Mai e poi mai mi sarei aspettato di arrivare al tanto sospirato match di campionato tra la Germani Leonessa e la Pasta Reggia Caserta e vivere, cestisticamente parlando, una situazione morale così combattuta, eh sì perchè se il mio amore per questo sport meraviglioso è nato grazie al mio periodo di vita trascorso nella “capitale delle mozzarelle“, ma in particolar modo della pallacanestro, la mia fede e la mia passione si è consacrata a Brescia, precisamente in quel palazzetto EIB che guarda caso in questi giorni l’amministrazione comunale sta rinnovando per consegnarlo al pubblico bresciano, ma non solo, un impianto degno del capoluogo lombardo, terra del “pòtà, bràò” e preferisco non andare oltre.

JuveCaserta, palazzetto Viale Delle Medaglie D’Oro, in realtà la mia prima partita vista dal vivo è stata della Zinzi Caserta, squadra femminile che con Romano Piccolo in panchina arrivò fino alla serie A con giocatrici del calibro di Maria Teresa Antonucci, moglie del più noto Virginio Bernardi, Mariolina Puglia, le sorelle Archiapatti, Pina Simeoli, Anna e Maria Cristiano. Ma fu la conoscenza di un compagno di classe di mio fratello a portare me e la mia famiglia a seguire le gesta della squadra maschile, la JuveCaserta, mio fratello Federico era in classe con il nipote di Antonio Di Lella #15, quello è stato l’episodio zero, il “pilot” per capire se la fiction avrebbe potuto avere un seguito, e così fu. Ricordi di partite, avvenimenti, pochi e confusi, avevo 8 anni, l’allenatore Gavagnin, il mio idolo Di Lella appunto del quale ho catturato il numero di maglia che indosso tutt’ora, ma come non dimenticare Sergio Donadoni, Mario Simeoli, Cioffi, di quest’ultimo ricordo l’espulsione in un match promozione disputato sul campo neutro di Rieti contro la Rodrigo Chieti. Ricordo bene una trasferta a Roma, Settebagni, contro il Bancoroma di coach Paratore con Pino Danzi e Castellano che qualche anno più tardi riusciranno a conquistare Danzi con Rieti, la coppa Korac e lo scudetto, la coppa dei campioni e la coppa intercontinentale, Castellano con il Bancoroma guidato da Bianchini, Larry Wright e il doctor J italiano, pardòn bresciano, Marco Solfrini. Per la cronaca Pino Danzi qualche anno fa me lo sono trovato come fornitore nel mio lavoro presso l’Ospedale Sant’Orsola.

Ma i ricordi veri, quelli più vivi, appartengono a Brescia, quando ho iniziato a frequentare il centro minibasket e ad assistere all’EIB alle partite della Pinti Inox del barone Riccardo Sales e di giocatori altamente spettacolari e che da Brescia in poi hanno avuto una carriera di altissimo livello. Americani come Laimbeer, Iavaroni, Abernathy, Branson, May, Mitchell, ma soprattutto uno in particolare: Stan Pietkiewicz, un idolo, adoravo così tanto il #8 del Cidneo che decisi di scrivere sulle canottiere che indossavo per giocare e sulle sedie del banco a scuola (è da incivili è vero, ma….andò così): Krugiewicz…..Ogni ulteriore commento mi pare superfluo.

Pietkiewicz, Di Lella e Sofrini

Poi la storia è nota a tutti, Brescia vende i diritti a Ferrara, nel frattempo Caserta sale alla ribalta del basket italiano, il suo presidente Maggiò riesce a regalare allo stupendo pubblico casertano un palasport che viene costruito a tempo di record e arriva anche la conquista di una coppa Italia, a Bologna (io c’ero) e un fantastico scudetto, contro Milano e anche quel giorno io c’ero! E in quella squadra c’era anche Sandro Dell’Agnello che guarda caso coincidenze della vita sarà il coach che riporterà la Leonessa in seria A, l’anello di congiunzione “astrale” tra Brescia e Caserta, la corda che tiene legata le due squadre dal punto di vista sentimentale, forse non per tutti, ma per me sì. Dell’Agnello, il condottiero scelto dalla nuova società con Graziella Bragaglio alla presidenza e suo marito il “patron” Matteo Bonetti alla regia, colui che ha scelto come suo assistente Andrea Diana, l’attuale head coach, al quale noi appassionati di pallacanestro dobbiamo solo tanta gratitudine per la promozione in serie A e per la stupenda annata che ci sta facendo vivere con una “signora” squadra e non importa se adesso sta vivendo un momento difficile, il lavoro paga, paga sempre e sono convinto, ma lo dico con la mente più che con il cuore che domenica, qualora ce ne fosse bisogno, lo dimostrerà sul campo, davanti a quello stupendo pubblico del palageorge che un suo scudetto l’ha già vinto, quello della sportività e della correttezza, forse proprio imparando da società come la JuveCaserta. Ovviamente spero che vinca la Germani, ma se vincerà la Pasta Reggia, non sarà una vera sconfitta.


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