er costa

Allen Iverson, “practice”, i carneadi dell’Nba di ieri e di oggi, l’hip hop. L’immaginario di Claudio Costa è tutto qui. E nella sua “Enbiei”.

Il basket ci piace ed è un fatto assodato. Altrimenti non saremmo qui. Logico, no? Poi un conto è guardare la partita in televisione, parlarne con gli amici o sui social, e un altro è infilarsi le scarpette e gettarsi nella mischia. O almeno provarci. Cosa un po’ più complicata. Vero, ci siam passati tutti: il campetto, le giovanili, i tornei, la speranza di approdare in prima squadra. E a un certo punto si molla: uno su mille ce la fa. Mannaggia all’infortunio, devo studiare, l’allenatore non capisce una mazza, giocavo in un ruolo non mio. E dove le mettiamo le regole, gli schemi, la competizione, l’organizzazione di gioco? Troppa roba: uno mica può smarronarsi l’esistenza anche quando vorrebbe solo divertirsi. Stessa strada seguita, più o meno, da Claudio Costa: campetto, giovanili, tanti parquet consumati a forza di andare su e giù…. Poi è ora di basta: basta sacrifici, basta schemi, basta tutto. Meglio la musica, meglio il rap. Che poi non è che a rappare non ci siano schemi da seguire, anzi. Cosa dire della metrica, del flow, della scelta delle parole e delle metafore? Niente che il Costa, anzi, Er Costa, non sappia già.
Er Costa è un rapper romano con all’attivo un paio di album (“Nudo & crudo”, del 2011, seguito, tre anni più tardi, dalla raccolta “Tutto tranne nudo & crudo”), qualche mix e un numero imprecisato (comunque tanti) di set live. Nell’ambiente hip hop, e non solo in quello della Capitale, è conosciutissimo e gode del massimo rispetto. Compreso il nostro, che forse di rap capiamo pochino ma di pallacanestro qualcosa mastichiamo. Perché Er Costa, con la sua “Enbiei”, uscita nel 2013, ha condensato, in poco meno di quattro minuti, le sue principali passioni. Che un po’ sono anche le nostre.

Allen Iverson, innanzitutto. Uno dei massimi protagonisti Nba tra i ’90 e gli anni ’00. Protagonista anche dietro i microfoni. 7 maggio 2002, Philadelphia 76ers, l’allora quintetto di “the Answer”, fuori dai playoff, Iverson è sotto accusa per aver saltato un allenamento: “We’re talking about practice”, e quel “practice” ripetuto in loop. “Enbiei” si apre (e si chiude) proprio col campionamento di quella conferenza stampa. Per poi seguire altri percorsi. Senza però uscire dal seminato del campionato professionistico nordamericano. E dei suoi carneadi. Chris Paul, Tony Parker, Lebron James, Tim Duncan, Gregg Popovich, Kevin Durant. E potremmo continuare. C’è spazio anche per mostri sacri del passato quali Michael Jordan, Larry Bird, Bill Russel, Julius Erving, Shawn Kemp… un altro elenco piuttosto lungo. Tutti finiscono per essere inseriti in un pezzo torbido, che omaggia l’Nba senza se e senza ma. Giocando su rime da manuale, rigurgiti romaneschi (notato il titolo, vero?), competenza tecnica indiscutibile (mica è da tutti confabulare attorno a spaziature e scarichi sul pick and pop!). C’è – pardon, ci sta – solo l’Nba nell’immaginario di Claudio Costa e si capisce dal tenore di certe parole disseminate all’interno del brano: “Domani m’alzo presto ma stanotte ci sta l’Enbiei. Il calcio lo detesto, io mi guardo solo l’Enbiei. Fotte un cazzo il resto, per me esiste solo l’Enbiei. Devo lavorare ma sti cazzi, guardo l’Enbiei. Si, va beh è Natale ma stasera gioca l’Enbiei. Lei vuole scopare ma prima mi guardo l’Enbiei”. Tutto sacrosanto, per carità, ma non notate anche voi, specie nella parte finale, un pizzico di esagerazione?