Venti anni fa, il 19 ottobre 1992, ci lasciava Aldo Giordani. Per ricordarlo DB vi ripropone l’intervista realizzata qualche mese fa a due giornalisti che hanno lavorato a stretto contatto con il Maestro GiordaniLuca Chiabotti ed Aldo Oberto.

Il grande Maestro Aldo Giordani durante una delle sue telecronache

Il nome di Aldo Giordani è l’emblema ed il simbolo della passione assoluta per il nostro sport. Potremmo definirlo: ambasciatore, divulgatore d’eccellenza, telecronista, Direttore, appassionato, sicuramente il primo tifoso di sempre del basket italiano. Telecronache che sono entrate nella storia del nostro basket, l’argento di Mosca 1980, la finale dell’Europeo di Nantes 1983, lo spazio basket alla Domenica Sportiva difeso con grande dedizione contro ogni attacco. Poi soprattutto Superbasket, la sua rivista che nasce il 7 novembre 1978 e che oggi purtroppo sembra vicina al malinconico atto conclusivo. Non vuole essere solo un ricordo nostalgico per il grande Maestro, ma un messaggio di speranza per il nostro basket, la cui promozione era l’obbiettivo ampiamente dichiarato del mitico “Jordan” (appellattivo con cui era chiamato ben prima dell’avvento del grande MJ dei Bulls). Le voci che ripercorreranno la sua storia,e che ringraziamo per la gentilezza e disponibilità, sono quelle autorevoli di chi ha avuto il piacere di conoscerlo da vicino: Luca Chiabotti , responsabile della rubrica  Basket della Gazzetta dello Sport, ed Aldo Oberto, suo stretto collaboratore come curatore della rubrica sulla tecnica sia ai tempi dell’inserto del Guerin Sportivo nei primi anni ’70 che poi sulle colonne di Superbasket.

DB: Aldo Giordani ed il basket di oggi: dove eravamo nel 1992 e le differenze con il basket attuale. La crisi del nostro movimento, i nuovi regolamenti, come si sarebbe calato in questa realtà.

CHIABOTTI: “Se fossimo ancora ai tempi di quando lui era il massimo responsabile in RAI per la pallacanestro sono sicuro che parlerebbe in Televisione solo degli aspetti positivi, la divulgazione e la promozione del basket era da sempre il suo obbiettivo primario. Giordani aveva la caratteristica di criticare, attraverso la carta stampata, generalmente il potere, gli eventuali errori delle istituzioni che gestiscono il nostro sport. Oggi non saprei davvero come reagirebbe allo stato di crisi attuale, magari ci sorprenderebbe tutti cercando invece i lati positivi, le carte vincenti, punterebbe quindi al contrario sul rilancio proprio nel momento più basso”.

OBERTO: “ Quasi sicuramente capendo le difficoltà del nostro basket cercherebbe magari di trovare anche a mio parere la voglia di autodifesa del movimento. La critica ai “potenti” resterebbe inalterata, la sua ironia tagliente era proverbiale testimoniata dai celebri “pallini” al curaro presenti in tante pagine di Superbasket”.

DB: Su quale aspetto punterebbe il dito Giordani per stimolare il movimento, per rilanciare il campionato ed in generale creare maggiore attenzione attorno al basket.

OBERTO:” Secondo me una delle carte su cui avrebbe puntato ad esempio è il rilancio del settore giovanile. Coinvolgere, stimolare, creare “basket” per i giovani poteva essere sicuramente un modello su cui ridare fiato al nostro sport e sui cui avrebbe lavorato alacremente, come al solito, per pubblicizzarlo al meglio. Senza dimenticare un’auspicabile riforma anche degli stessi campionati nazionali partendo dalla Serie A”.

CHIABOTTI:” Credo anche io che la riforma dei campionati e le regole su come gestire il numero degli italiani e degli extracomunitari potevano essere sicuramente argomenti che avrebbero stimolato molto Giordani. Mi interrogo quasi quotidianamente su cosa potrebbe pensare lui, lui era stato in prima fila nella battaglia per il secondo straniero. Anche quando c’era chi dubitava dell’utilità di questo passaggio, che potevano esserci problemi ed ostacoli per la Nazionale Giordani si era sempre battuto per continuare a cercare di portare nuovi stranieri e giocatori di talento, e che da li molti nostri ragazzi avrebbero potuto solo imparare dai migliori. Era un mondo però con due stranieri ed otto italiani, con un certo lavoro sui vivai per cui sono abbastanza sicuro che allo stesso modo si batterebbe per evitare che vengano in Italia magari molti stranieri non di grande livello. Quindi approverebbe l’approdo di grandi giocatori, approverebbe le scelte di assoluta qualità ma censurerebbe in modo netto la mediocrità in arrivo che, a volte, in queste ultime stagioni ha afflitto molte delle nostre squadre grazie ad atleti stranieri non proprio indimenticabili. Poi il tema dei passaporti “regalati” con sospetta sollecitudine avrebbe trovato terreno fertile per le sue invettive. Americani di matrice macedone, slovena o georgiana, sono spunti che avrebbero sicuramente scatenato Giordani”.

