Questa è la storia di due grandi pistoleri e della loro sfida del 13 dicembre 1983 che finì nella storia della NBA, questa è la storia di Kiki Vandeweghe e Kelly Tripucka.

Vandeweghe a UCLA

Vandeweghe a UCLA

Ernest Maurice “Kiki” Vandeweghe III, un nome che è tutto un programma, nasce a Wiesbaden in Germania figlio del canadese Ernie Vandeweghe ex stella dei New York Knicks negli anni ’50 e di Coleen Hutchins miss America del 1952 con un fratello, Melvin, pure lui ex giocatore NBA e quattro volte All Star fra Milwaukee, Fort Wayne (i nonni dei Pistons attuali) e NYK. Papà Ernie mentre giocava nei Knicks aveva pure trovato il tempo di laurearsi in medicina ed una volta ritiratosi dalla NBA diventa medico della Air Force e viene mandato alla base aerea di Wiesbaden dove nasce Kiki. Insomma con tali cromosomi Kiki non può che diventare bello… e giocatore di basket ed una volta rientrato in patria viene reclutato da UCLA dove con Larry Brown in panchina perde la finale del Torneo NCAA del 1980 contro Louisville.

Viene allora draftato dalla NBA con la 11esima chiamata dai Dallas Mavericks ma si rifiuta di giocare in Texas, ancora oggi viene sonoramente fischiato dai tifosi dei Mavs, e chiede di essere scambiato ai Denver Nuggetts dove subito si mette in mostra come tremendo realizzatore e finissimo tiratore perfezionando il Jab Step ovvero un movimento di finta con la gamba non implicata col piede perno spesso combinato a pump fake per testare la difesa e colpirla con un tiro dalla distanza o una penetrazione appena il difensore cade nella finta. Lo fa talmente bene che col passare degli anni questo movimento è diventato il Kiki Move.

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papà Frank Tripucka

Anche Kelly Tripucka è geneticamente superiore. Suo papà Frank, di origini polacche, è una stella del football americano, per due anni quarterback titolare dei mitici Fightin’Irish di Notre Dame imbattuti nel 1949 ed in seguito dei Denver Broncos nella AFL dove la sua maglia numero 18 è stata ritirata tanto che Peyton Manning ha dovuto chiedere il suo permesso per poterla indossare. Uno dei suoi sette figli, tutti talentuosi per gli sport, è appunto Kelly che però si dedica al basket e naturalmente finisce a Notre Dame sotto le mani di Digger Phelps portando per quattro anni di fila i Fightin’Irish al Torneo NCAA e risultando il loro miglior realizzatore dal suo anno da sophomore in poi.

Con la scelta numero 12 giunge nella NBA ai Detroit Pistons dove ritrova il suo compagno al college Bill Laimbeer e già nell’anno da rookie viaggia ad oltre 21 punti di media, soprattutto grazie al suo micidiale tiro dalla media, e viene convocato per l’All Star Game. Meglio ancora poi il suo secondo anno fra i pro dove vola a 26.5 punti (il suo top in carriera).

la sede della sfida leggendaria

la sede della sfida leggendaria

Arriviamo così alla sfida tra questi due pistoleri micidiali, la location è la McNichols Arena di Denver ed i Nuggets arrivano da quattro sconfitte consecutive dopo una buona partenza grazie alla run and gun di coach Doug Moe, ex giocatore pure del Petrarca Padova ed uno dei miglior americani mai visti in Italia, che professa pochi schemi e ritmi altissimi con tiri rapidi tanto che i suoi Nuggetts sono la squadre più prolifica della NBA con 123.7 di media… e pure una delle squadre con la difesa peggiore di sempre… mentre i Pistons sono ancora ben lontani dalla fase dei Bad  Boys, che nasceranno a fine decennio, ed amano pure loro correre e fare canestro guidati da Isiah Thomas.

Davanti a 9655 fortunati spettatori il primo tempo finisce 74-74 preludio di un equilibrio che continuerà quasi all’infinito, i Pistons si prendono un vantaggio di cinque punti ma vengono superati ed a pochi secondi dalla fine dei tempi regolamentari sono sotto di tre. Bill Laimbeer subisce fallo: segna il primo libero e sbaglia intenzionalmente il secondo, Isiah Thomas sbuca dal nulla e strappa il rimbalzo offensivo segnando il canestro del 145-145 con cui si va ai supplementari. Si andrà avanti per tre supplementari sino a quando Detroit sale a più cinque e l’inutile tripla del futuro canturino Richard Anderson sulla sirena fissa il risultato sul 186-184 per i Pistons.

370 punti totali, record inarrivabile per gli standard della NBA di oggi. Nella storia per sempre.

Vandeweghe_Mavs8184_200Kiki Vandeweghe in questa incredibile partita segna 51 punti con 21 su 29 dal campo seguito da Alex English con 47 mentre Kelly Tripucka ne mette 35 con 14 su 25 superato dai 47 di Isiah Thomas e dai 41 di John Long.

La carriera dei nostri due eroi continua senza però mai vincere il titolo NBA. Kiki gioca poi a Portland, New York (like daddy) e LA Clippers mentre Kelly si perde la fase da Bad Boy, a cui è comunque poco adatto, finendo nello scambio che porta Adrian Dantley a Detroit e Tripucka a Utah, due anni negativi per lui viaggiando sotto i 10 di media con grandi problemi con coach Frank Layden e con Karl Malone, per poi chiudere la carriera a Charlotte scelto dagli Hornets nel draft di espansione. Quando poi Layden si dimette Karl Malone lo onora scrivendo FRANK sulla sue scarpe… il giorno dopo Tripucka gli risponde con la scritta DICK

ktripucka_300_111013Il primo si ritira nel 1993, il secondo nel 1992 dopo un’esperienza in Francia al Limoges.

Vandeweghe diventa general manager dei Denver Nuggetts nel 2001 sino al 2006, poi dopo un anno da analista alla ESPN viene assunto come assistente di Rod Thorn ai Nets, nel 2009 è coach ad interim dei Nets al posto di Lawrence Frank e viene confermato come head coach la stagione seguente ma dopo una stagione disastrosa non viene confermato dal nuovo owner Mikhail Prokhorov. Sua nipote Coco Vandeweghe è una tennista professionista.

Tripucka fa il commentatore per la tv dei Detroit Pistons per otto anni poi passa alla radio dei New Jersey Nets, poi alla loro televisione per arrivare infine alla tv dei Knicks, ha un figlio Travis che gioca a football nei New York Jets come long snapper ed un altro di nome Jake che gioca come centrocampista a Lacrosse nei Charlotte Hounds.

La genetica non mente.