Boswell al tiro in finale (foto archivio privato famiglia Allievi)

Boswell al tiro in finale (foto archivio privato famiglia Allievi)

“La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste… e come niente sparisce” Roger “Verbal” Kint alias Keyser Söze

Ci permettiamo di scomodare il grande Keyser Söze del film “I Soliti Sospetti” ma siamo persi come Chazz Palminteri nei panni dell’agente Kujan e nonostante tutti i nostri tentativi non sappiamo se Tom Boswell è ancora vivo ed è un pacioso sessantunenne, se è in galera o se è morto. Sappiamo solo che nel 2006 ha firmato un autografo su una figurina ad un fan dei Celtics. Ma sappiamo che nei suoi brevi mesi in Italia ha, a modo suo, cambiato il basket italiano, ha trascinato Cantù ad uno scudetto ed una coppa delle coppe ed ha fatto ammattire il povero Lello Morbelli, il general manager che con eleganza e pazienza cardinalizia guidava la Squibb di inizio anni ‘80.

Era il secondo anno a Cantù di Valerio Bianchini ed il Vate di Torre Pallavicina sceglie Terry Stotts per sostituire Wayne “Helicopter” Smith ma Stotts, un rookie appena uscito da Oklahoma, non lo convince “Era un grande tiratore ed un bravissimo ragazzo ma difendeva poco e non dava sostanza sotto canestro” ricorda Bianchini ed in quei giorni si libera dalla NBA Tom Boswell dopo un furioso litigio con il vice di Tom Nissalke, suo allenatore agli Utah Jazz, che l’iracondo Tom stende con un destro. Il coach di Cantù decide allora di portare in Brianza questa ala di 2.06 dal talento proporzionale ai problemi che si porta dietro.

Nato e cresciuto nel ghetto di Montgomery in Alabama, viene reclutato da coach Ben Jove a South Carolina State e quando il suo allenatore prende il posto di assistente allenatore ai Gamecocks di South Carolina lo segue. USC è uno squadrone. Sotto il mitico Frank McGuire si trova a giocare con campioni come Alex English e Mike Dunleavy ma il suo rapporto con English è difficile, Boswell entra presto in conflitto con la stella della squadra e la stagione, nonostante il carico di talento presente, è deludente con un record di 19 vinte e 9 perse ed un invito al NIT.

Boswell nei Celtics

Boswell nei Celtics

Ma il talento di Boswell è chiaro ed i Boston Celtics lo chiamano al primo giro con il numero 17 convinti di farne in qualche stagione un giocatore importante “Questo ragazzo ha più talento di chiunque in questa squadra ed è forte quanto Paul Silas, forse persino di più” dichiara coach Tom HeinsohnSinora il gioco è stato facile per lui ma può diventare un grande”. Ma il carattere bizzarro non lo aiuta e nel suo anno da rookie gioca meno di 8 minuti per gara statistiche che calano nei play off con i C’s che vincono il titolo NBA contro i Phoenix Suns trascinati da Dave Cowens, Jo Jo White, Charlie Scott (il primo nero ad aver giocato a North Carolina) e John Havlicek. Gioca altre due stagioni a Boston prima di passare a Denver e poi a Utah dove viaggia oltre gli 11 punti a gara. Poi il litigio e la chiamata a Cantù.

Era la prima volta che in Italia che si tagliava un giocatore straniero per ragioni tecniche e non per infortunio ed Aldo Allievi decide che l’affare va trattato con la dovuta discrezione anche perché il povero Stotts non sa ancora nulla. Boswell arriva di venerdì e viene nascosto in un hotel a Como visto che la domenica il biondo tiratore deve giocare la sua ultima gara. Tom si insedia in albergo e combina così tanto baccano che dall’hotel chiamano in sede intimando di portarlo via al più presto, si presenta poi in tribuna alla partita di domenica, oramai sui giornali l’affare è bruciato e Stotts gioca pure una gran partita da 28 punti.

boswellMa Bianchini è deciso, vince le remore di Aldo Allievi e firma Boswell. Alla prima partita di allenamento, organizzata per fargli vedere gli schemi, contro la Reyer Venezia che giocava in A2 Boswell scopre che Spencer Haywood, ex stella NBA, guadagna più di lui e decide di entrare in sciopero. Morbelli supera però tenacemente la prima crisi diplomatica e l’ala esordisce in campionato mostrando il suo talento: era un grandissimo atleta, un difensore clamoroso quando stimolato dall’avversario giusto, sapeva anche essere un regista aggiunto ed era perfetto in coppia con un centro tecnico e roccioso come Bruce Flowers.