DB: Rivoluzionario e battagliero nei confronti degli argomenti più scottanti dell’attualità e nel contempo straordinario ed appassionato divulgatore del nostro sport. Quali erano a vostro parere le sue più grandi qualità ed intuizioni in un mondo, quello degli anni ’70 ed ’80, di grande cambiamento per il nostro basket.

OBERTO:” Giordani era attentissimo a tutte le novità ed alle opportunità che gli si presentavano per rendere più efficace la promozione del prodotto basket sotto ogni forma. Era una fornace continua di idee, avevo un intuito eccezionale per capire le caratteristiche, le qualità e le potenzialità di un interlocutore. Qualità che grazie a lui poi potevi mettere a frutto, ha costruito una grande redazione con tanti giovani di talento che poi sarebbero diventati grandi giornalisti anche in settori diversi da quelli del basket. Sapeva ascoltare e captare idee e buone iniziative, ed era un lavoratore instancabile. Anche nel mio caso l’incontro con il “Jordan” è stato davvero casuale, mi ha proposto di collaborare con lui già ai tempi del Guerin Sportivo. Era un pozzo di conoscenze dal punto di vista dell’esperienza, ma anche dei contatti, non c’era persona del movimento che non conoscesse e da cui poteva attingere informazioni. Sapeva sempre come coinvolgerti e farti appassionare ad ogni idea, eloquente a questo proposito come mi comunicò, mentre assistevamo ad un allenamento dell’allora Cinzano al Palalido, il nascente progetto di Superbasket nell’autunno del 1978 :” Aldo ad un collaboratore come te non posso non dirti che sto per fondare un settimanale di pallacanestro. Mi piacerebbe tu continuassi a collaborare, vorrei sapere se ti fa piacere poter lavorare con me anche in questo nuova avventura”. Ovviamente la grande stima per lui e il piacere di fare parte di un progetto di quel genere non mi hanno generato il minimo dubbio su quale scelta operare”.

CHIABOTTI:” Come ricorda bene Aldo il nostro direttore era davvero ricchissimo di idee. Anche la mia partenza a Superbasket, che è avvenuta praticamente dall’inizio della nascita di SB, è stata abbastanza sorprendente. Collaboravo a quel tempo con il canale televisivo Antenna Nord come telecronista, alternandomi con il collega Marco Francioso, per le partite della Cinzano Milano (oggi Olimpia) e dell’altra compagine meneghina targata Xerox, oltre a fare l’allenatore per la squadra della Rusconi editore. Subito al primo incontro Giordani mi ha chiesto di poter collaborare con Superbasket dandomi indicazioni come sempre molto precise:” Ci serve proprio un ragazzo giovane, che parli proprio a quelli della tua età, abbiamo bisogno di tanti “pallini”, informazioni veloci sulle giovanili da mettere sul giornale ”. Naturalmente io, da allenatore appassionato, avevo seguito i primi allenamenti di Peterson con il Billy della stagione 78/79 ed elaborai un pezzo sul neo coach biancorosso. Insomma non mi ero attenuto per nulla alle sue indicazioni eppure Giordani non fece una piega e pubblicò tutto sulla rivista. Era esigente e torrentizio, con tanta energia, ma ti concedeva sempre spazio ed era molto attento a tutte le novità ed alle idee che gli venivano illustrate”.

DB: Superbasket, la sua grande creatura che oggi attraversa una crisi che pare purtroppo quasi irreversibile, è nata dalla passione assoluta per il nostro sport da parte di Giordani. Una storia fatta di tantissime firme ora celebri, come lavorava quella redazione, mitica per tanti appassionati da sempre.

OBERTO:” L’etica del lavoro e l’assoluta dedizione al progetto erano i tratti inconfondibili di Giordani. Era un assoluto amante della puntualità, qualità che esigeva da tutti noi collaboratori, ed era assolutamente instancabile nella creatività. Ricordo perfettamente che un mattino, in partenza per Roma per lavoro, dovetti recarmi poco dopo le sei del mattino a recapitarli un pezzo per la rivista. Certo di non poterlo trovare chiesi alla portineria dello stabile di via Vitruvio di poter recapitare il plico al Direttore, il portinaio mi rispose gentilmente “guardi che può portarlo lei il sig. Giordani è già di sopra”. Quella era la sua “normale” giornata lavorativa dove organizzava già tutto il materiale e sfornava le idee per innovare Superbasket giorno dopo giorno. Era bellissimo vedere quella redazione fatta di tanti giovani “apprendisti stregoni” che lavoravano alacremente, in una redazione piccolissima, in alcuni momenti erano stati aggiunti anche dei tavolini da campeggio per trovare spazio per tutti, io stesso collaboravo la domenica sera ad esempio realizzando la classifica marcatori. Il tutto con un sistema computerizzato, ovvero la mia calcolatrice personale sommando i punti di ogni marcatore della giornata con i punti segnalati sulla rivista della settimana precedente”.

