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L’Olympiacos Campione d’Europa 2012 (foto euroleague.net)

GEORGIOS PRINTEZIS – Se i tifosi di Aris si ingonacchiano tutt’oggi al nome di Galis, potete giurare che per i prossimi decenni il nome di Printezis i supporters dell’Olympiacos sarà un nome sacro! Rigeneratosi dopo l’avventura finita male a Malaga, con il ritorno a casa è tornato il giocatore che sotto la guida di coach Kazlauskas era emerso alla ribalta continentale. Giustiziere della Montepaschi nei quarti, ha contribuito alla causa sia in semifinale (14 punti e 4 rimbalzi) che in finale (12 punti e 4 rimbalzi), quando nel quarto periodo ha ritrovato la fluidità ed il suo semigancio destro o mancino ha fatto malissimo al Cska. Glaciale nel capitalizzare l’assist di Spanoulis a 0.7″ dalla sirena, concretizzando così la grande rimonta dei Reds.Chiude con 10.6 punti di media ed il 60% da 2pt.

VASSILIS SPANOULIS – Carattere controverso, celebri le sue avverse vedute con Jasikevicius e Diamantidis ai tempi del Panathinaikos, ma talento cristallino.Dopo una regular season da quasi 20 punti di media, è calato nelle Top 16 per un infortunio e per l’esplosione di Slokuas. Contro Siena ha saputo aspettare il suo momento, permettendo ai compagni di sfruttare i continui raddoppi predisposti dalla difesa toscana, per poi esplodere alle Final Four. Giusto MVP della manifestazione, quando spesso il premio finisce invece al miglior giocatore della finale, dopo aver “matato” il Barcellona e conttribuito alla causa in finale senza strafare. Anche il passaggio decisivo per Printezis dimostra che la cura Ivkovic ha trasformato il ragazzino viziato di inizio carriera in un giocatore completo.

DUSAN IVKOVIC – Dato per bollito quattro stagioni fa, fu fatto accomodare  dietro una scrivania dai fratelli Aggelopoulos per riconoscenza. Dopotutto l’unica Eurolega vinta dalla formazione del Pireo risaliva al 1997 e, se in campo imperversava David Rivers, a dirigere i giochi c’era l’allora 44enne nativo di Belgrado. Dopo una carriera infinita, e l’impresa di aver fatto rinascere la nazionale serba dopo aver cacciato tutti i viziati campioni che avevano fallito nell’Europeo di casa, Ivkovic è stato richiamato in campo per tentare di ripetere il bis continentale. Ancora una volta, per arrivare alla vittoria, è ricorso all’epurazione. Delle stelle della passata stagione è rimasto il solo Spanoulis. Con tre ’90 ed un ’88 stabilmente nelle rotazioni, dopo aver fallito in estate due americani, Lucas e Howard sostituiti poi da Law e Dorsey, e con un centro di 195 cm, l’impresa di Ivkovic è stata quella di costruire una formazione indomabile. Dopo aver centrato la qualificazione all’ultimo sia in regular season che alle Top 16, la difesa dell’Olympiacos ha fatto la differenza quando il gioco si è fatto duro. Incredibile la rimonta in finale, da -19 a 12 minuti dalla fine al +1 totale, entrerà nella storia. Il coach già c’è!

KOSTAS PAPANIKOLAU – Dopo una stagione sotto le aspettative, se non addirittura deludente se si legge il 9/37 da 3pt con cui l’ala piccola di Ivkovic si era presentata ad Istanbul, Papanikolau ha scacciato i demoni giocando una Final Four incredibile. Se si esclude il 6/10 dalla lunetta, tra semifinale e finale, il ventiduenne di Trikala ha accumulato 27 punti con 3/3 da due punti e 5/5 da tre punti, facendo registrare il proprio career-high proprio nella gara che ha assegnato il titolo continentale, quando di fronte aveva Kirilenko.

ANDREI KIRILENKO – Il migliore di tutti. Gioca sempre con il sorriso pronto a scappare da quella mascella improponibile. Mai una lamentela con gli arbitri. Mai una forzatura. MVP della stagione, Miglior Difensore, miglior rimbalzista e stoppatore della competizione, tre milioni di dollari (il suo salario) dati in beneficenza per la sua fondazione per i bambini. Cosa si vuole di più? Eppure se ne tornerà, quasi certamente, in Nba senza aver alzato l’Eurolega. Incompiuto.

DOWNS

MILOS TEODOSIC – Quando chiudi la stagione con 110 assist in 20 partite vuol dire che sai trovare i tuoi compagni, quasi, ad occhi chiusi. L’indone principale del grande ex della finale 2012 è quella di risolvere in prima persona, senza fidarsi dei propri compagni, figurarsi in una serata da 3/3 da tre punti in un amen! Ecco da dove nasce la disfatta del Cska. Dall’egoismo della sua mente, dalla scelleratezza delle forzature al tiro da fuori con gli avversari con la bava alla bocca. Chissà se, vedendo le immagini dello sfogo di Delio Rossi su Ljajic, a Kazlauskas non siano presi strani pruriti alle mani…

JONAS KAZLAUSKAS – Coach Ivkovic sa bene cosa si prova a sedersi sulla panchina del Cska, avere per le mani il meglio di quello che offre il mercato europeo, e fallire lo stesso l’unico obbiettivo che davvero conta nella stagione dei moscoviti. Se serve, dopo pochi mesi, Ivkovic fu cacciato. A pesare sulla testa dell’allenatore lituano non saranno le scelte tecniche o tattiche, quanto l’incapacità di saper gestire un gruppo così grande.

REGAL BARCELONA – Tutti sapevamo delle difficoltà di Navarro, che comunque ha chiuso la semifinale da miglior realizzatore dei suoi con 18 punti, ma che Pascual perdesse per la strada che portava alla corsa al titolo europeo anche Lorbek nessuno se lo serebbe aspettato. E invece lo sloveno, al pari di Eidson, Mickeal e Huertas, ha mancato l’appello. In quattro hanno messo insieme la miseria di 17 punti con 7/27 al tiro; e così una stagione da 18 vinte ed 1 sola sconfitta è andata in fumo.

NM