Bonaccorsi in un derby contro la Libertas

Bonaccorsi in un derby contro la Libertas

Ci perdoni Juan Carlos Navarro, ma la prima bomba della pallacanestro in Europa scoppiò in Italia e precisamente a Livorno, dove Claudio Bonaccorsi crebbe in una famiglia molto unita anche nella passione per il basket e dopo che suo babbo ed il fratello maggiore non riuscirono ad avere quella carriera che sognavano toccò a Claudio, classe 1966, ad arrivare a soli 17 anni in Serie A nelle file della Pallacanestro Livorno.

Oggi le squadre della città della costa toscana languono nelle serie minori, ma negli anni ’80 ci fu il boom trascinato dall’enorme rivalità fra la Pallacanestro Livorno, la più rustica delle due rivali, e la Libertas decisamente più upper class. Rivalità esplosa nei derby in serie B al Palazzone e poi in A2, ma che ebbe il suo culmine quando entrambe le formazioni giunsero in serie A. Derby ricchi di grandi personaggi e campioni. Se nell’EnichemLibertas giocavano campioni come Alessandro Fantozzi, Andrea Forti, Alberto Tonut, Flavio Carera e americani come Wendell Alexis e Joe Binion, nella Pallacanestro targata Allibert oltre a Sandro Dell’agnello vi erano i mitici Elvis Banana Rolle, centro delle Bahamas visto alla Virtus Bologna tanto sgraziato quanto efficace a rimbalzo tanto da chiudere in doppia cifra la sua media rimbalzo in carriera, e lo splendido Rafael Addison, ala piccola da Syracuse dalle labbra pendenti, dalle movenze feline e dalla mano magica che nelle sue quattro stagioni livornesi ha sempre viaggiato abbondantemente oltre i 25 di media.

Elvis e Raf erano la coppia perfetta, lo yin e lo yang del basket… s’ integravano alla perfezione forza potenza e grinta uno, talento intelligenza tattica e disponibilità l’altro” ci ricorda Bonaccorsi, che nel frattempo si era preso gradualmente il posto di play titolare e che era stato rinominato Bomba dai suoi tifosi per il gioco spumeggiante, folle e le sue triple spesso scoccate in transizione e da distanze notevoli. Alla fine della stagione ’88/’89 la Pielle retrocede in A2 e non tornerà mai più in serie A, ma i tifosi Piellini hanno ancora una beffarda soddisfazione: “Nella famosa gara 5 dell’89, dopo che Forti segnò il canestro sulla sirena nella finale contro Milano, inizialmente lo scudetto per mezz’ora fu nelle mani dei libertassini che invasero città piazze e marciapiedi con caroselli inneggianti al primo scudetto della storia. Poi, quando invece cominciò a spargersi la notizia che il canestro di Forti era fuori tempo limite per cui invalidato e si riconsegnava di diritto il tricolore a Meneghin e compagni, repentinamente da lì ai 5 minuti successivi la tifoseria piellina scese in piazza per sbeffeggiare i libertassini, fantastico!” ricorda ancora con gusto Claudio.

le sua battaglie contro Alessandro Fantozzi

le sua battaglie contro Alessandro Fantozzi

Fu l’ultima soddisfazione poiché da lì a pochi anni le due squadre si unirono in una disastrosa fusione voluta dal professor Querci, che immalinconisce ancora i tifosi livornesi, e nel 1995 la pallacanestro di vertice sparì dalla città labronica, nonostante uno splendido e nuovo palazzetto, prima di una breve apparizione del Don Bosco Livorno che ballò fra i professionisti per sette anni, il Bomba nel frattempo aveva cominciato la sua diaspora in giro per l’Italia fra Brescia, Forlì, Caserta, Roma, Montecatini, Pesaro ed infine Roseto (dove è tuttora amatissimo).

Ogni anno si caratterizzava di momenti bellissimi e a volte anche brutti ma è normale….se c’è una cosa che amo raccontare se sono ad una cena tra amici è di quando nel campionato ’93/’94 con la canotta di Caserta andammo ad espugnare Piazzale Azzarrita della Virtus campione d’Italia di Danilovic e Livingston. Ovviamente  arrivammo da Caserta la sera precedente l’incontro. Di solito dividevo la camera con Shackleford, circa alla mezzanotte Shack inizia a cambiarsi e mi prega di fare altrettanto perché la vita notturna bolognese del sabato non poteva non essere presa in considerazione da noi che arrivavamo da Caserta, per cui:  “c’mon Bomba, let’s go out!”… E io dopo un dubbio durato circa 4 secondi mi lascio convincere… E via, a tutta vita nella movida notturna emiliana. L’infelice decisione ci (mi) costa che al rientro il gm dell’epoca (il buon Giancarlo Sarti) alle 5 fosse “casualmente” sveglio ad aspettarci sui divani della hall del Jolly Hotel: “voi (Evric Gray e Shackleford) andate pure in camera….tu aspetti sotto un attimo…” ovviamente avevo capito che da lì a lunedì la mia carriera si sarebbe conclusa. Sarti mi disse solo che era solo colpa mia e che dopo la partita l’avrei scontata.. .il giorno dopo l’inizio in campo non fu decisamente uno dei migliori ma dopo una breve impasse (e panico assoluto) iniziale, iniziai a prendere (in)coscienza e alla fine ne misi 31 con canestro finale della vittoria nientepopodimenoche sulla faccia di Sua Maestà Sasha Danilovic. Sarti non è riuscito più a rivolgermi la parola per una settimana e l’argomento non fu mai più toccato…”

in uno contro uno con... Larry Wright

in uno contro uno con… Larry Wright

Nel 1998 sembra chiudersi la sua carriera da professionista ma Bonaccorsi continua a bombardare nelle minors, viene però richiamato da Roseto in serie A a 37 anni dove gioca la sua 500esima partita nella massima serie. Si ferma definitivamente 5 anni dopo. Per 25 anni ha bombardato le retine di tutta Italia da Trieste a Cefalù, sempre a testa alta con personalità e spavalderia “Invece i giovani di oggi, anche per via dei regolamenti non devono faticare troppo per guadagnarsi un posto nei roster di prima squadra e quindi oltre a creare danni psicologici a questi ragazzi, che si credono arrivati senza aver fatto nessuna esperienza e aver avuto particolari meriti, si ritrovano ad affrontare campionati di cui non sono all’altezza e quindi con le normali conseguenze che poi ricadono sulla personalità di questi riducendone l’autostima… e poi ci devono pensare babbo e mamma a farne degli uomini e non dei robottini”.

Un personaggio di carattere che la pallacanestro italiana non dovrebbe perdere. “Mi sono ritrovato non so come e perché nel mondo dell’abbigliamento e, dopo aver avuto un paio di negozi,  adesso lavoro come una sorta di buyer per alcuni grossi stockisti. Alleno nelle minors ma il mio sogno sarebbe rientrare nel basket e precisamente magari in Abruzzo, in Puglia o in Toscana con una mansione adatta alle mie caratteristiche a seconda della bisogna” 

Carlo Perotti