Il Prof. Maurizio Mondoni

Il C.O.N.I.

 

Il C.O.N.I. ultimamente si è prefisso, dopo un’attenta analisi dello stato disagevole dello sport italiano (nonostante le continue medaglie vinte ai Giochi Olimpici, ai campionati europei e mondiali) a livello giovanile, di predisporre una serie di iniziative a favore della corretta diffusione dello sport tra i giovani. Ha lanciato, oltre ai Giochi Sportivi Studenteschi, il Gioco-sport e i Giochi della Gioventù, per fornire la possibilità a chi non pratica attività sportiva di avvicinarsi allo sport in modo corretto e senza traumi.

 

Le Università

 

Le Università con le Facoltà di Scienze Motorie e dello Sport e con i corsi di laurea in Scienze Motorie e dello Sport preparano le nuove leve, i futuri Insegnanti, Istruttori e Allenatori alla difficile professione di “coaching” (insegnare ad insegnare).

Dovrebbero essere più attente ad insegnare agli allievi ad allenare, a comunicare, ad approfondire i concetti più importanti della fisiologia e della biomeccanica dei movimenti e dei gesti sportivi.

 

Il Ministero della Pubblica Istruzione

 

Il Ministero sta cercando di riordinare i cicli scolastici, ha rifatto i programmi di Scienze Motorie e dello Sport della Scuola Primaria, ma i programmi della Scuola Secondaria sono obsoleti e non aderenti alla realtà. Le ore scolastiche dedicate al movimento e all’avviamento sportivo sono sempre troppo poche, nonostante le ultime innovazioni in tal senso (progetti e attività motorie sperimentali nella Scuola Primaria, Giocosport e Giochi della Gioventù).

Le Federazioni Sportive Nazionali

 

 

Le F.S.N. spesso disattendono alle istanze dei pediatri, dei fisiologi, dei pedagogisti e abbassano sempre di più le età di pratica agonistica.

Ai corsi di formazione per Istruttori e Allenatori dovrebbe essere dedicato più spazio alla metodologia dell’insegnamento e dell’allenamento (insegnare ad allenare) e non solo trattare la tecnica. Durante le lezioni (teoriche e pratiche) dovrebbe essere riservato più spazio a come si deve correggere l’errore motorio e tecnico, a come comunicare con gli atleti e ad utilizzare i feedback ed infine  a come gestire il talento.

 

Inizio dell’attività motoria e sportiva

 

Si può iniziare l’attività motoria e sportiva in età precoce, ma ciò non significa avviare una specializzazione precoce e un allenamento finalizzato ad acquisire velocemente tecniche esecutive  raffinate, aumentando il numero degli allenamenti.

A questo proposito, c’è da fare una puntualizzazione relativamente all’età, distinguendo l’età biologica (o scheletrica) e l’età cronologica.

Facendo riferimento alla prima, si devono evitare errori di metodologia di insegnamento e di allenamento, derivanti dal considerare alla stessa stregua due soggetti di uguale età cronologica, ma con caratteristiche morfo-funzionali differenti, stante il diverso momento evolutivo (differente età biologica).

Per molti Istruttori a livello giovanile è molto importante conoscere se sia possibile riconoscere subito in un giovanissimo atleta inclinazioni verso una particolare disciplina sportiva ed avviarlo ad essa.

Esiste a questo scopo, una naturale tendenza a riconoscere particolari doti solo nei soggetti che ottengono subito risultati tecnici notevoli in età precoce.

C’è da chiedersi se sia giusto che ciò avvenga nelle prime fasce d’età, oppure se non sia pedagogicamente corretto, porre una maggiore attenzione all’evolversi delle caratteristiche fisiche, motorie, psichiche e cognitive nel corso dei successivi anni e considerare solo dopo il grado di padronanza tecnica (quando e come insegnarlo), come “ruolo prevalente” dell’individuazione del talento.

 

Differenza tra l’avviamento precoce all’attività motoria e sportiva e la specializzazione precoce.

