Difficile, all’ultima giornata di campionato, scrivere ancora. Ora le parole contano poco. E’ solo tempo di giocare: saranno gli ultimi 40 minuti di una stagione lunga trenta partite a decretare a chi toccherà scendere al piano di sotto e chi invece potrà gustarsi ancora la massima serie di pallacanestro italiana. Tutto, a partire dai nomi coinvolti nella sfida, Pesaro e Caserta, fa presagire una bellissima partita, dove lottare dando tutto, con la consapevolezza che, comunque vada, la pallacanestro italiana perderà purtroppo una parte importante della propria storia. Coach Paolini è consapevole della delicatezza del momento è, a cornice di un’ultima partita di fuoco, riserva un pensiero ai tifosi: «Voglio dire un enorme grazie ai nostri tifosi, perché non ci hanno mai abbandonato, ci hanno seguito in tutte le trasferte, ci hanno sostenuto e so che domani saranno in tanti. E lasciatemi dire un’altra cosa: quei 500 tifosi di Caserta che verranno a Pesaro sono il bello dello sport. Anche i nostri tifosi a parti invertite non avrebbero voluto mancare al posto loro». Affrontare una squadra come Caserta, esperta, abituata alla pressione di dover inseguire fin dall’inizio del campionato e anche in pienissima forma a livello di pallacanestro giocata non è assolutamente facile, ma l’allenatore pesarese ha una risposta anche per questo: “nel girone di ritorno hanno vinto 7 partita su 14, per un ruolino che è da playoff. Esposito è stato bravo a gestire l’aspetto mentale dello spogliatoio, ma in campo io vedo la mano del nostro Baioni, riconosco i suoi giochi che usava a Siena quando era nel settore giovanile. Caserta gioca una pallacanestro ad alta velocità in attacco e in difesa è sempre estremamente aggressiva sulla palla. Noi dovremo essere bravi a sfruttare i nostri vantaggi in campo, certo, ma ai miei giocatori chiederò qualcosa in più: testa, cuore e attributi.” Una partita da affrontare come se fosse l’ultima, lasciandosi andare alle emozioni che una piazza come quella pesarese può offrire quando in ballo è il destino della tanto amata Vuelle. Contando, se è vero che la Pasta Reggia ha più esperienza, sulla giovinezza, sull’entusiasmo, sul fattore campo e su un po’ di incoscienza. Augurandoci che possa essere una dimostrazione di quanto lo sport, pur crudele, possa essere bello.

Tensione ed entusiasmo vanno di pari passo sotto la Reggia. Mancano solo ventiquattro ore alla gara da dentro o fuori fra Caserta e Pesaro  ma in Campania tutta la settimana ha avuto al centro dell’attenzione la palla a due dell’Adriatic Arena che deciderà chi tra le due compagini rimarrà in massima serie. C’è voluto l’intervento del patron Iavazzi congiunto a quello del sindaco Pio Del Gaudio per aumentare a 450 il numero dei biglietti per i supporters bianconeri, appianando così una polemica aperta dallo scorso lunedì ma non del tutto chiusa; per cercare la giusta concentrazione Esposito ed i suoi ragazzi hanno preferito partire con un paio di giorni di anticipo, per rimanere tutti concentrati verso l’obiettivo e smaltire le ore di viaggio verso le Marche. Viaggio che fino a poche settimane fa sembrava dover essere vissuta come una passeggiata di piacere, ma il cuore bianconero, simboleggiato dal Diablo, è venuto fuori con le spalle al muro. Dopo una stagione così tribolata, fra sconfitte consecutive, j’accuse, acquisti e tagli, critiche e difese, sbalzi d’umore, giocatori egoisti ed inadeguati, campioni fragili, crolli e riprese, è arrivato il momento decisivo. Juve o Pesaro, Campania o Marche, solo una resta in massima serie, l’altra va verso l’inferno. Sperando che domani sia solo una festa dello sport, dove ci sarà un vincitore ed un vinto.

Da Caserta, Alessandro Aita