Mercoledì 6 agosto, su Tuttosport, è uscito un affresco sulla nuova Reggio Emilia, a firma del nostro Vanni Zagnoli. Qui vi proponiamo la prima stesura del racconto, scritta di getto da chi ha sempre lavorato e vissuto nella città del primo Tricolore. Per questioni di spazio, in pagina è andata la metà di questo reportage. Accanto trovate anche la pagina in formato PDF.
REGGIO EMILIA. Zitti, zitti, il silenzio è d’oro. La città del primo tricolore, presentato nel 1797, insegue la prima finale scudetto della sua storia, negli sport maschili più diffusi. In calcio e basket, volley e rugby è mai arrivata in fondo, la Pallacanestro Reggiana festeggia i 40 anni di attività e si candida come anti Milano.
Questa terra è di grandi voci: Iva Zanicchi, Orietta Berti e Ivana Spagna; Zucchero Fornaciari e Luciano Ligabue, mortificato dal mancato ripescaggio in Lega Pro della Correggese, espressione del suo paese, 15mila abitanti al confine con il Modenese. Quella canzone di Jovanotti sintetizza il pensiero della Grissin Bon, la parola scudetto non è pronunciabile, Milano ne ipoteca chissà quanti con Armani, ma al momento noesiste società più ricca fra le inseguitrici.
SPORTCITY. A 60 chilometri da Reggio, Bologna non è più basket city. La Fortitudo non risale in Silver, la Virtus manca i playoff da due stagioni. Reggio ha chiesto ospitalità al palasport di piazzale Azzarita per la Final Four di Eurochallenge, stravinta. Quest’anno debutta in Eurocup, prova ad arrivare in fondo, in tal caso chiederà di nuovo di ospitarla, poichè il patron Stefano Landi ha sete di vittorie e inanella presidenze: di camera di commercio, degli industriali, era fra i papabili della Lega Basket.
L’azienda di famiglia è multinazionale degli impianti a gas metano e gpl, fa affari con la crisi: nel mondo si risparmia volentieri sui carburanti e i modelli partoriti nelle officine riducono persino l’inquinamento. La Reggio d’Emilia diventa una capitale dello sport nazionale, con la salvezza della cenerentola Sassuolo, unico club di serie A mai arrivato in Europa, anche perchè reduce da appena 5 campionati di B e da due di Prima divisione. Solo Milano e Roma sono le altre rappresentate in A nel calcio e nella pallacanestro.
MODELLO SQUINZI. I neroverdi salvi alla penultima giornata entusiasmano spesso con il gioco brioso di Eusebio Di Francesco. “Noi – racconta il tecnico alla 3^ stagione in Emilia – possiamo imporci segnando un gol in più degli antagonisti, non con la difesa”.
Idem Massimiliano Menetti, 40enne coach della salvezza in LegAdue, della promozione, dell’Europa e di due semifinali scudetto accarezzate. Manovra in velocità, contropiede, piccoli a rimbalzo, difesa, spettacolo. Il PalaBigi è gremito nei 3500 posti, nelle partite chiave, si riparla di ammodernamento o di nuovo impianto, ma da 20 anni sono promesse elettorali. Nelle due società che giocano a Reggio la nota comune è la Mapei, sponsor di entrambe. Per il basket è un marchio collaterale, ma il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi viene coinvolto sotto canestro da Giorgio Cimurri, 66enne maestro di sport: è il fratello minore di Chiarino, scomparso 10 anni fa, dopo essere stato dirigente di tennis e presidente di Reggiana calcio e basket; il padre Giannetto era il massaggiatore preferito di Fausto Coppi.
MODELLO JUVE. I soldi in zona non mancano, le aziende fanno la corsa a sponsorizzare Sassuolo e Pall. Reggiana, c’è fermento di marketing come attorno alla Juventus. Per il pallone è merito della Mastergroup del milanese Giovanni Carnevali, nel basket dell’ad Alessandro Dalla Salda. “Le ultime stagioni – spiega il dirigente di 46 anni, da 18 in biancorosso – sono state entusiasmanti per entrambe le società. La crescita parallela è utile reciprocamente”.
I reggiani sono lavoratori applicati e risparmiatori, la squadra di calcio cittadina è lontana dalla serie B da 15 anni, si appassionano così al Sassuolo e alla Pall. Reggiana. La tifoseria è giovane e corretta al Mapei stadium come al PalaBigi, qui c’è voglia di Europa anche nel calcio. Nel ’95 la Reggiana tornò in A con Carlo Ancelotti, il romeno Mircea Lucescu dava spettacolo ma non partì bene e venne esonerato: in Romania e Ucraina ha sempre vinto tanto.
TUTTI REGGIANI NEL BASKET. La città si identifica perfettamente nel basket anche perchè sono reggiani il patron, 20 anni fa presidente della PieveLandi, in prima categoria di calcio, il presidente Ivan Paterlini, Dalla Salda e pure Menetti. “Per la verità – sottolinea il coach -, io sono nato in Friuli, ma sono arrivato qua a 6 mesi. Amo la cucina locale, ho il diploma di chef e porto spesso a tavola la squadra”. La moglie è argentina, l’ex pallavolista Maria Pia Romanò. “Tifo Juve e allora in casa ho la maglia di Carlitos Tevez”.
Menetti allena con il sorriso, come l’ex sassolese Allegri e come Ancelotti. “Il nostro capobranco è Cinciarini, il play azzurro, fin troppo generoso, sul campo”. Il pivot Riccardo Cervi è reggiano e pure in nazionale, come Della Valle junior e Polonara. Pini è un lungo di prospettiva, il lituano Silins ha provato per l’NBA e Drake Diener l’MVP dell’ultima stagione regolare, Kaukenas parla da leader e da allenatore o dirigente in pectore, sulle orme del ds Alessandro Frosini. Darjus Lavrinovic è un lungo reduce dall’Eurolega. Manca solo James White, amato quanto Mike Mitchell.
UNA STORIA DI CAMPIONI. Fra i primattori della storia biancorossa ci sono Montecchi e Basile, il compianto Brumatti e l’americano Bob Morse. La sede biancorossa è tappezzata di poster con grandi ex, mai Reggio ha presentato un roster così lungo. “Ma non si creda – conclude l’ad Dalla Salda – che buttiamo i soldi. La crisi ci ha favoriti, da noi i giocatori sono sicuri di lavorare bene. Sassari è ad alti livelli da più stagioni di noi, Venezia ha fatto un ottimo mercato. Serve tempo per diventare la seconda forza del basket italiano. Anche sul piano del budget. Noi cambiamo molto meno delle concorrenti, siamo in controtendenza”.