 

Gli Educatori, gli Insegnanti, gli Istruttori e gli Allenatori devono fare in modo che i giovanissimi atleti provino (senza essere costretti) ogni sorta di disciplina sportiva (prima quelle individuali e solo successivamente quelle collettive), per poi scegliere da soli la disciplina sportiva che meglio risponde alle loro esigenze motorie, cognitive e sociali.

Un lavoro multilaterale, ricco di varianti, consente di consolidare e stabilizzare le strutture fondamentali dei movimenti e dei gesti motori e contemporaneamente permette di mantenerli flessibili e modificabili nei dettagli.

 

La ricerca del talento

 

Da anni le problematiche relative all’individuazione  e alla ricerca del talento sportivo, sono al centro di discussioni di Allenatori, Istruttori, Pediatri, Medici, Psicologi, Sociologi, Ricercatori, Fisiologi, CONI e Federazioni Sportive Nazionali.

Sulla ricerca del talento sono stati investiti denaro, tempo, risorse umane e finanziarie, sia per identificare ed assistere il talento, che per realizzare attività di ricerca per avere la possibilità di “scovare” talenti utili all’eccellenza sportiva (differenza tra discipline individuali e di squadra).

Oggi molte Federazioni Sportive (specialmente quelle che si dedicano alle discipline individuali) stanno impostando piani relativi alle procedure e alle strategie di ricerca e sostegno del talento, trascurando, a volte, il lavoro di base (bagaglio motorio ampio su cui costruire successivamente, per poi insegnare la tecnica esecutiva). E’ molto importante attendere i “talenti tardivi” e quindi bisogna avere pazienza e buon senso.

 

Perché?

 

Perché sono aumentati i casi di abbandono (specie nelle discipline individuali), anche da parte di atleti ai quali era stata pronosticata una fulgida carriera.

 

 

 

 

 

Perché un giovane abbandona l’attività sportiva?

 

Perché:

 

–  è insoddisfatto del suo Istruttore;

–  perché non si diverte più;

–  perché non raggiunge i risultati sperati;

–  perché non vince più;

–  perché ad allenarsi si fa fatica;

–  perché non ha più motivazioni.

 

Per fare in modo che l’abbandono diminuisca, bisogna recuperare anche un corretto concetto di agonismo, per evitare di creare dei falsi campioni in età giovanile.

 

Alla ricerca del campione

 

Non è abbassando l’età dei praticanti (con tesseramento conseguente) che si ottengono i risultati: questa è una grossa colpa delle F.S.N. che continuamente abbassa l’età.

Nel nostro Paese, in passato, ma anche oggi a volte, si va alla ricerca del talento subito (“caccia al campione”), indirizzata verso le fasce d’età sempre più precoci e condotta, a volte, da Istruttori ed Allenatori incapaci ed impreparati, che utilizzano metodologie di insegnamento e di allenamento non particolarmente avanzate dal punto di vista scientifico.

 

Le polemiche

 

Le polemiche anche accese sorte tra i pediatri che attribuivano all’agonismo precoce la responsabilità di possibili danni e i medici dello sport che negavano questa eventualità, si sono col tempo attenuate, anche in virtù di un migliore approccio scientifico-sperimentale alla problematica.

Oggi tutti gli studiosi, dal pediatra all’auxologo, dallo psicologo al medico dello sport, concordano non solo dell’innocuità, anche nei giovanissimi, di un’attività sportiva correttamente praticata e ottimamente condotta, ma anche su un suo effetto favorevole sullo sviluppo psico-fisico.

I tanti dubbi riguardanti l’apparato cardio-circolatorio sono stati fugati, dopo anni di esperienze, dalla contestazione che un’attività motoria e sportiva in un “cuore sano”, iniziata precocemente, non solo non produce danni, ma migliora addirittura la capacità di prestazione.

Perché ciò avvenga, è indispensabile che il giovane praticante sia seguito costantemente da Istruttori preparati e da un medico dello sport, che con la loro competenza dovranno verificare “in itinere” gli effetti prodotti dall’allenamento.