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Allenatore e musicista. Pick and Rock ospita Gigio Gresta, coach dalla vena cantautorale che quando ha qualcosa da dire… canta!

Le polemiche fioccano come le nespole. E se sei un fan dell’immenso Aldo Biscardi sai bene cosa significa. Sai che più di una frase a effetto si tratta di un dogma, di un assioma, di un principio fondamentale, di una verità rivelata, di una certezza. Perché la polemica è il sale della vita, perché tira più un pelo di polemica che un carro di buoi. Nemmeno noi iscritti al club della palla a spicchi potremmo mai farne a meno e se solo avessimo la possibilità di stilare l’elenco di tutte le discussioni animate che si sono succedute dai tempi di Nino Calebotta ai giorni nostri, non la finiremmo più. Perché anche tra le nostre lande si litiga, si fa la voce grossa, ci si scambia gelati al veleno. E ognuno reagisce come può: replicando a brutto muso, restando indifferente, oppure scrivendo una canzone. Già, c’è pure chi se la cava in questo modo qua.

La grinta di Gigio Gresta

La grinta di Gigio Gresta

Ma riavvolgiamo il nastro e facciamo mente locale. Campionato di serie A 2012/2013, la Vanoli perde, di brutto, in casa con Milano: è la sesta sconfitta in otto partite. Attilio Caja è esonerato, il club di piazzale Lanzini decide di sostituirlo con l’assistente Luigi “Gigio” Gresta. E sin qui nulla di strano, tranne per un particolare: Caja se ne va su Sky Sport e attacca a testa bassa, in primis la società che lo ha scaricato poi il suo ex vice: “L’acquisto più inutile è stato quello di Gresta. L’ineffabile Gresta. La replica dell’interessato è soft ma non troppo: “Non mi aspettavo queste parole perché nel lavoro quotidiano ho avuto completa fedeltà. Siamo persone diverse, se lui la pensa così continuerò a stimarlo solo come tecnico”. Risposta dal retrogusto acido, ma è solo la prova generale di quello che accadrà da lì a poco.
Per farla breve: Gresta vince undici delle ventidue partite che rimangono da giocare e Cremona rimane in massima serie. Una salvezza da festeggiare come si deve. 8 maggio 2013, dirigenza, squadra e staff si danno appuntamento all’Agriturismo del Cortese di Soncino: si mangia, si beve, si suona e si canta con i “Pooi”, band estemporanea con il Gigio alla voce. L’ultima canzone in scaletta si intitola “Ineffabile” (sotto il video pubblicato su La Provincia di Cremona), indovinate di cosa parla e a chi è dedicata. “Guardami negli occhi, sono l’ineffabile, puoi salutarmi tanto non mi sento inutile. Non voglio più lacrime nel mio giardino ma il mio sorriso da condividere con voi”. Il succo del testo è tutto in queste poche parole: la replica definitiva a Caja.


Quella sera tutti scoprono l’alter ego del Gresta coach, uno che lavora in palestra e poi, finiti i compiti a casa, scrive canzoni. Gigio è di Pesaro, lì di basket e musica si mastica da una vita. Lui suona chitarra e tastiera sin da ragazzino, un giorno fa un provino per entrare in un gruppo ma pochi minuti prima aveva finito di allenare e al momento di avvicinarsi al microfono scopre di non avere più voce! Buon per lui, anche se la passione per la musica non scema, anzi. “Se sono in auto, o a passeggio – confida a DailyBasket – e mi viene in mente una melodia prendo l’Iphone e la registro con il classico ‘nanananana’, come quando si canticchia una canzone della quale si ignora il testo. Il mio telefonino è pieno di ‘nanananana’, spero che nessuno se ne impossessi o lo sputtanamento sarebbe immediato! Poi, una volta a casa, mi metto al piano o prendo la chitarra e traduco il ‘nanana’ in accordi e note. Quando il tutto prende corpo metto giù le parole, per le quali, però, ci vuole l’ispirazione, qualcosa che le possa spingere, farle uscire fuori. Per una delle ultime mie creazioni, ‘Passeggiata in centro‘, mi è capitato di scegliere parole e musica contemporaneamente.