Fuori dal campo Boswell è invece un disastro. La moglie ha seri problemi di droga ed i pusher cominciano presto a ronzargli intorno e fa strani  viaggi nella vicina svizzera. Bianchini lo fa allenare sempre separato con gli juniores per evitare che gli allenamenti degenerino in risse ma la squadra decolla. Letteralmente e comincia a recuperare terreno sul Billy Milano mentre Varese vola solitaria in vetta.

Nel bel mezzo della stagione capita che il nostro Boswell si presenta agli allenamenti senza gli indumenti da gioco e con una bella torta. Ha deciso di tornare in America nella NBA da dove sono arrivate sedicenti offerte. Bianchini gli fa notare che per regolamento chi ha firmato in Europa non può tornare nella NBA sino al termine della stagione ma Boswell non ne vuole sentire e si infuria. Morbelli lo convoca nel suo ufficio all’interno del Pianella e prova a spiegargli la situazione. Sul campo invece ci si allena senza mai palleggiare. C’è bisogno di silenzio perché il custode del Pianella ha l’orecchio appoggiato alla porta pronto a far intervenire la squadra se il general manager comincia a chiedere aiuto. Superato anche il secondo grave incidente diplomatico la stagione può ripartire e la Squibb batte il Barcellona 86-82 vincendo la sua quarta Coppa delle Coppe.

La Squibb Cantù campione d'Italia

La Squibb Cantù campione d’Italia

Arrivano i play off e Cantù trova in semifinale il Billy Milano di Dan Peterson mentre la Sinudyne Bologna affronta la favorita Varese senza il suo Duca Nero Jim McMillian. Mentre la Virtus compie un’impresa eliminando i varesini della Turisanda vincendo di misura entrambe le partite, la Squibb parte bene battendo a Milano il Billy ma perde la seconda in casa tanto da indurre alla fuga Bianchini “Ero arrabbiato ed evitai la conferenza stampa di fine gara scappando per i campi dietro al Pianella per non farmi vedere dai tifosi inferociti abbandonando là la macchina” ricorda Bianchini. Ma l’impresa da leggenda avviene in gara tre quando Cantù vince al Palazzone di San Siro dopo due supplementari con un canestro decisivo di Cattini nel finale, una prestazione clamorosa del 19enne Antonello Riva  ed un Boswell adeguatamente stimolato dalla sfida con l’ex NBA John Gianelli.

In finale Cantù è nettamente favorita, vince gara 1 di quasi 30 punti ed il centro brasiliano Marquinho si fa male lasciando la Virtus senza stranieri tanto che per gara due persino Aldo Allievi, di solito scaramantico, decide di prenotare a Modena il ristorante per festeggiare lo scudetto dopo gara 2 dove invece vince la Sinudyne 85-79 trascinata da Villalta, Cantamessi, Bonamico e Generali.

Per gara tre il Sciur Aldo non prenota nessun ristorante.

Cantù va in campo il 25 Aprile del 1981 cattiva e decisa vincendo 93-83 portando al popolo del Pianella il suo terzo scudetto.  A fine partita non ci sono ristoranti liberi in tutta Cantù e la squadra vaga per la Brianza alla ricerca di un luogo dove festeggiare ma è Campione d’Italia e Tom Boswell è colui che ha girato come un calzino la squadra. Chiude la stagione con 15.1 punti a partita, 9.1 rimbalzi ed il 50% dal campo ma anche con la straordinaria cattiveria di decidere le gare chiavi con giocate decisive.

Riconfermare un giocatore così problematico è però una follia. Al suo posto arriva CJ Kupec e con l’uomo delle Bombe K la Squibb vince la sua prima Coppa dei Campioni. Boswell torna in America ma ha già finito i soldi, la sua padrona di casa va a chiedergli dei mancati pagamenti dell’affitto e lui per risposta le mostra una pistola. Si fa due anni di galera. Poi esce e torna nella NBA nel 1983, di nuovo a Salt Lake City dove non allena più Nissalke. Gioca solo 39 gare con meno di 2 punti a gara. Finito.

la figurina autografata

la figurina autografata

Sparisce

Nel vuoto

Dopo oltre vent’anni nel 2006 firma una sua figurina. Ricompare come Keyser Söze. E sparisce di nuovo…

Addio Tom, a Cantù si ricordano ancora di te.

Anche in Svizzera, probabilmente…

Carlo Perotti

Ed ora il filmato (lingua spagnola) della Finale di Coppa delle Coppe 1981, un cimelio.

LEGGI LE PUNTATE PRECEDENTI DEI “FORGOTTEN SONS”

Potete ascoltare l’incipit dell’articolo, letto dall’autore, su Tripla Doppia in onda il martedi sera su BM Radio dalle 21.00