Era stato Greg Popovich, di origine pure lui jugoslava ed all’epoca vice di Larry Brown, a convincere il management degli “speroni” a puntare su Paspalj e nei primi giorni della sua avventura texana il nostro eroe vive a casa di Pops che scopre che il suo giovane virgulto fuma come un turco, ben tre pacchetti di Marlboro al giorno. Ai primi allenamenti poi si presenta da coach Brown e nel suo terribile inglese gli dice “Hey coach! No defense, only offense!” e riceve come risposta “No play, only bench…” La sua stagione Americana è un disastro, gioca poco e produce solo 2.6 punti in 6 minuti di gara… lo mandano anche da un’ipnotista per farlo smettere di fumare, il risultato è meraviglioso e dopo una sola seduta si presenta sul bus con la bocca strapiena di cioccolato invece di sigarette. Durerà poco.  Dura molto invece il suo amore per la pizza, la mangia anche cinque volte alla settimana e sogna di aprire un Pizza Hut a Belgrado. Prima dei play off viene tagliato per fare posto a Mike Mitchell, in arrivo da Brescia ma nello spogliatoio di San Antonio Zarko col suo inglese biascicato e le sue stravaganze è un idolo e Terry Cummings, eccellente cantante peraltro, cambia la canzone di Zorro trasformandola in “The Mark of Zarko” in un instant classic della musica popolare che vi riproponiamo:

Onto the floor when the Spurs need to score,

Comes a forward known as Zarko,

When the game gets tight,

The opponents take flight,

When they catch the sight of Zarko,

They say from Europe he came,

To play the American game,

The Z in his name is for Zarko,

Zarko, the hoopster they all come to see

Zarko, who’s known by the sign of the Z

Quando poi i manager degli Spurs vanno a sistemare il suo appartamento abbandonato entrando scoprono che il nostro eroe vi aveva sistemato solo un letto, un tavolo da bigliardo, lasciando diversi cartoni di pizza ed una gran puzza di fumo.

paspalj04-foto-aleksandar-dimitrijevic_phMa se nella NBA è un disastro in nazionale con Toni Kukoc forma una coppia di ali troppo versatili e talentuose e la Jugoslavia vince gli Europei nel ‘89 e ‘91 (in Italia a Roma contro l’Italia battuta 88-73) ed i mondiali del ‘90 in Argentina. Lo zenith dei plavi prima della guerra e della disgregazione di quella meravigliosa generazione di campioni.

Paspalj torna per un anno al Partizan, vince la classifica dei cannonieri ma perde in finale con al Jugoplastika Spalato di Dino Radja  viene chiamato però l’anno successivo al Pireo all’Olympiacos dove migliaia di tifosi lo attendono all’aeroporto come un novello nume pagano.

L’impatto di Paspalj sul basket greco è clamoroso, probabilmente nessun giocatore straniero ha mai avuto un impatto simile ed il solo Nikos Galis, l’uomo-dio giunto dagli States per propagandare il basket nella terra di Omero, ha avuto maggiore importanza.

Ed i primi anni al Pireo sono da leggenda, nei Reds viaggia a 33.7 punti a partita in una squadra che annovera campioni come Walter Berry, Dragan Tarlac, Panagiotis Fassoulas, Giorgos Sigalas e Milan Tomic.

Nella stagione 1993-94 l’Olympiacos raggiunge per la prima volta le final four, batte in semifinale gli arcirivali del Panathinakos 77-72 con 22 punti di Paspalj ma nella finale contro lo Juventud Badalona perde 59-57, Palje segna 16 punti in una gara a basso punteggio ma sbaglia due liberi, la sua tecnica dalla lunetta è sempre stata bizzarra ma efficace, nell’ultimo minuto ed il tiro sulla sirena che avrebbe portato la gara ai supplementari. Poche settimane dopo in una gara del campionato greco farà 23 su 23 dalla lunetta…zarkoMa le cose all’interno del club biancorosso si sono fatte tese per il montenegrino e compie allora il peggiore dei tradimenti passando proprio al Panathinaikos, al primo derby in coppa di Grecia gioca una gara orrenda da 3 punti con 1-12 dal campo ed i tifosi dei Reds lo sotterrano di insulti, fischi ed altro, come risposta Paspalj segna tre triple nel primo minuto del successivo derby in campionato.

Col Pana però il gioco di Paspalj conferma di esser in fase calante, le sue percentuali di tiro già nella stagione precedente coi Reds erano in calo, le percentuali dalla lunetta, forse anche inconsciamente per il fatale 0-2 della finale di Eurolega, scendono sotto il 50% e Zarko decide di cambiare lo stile di tiro ma anche il tiro dalla distanza diventa una rarità.

Segna 19 punti a partita ma il Pana fallisce tutti i suoi obbiettivi perdendo proprio con l’Olympiacos attirandosi le ire pure del Gate 13  con entrambe le tifoserie, per una volta unite, contro di lui agli Europei di Atene l’estate successiva.

Passa poi al Panionios, al Racing Parigi e torna all’Aris Salonicco in Grecia ma ormai è in caduta libera, trascinato in basso dai suoi vizi e dagli infortuni.

La sua ultima chance è alla Virtus Bologna nel 1998 dove arriva tra mille speranze ma viaggia a 5.4 punti e 3.7 rimbalzi e viene cacciato da un esasperato Messina che dichiara: “Lo confesso, sono molto preoccupato. In questa situazione di emergenza, con tanti acciacchi e malanni che a turno hanno colpito quasi tutto l’organico, sarebbe importante che Paspalj desse qualche segno di vita, se non sotto l’aspetto tecnico almeno nell’atteggiamento. E invece è il primo a scoraggiarsi, non reagisce e anche per noi diventa più difficile sostenerlo e aiutarlo in campo. In passato, alcuni stranieri discussi, paspaljcome Bill Wennington e Joe Binion, avevano sopperito con la disponibilità mentale alle loro lacune tecniche e di forma, riuscendo alla fine a salvare il posto. Invece Paspalj non si scuote, non dà segnali in questo senso” qualche giorno prima del suo taglio…

Ad appena 32 anni la sua carriera è finita.

Nel marzo del 2001, a soli 35 anni, Zarko ha il primo dei suoi tre infarti a causa dei quai deve sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico. Ma non smette di fumare… ha solo un po’ ridotto il numero di sigarette. Diventa Team Manager della nazionale del Montenegro ma nel 2005 si dimette, investe invece parte dei soldi guadagnati nella sua carriera in un Aqua Park che doveva sorgere a New Belgrado ma che viene poi costruito a Novi Sad, nel 2007 esce da questo business e decide di stare più vicino alla sua famiglia entrando nel frattempo nel comitato olimpico serbo, sempre con una sigaretta in bocca e quel mezzo sorriso beffardo.

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Ed ora godiamoci Paspalj e Divac alle prese coi Boston Celtics al Mc Donald’s Open