Gresta in cima al Torrazzo in cerca di ispirazione

Gresta in cima al Torrazzo in cerca di ispirazione

La scrissi all’indomani del mio esonero da Cremona. Non ero mai salito sul Torrazzo, la splendida torre campanaria. del Duomo. Era un nebbioso pomeriggio di dicembre, uscii di casa con la chitarra e salii i tanti gradini, una volta in cima (ero solo, quindi nessuno poteva prendermi per pazzo), cominciai a scrivere e suonare. L’atmosfera era stranissima e malinconica, si percepiva il suono dei violini dei tanti liutai della città. Una volta a casa la suonai con il pianoforte, lo strumento più adeguato a esprimere la mia tristezza. La cosa buffa fu che, attraverso Facebook, un amico-tifoso cremonese, Gabriele, contribuì ad aggiustare il testo. Fu divertente”.

Di pezzi Gresta ne ha scritte un trentina, alcune si trovano ancora in fase embrionale, altre sono già belle e pronte per la bisogna. “Ho scritto dopo i successi e dopo gli esoneri – continua il tecnico marchigiano – oppure ispirandomi al rapporto con i colleghi. Una buona metà delle volte l’ispirazione arriva dal lavoro, però quasi mai ho fatto riferimento al basket, preferisco occuparmi delle emozioni che mi hanno lasciato determinati eventi, incontri o persone. E cerco di tenere il più possibile musica e lavoro separati, festa finale della Vanoli di due anni fa a parte. Ancora mi chiedo se feci bene o no, purtroppo nel mio ambiente ogni cosa può essere vista con ammirazione o sdegno. Un esempio: i giocatori di Team USA, durante una giornata di riposo nell’ultimo mondiale in Spagna, si sono divertiti in svariati modi, alcuni di loro con le moto d’acqua, altri a passeggio in centro. Con il benestare di coach K. Alla fine hanno vinto e quelle ore di relax sono state giudicate quasi all’unanimità come utili per rompere la routine e togliere pressione. Avessero perso, coach K sarebbe stato crocefisso. Per me è la stessa cosa: se la squadra vince la mia passione per la musica diventa motivo di ammirazione (“caspita, che cosa bella fa il coach, ha una passione e per fortuna non pensa solo al basket!”); se perde, invece, succede l’esatto contrario (“ci credo, quello lì pensa a suonare invece che studiare le partite!”). Idem per la canzoni: sono belle o fanno schifo, dipende da cosa succede in campo. Funziona così, c’è ignoranza. Quando alleno, non suono più di un’ora, massimo due ore al giorno, ma non guardo quasi mai la tv. Guardare la tv è normale, non fa scalpore, avere un hobby sì. Per questo cerco di tenere i due mondi distanti, anche se io sono io e non posso improvvisamente diventare un amante di monete perché chi giudica il mio lavoro è fissato per la numismatica!”
Al momento la sola “Ineffabile” si trova in rete, tutto il resto giace nei cassetti di qualche scrivania. Resta da capire se avremo la possibilità di ascoltare qualcosa o se la produzione grestiana finirà come il “Black album” di Prince. “Per un passo del genere devi essere giovane, esperto, musicista e io sono solo un appassionato. Voglio dire: il mio amico Filippo gioca a tennis ma non è Djokovic, io suono e canto ma non sono Mick Jagger. Sforzandomi al massimo, non riuscirei nemmeno ad avvicinarmi a Gigi D’Alessio o a Michele Zarrillo!”.
E pensare che quest’uomo meraviglioso non è ancora sotto contratto. Possibile non ci sia nessuno in giro in grado di offrirglielo? Stiamo parlando di un contratto discografico, si era capito, vero?