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A Visnjica. ridente sobborgo della città di Belgrado, la capitale della Serbia, un signore ha trovato, tra le fauci di una discarica, un bel gruzzolo di vinili e musicassette. E li ha raccolti, salvandoli da una fine infausta. Chissà, tra quei dischi o nel mezzo di qualche nastro sperava di trovare “Sai che bevo, sai che fumo”, l’immortale hit di Nicola Di Bari. O forse no. Non si è capito nulla, vero? E pensare che siamo solo all’inizio…

Non ci è dato sapere come mai quel signore si aggirasse dalla parti del centro di riciclaggio di Visnjica. Ma, in fondo, si tratta di un particolare del tutto irrilevante. Di fondamentale c’è che 1500 pezzi tra vinili e musicassette sono stati salvati dall’insipienza neuronale dei nuovi proprietari dell’emittente belgradese Radio B. Ed è quanto basta. Avevano deciso, bontà loro, di liberarsi di un patrimonio inestimabile di dischi di musica classica, pop e rock. Come non sapessero che il vinile, oggetto di una bellezza unica, è da tempo in via di estinzione. Un po’ come il panda, i portalettere, i poeti, i giornalisti che prendono più di 5 euro ad articolo o i politici onesti. Prendere le difese dei dischi è un dovere civico, così come accudirli e farli suonare il più possibile. Perché come suona il vinile non suona nessun altro supporto. Altro aspetto fondamentale della faccenda: quel signore di cui sopra, sì, quello si aggirava dalle parti della discarica e ha evitato il peggio, si chiama Zarko Paspalj. Ha quasi cinquant’anni e un tempo giocava a basket. Era un campione. Ma che ve lo diciamo a fare? Un mancinazzo immarcabile, che un giorno riesce persino a sbarcare in Nba. Un’esperienza non proprio felice.

Zarko Paspalj ai tempi degli Spurs

Zarko Paspalj ai tempi degli Spurs

Andiamo con calma e torniamo al 1989. Coach Larry Brown, o chi per lui, si innamora di questa ala dotata di un potenziale offensivo non comune. Lo ha visto esibirsi con la canotta del Partizan Belgrado addosso (tre anni di sfracelli) e lo vuole con sé, ai San Antonio Spurs. Gli Spurs di David Robinson, Maurice Cheeks, Terry Cummings e dell’ex Varese Frank Brickwoski.
Poco sopra si era evocato Nicola Di Bari e uno dei suoi brani più noti. A dire il vero, Zarko in quanto a bere, beve il giusto, peccato fumi come tre turchi messi assieme. E fosse solo questo il problema: non difende, non corre, non si danna l’anima in allenamento. In compenso, i suoi compagni di squadra lo adorano. Lo dimostrano la notte di Natale, quando gli Speroni si ritrovano per fare festa. Si ride, si scherza, ci si scambia gli auguri. A un certo punto, David Robinson, Sean Elliott e lo stesso Zarko impugnano il microfono. E cantano, come meglio possono, un’ode a Paspalj, “The mask of Zarko”.

Di certo, il buon Paspalj si sarà accorto di esser stato (bonariamente, sia chiaro) preso per i fondelli. Il testo della canzoncina, una parodia di Zorro, in effetti, qualcosa lascia trasparire: “Quando gli Spurs hanno bisogno di segnare, arriva un attaccante di nome Zarko. E quando il gioco si fa duro, gli avversari prendono il volo quando incrociano lo sguardo di Zarko. Dicono: ‘è arrivato dall’Europa per riprodurre il gioco americano’. La Z nel suo nome è per Zarko. Zarko, il giocatore che tutti vengono a vedere, Zarko che è conosciuto con il segno della Z”. Nient’altro che una favoletta, tutto il contrario della realtà: Paspalj non lascia alcun segno nel campionato professionistico nordamericano: tra il novembre dell’89 e l’aprile del ’90 riesce a mettere i piedi in campo in 28 occasioni prima di un inevitabile, taglio, chiudendo con una media di 2,5 punti e 6 minuti a partita. In pratica, nessuno si accorge di lui. Tranne i suoi compagni di squadra che a Natale, com’è giusto che sia, vogliono bene a tutti, anche a uno che quando scende sul parquet sembra pensare agli affaracci suoi.
Il dopo San Antonio riserverà al buon Paspalj qualche ottima stagione in Grecia, anche se la fine sarà ingloriosa: quando, nel 1998, arriva a Bologna, sponda Virtus, è l’ombra di se stesso, più che un giocatore di basket ricorda Buster Keaton in “Due marines e un generale”, il film girato con Franchi e Ingrassia. Dopo tre-infarti-tre e qualche comparsata da dirigente qua e là, Zarko Paspalj oggi ricopre il ruolo di vice presidente del Comitato Olimpico serbo. Il che non gli impedisce di salvare vinili quando può. È per questo che è impossibile non amarlo. E poi, chi è che non ha mai amato Zorro e la sua maschera?