CHIABOTTI:”Era un’epoca, nemmeno lontanissima, ma che sembra con gli occhi di oggi quasi pionieristica. Arrivavano i risultati solo attraverso le telefonate a tutti i corrispondenti dalla A1 sino alle serie minori, le notizie dagli Usa venivano prese spesso dall Herald Tribune e tradotte al momento, in assenza del fax (che sarebbe arrivato solo molto più tardi) si ricorreva, nei casi più evoluti, ai telex che pervenivano all’Ufficio Postale di Piazza Cordusio e recapitati con urgenza dai fattorini. La primissima redazione era composta da Enrico Minazzi, diventato poi capo redattore centrale alla Gazzetta dello Sport, Giuseppe Tedesco, veneziano che poi lavorò a pezzi di grande importanza presso il Gazzettino di Venezia. Sono passati da Superbasket nomi importanti del giornalismo italiano, basti pensare, solo per citarne alcuni, ad Umberto Zappelloni, vice direttore della Gazzetta dello Sport, Marco Francioso, telecronista di Mediaset, Guido Bagatta, ora conduttore e telecronista a Sportitalia, Flavio Tranquillo e Federico Buffa, che tutti gli appassionati di basket conoscono ormai da decenni per le loro telecronache della NBA e non solo. Proprio a proposito di Buffa ricordo con molto piacere il primo “esordio” di Federico con Superbasket. Arriva in redazione questo ragazzo con una chioma incredibile di capelli che porta con se un plico, un pezzo scritto tutto a mano che vorrebbe far leggere a Giordani per riceverne un’opinione. Se non sbaglio consegnai io stesso al Direttore l’articolo che, dopo averlo letto quando Buffa era già uscito, mi disse “ Luca chiedi a questo ragazzo di prepararmi un altro pezzo, se ne fa un altro così significa che è davvero un fenomeno”. Giordani ti investiva con le sue idee coinvolgenti ed eri sempre immerso in un vortice di iniziative. Ricordo che poco prima degli Europei del 1979, che si svolsero nelle giornate conclusive a Torino, Giordani mi comunicò che, per i suoi impegni in Rai per seguire l’evento, doveva lasciare la redazione e incaricò me di gestire il settimanale in sua assenza. Volume di lavoro pazzesco, materiale infinito che anche da Torino il “Jordan” inviava, e per un ragazzo di 21 anni con nessuna esperienza redazionale o quasi, erano un carico incredibile di responsabilità. Ma proprio questa era la sua grandezza, ti faceva avvertire la sua fiducia, imparavi la tua professione in quello che, a tutti gli effetti, era un master di giornalismo di livello assoluto. Non c’erano molti soldi ma la passione per un lavoro fantastico, parlando dello sport che ami con il massimo rappresentante di quella professione in ambito cestistico rappresentavano momenti impagabili per me e per tutti i ragazzi che hanno fatto quell’esperienza”.

DB: Nell’epoca di internet, e delle grandi innovazioni nell’ambito della comunicazione, come si sarebbe trovato il Giordani direttore in una fase rivoluzionaria come questa.

OBERTO:” Come ho ricordato in precedenza Giordani era solito dire che lui non si sentiva portato per le grandi novità in ambito tecnologico, salvo poi, come sempre, essere il primo grande innovatore e promotore degli strumenti che generano progresso nel campo della comunicazione. Proprio il suo modo diretto, franco, fatto anche di provocazioni molto pungenti, rappresentavano una novità all’epoca in un mondo molto più ingessato rispetto ad ora. Il suo ruolo come divulgatore, come uomo Rai e quindi figlio dell’esperienza anche educativa che la televisione di Stato forniva, era trainante per tutto il movimento. Portava le squadre di basket campioni d’Italia alla Domenica Sportiva il giorno dello scudetto, allora l’unico vero programma che calamitava l’attenzione di tutti gli sportivi ed il calcio era dominatore tanto quanto oggi, lottando ferocemente con l’allora responsabile del palinsesto del programma Tito Stagno per dare il maggiore spazio possibile al nostro sport. La sua verve, la sua personalità le sue provocazioni erano il sale di tante polemiche che però avevano un solo fine ultimo: lavorare per il bene del basket”.

CHIABOTTI:” Molte volte mi sono chiesto, quando mi trovo di fronte ad un problema legato al mondo del basket, ad una novità o ad una polemica, chissà come avrebbe reagito o cosa ne avrebbe pensato il “Jordan”. Lui è riuscito ad assemblare un giornale assolutamente moderno da ogni punto di vista. Superbasket era un’autentica babele che, come sottolineava Aldo, ospitava opinioni, fatti, cifre, approfondimenti e tutto quello che secondo il Direttore serviva a dare vita e spazio al basket. In un mondo pre internet in qualche modo lui a livello di carta stampata è stato un autentico precursore: gradiva tanti “pallini”, che erano poi tanti spunti e provocazioni interessanti su molti temi, poche interviste (“ tanto poi dicono solo quello che vogliono”), articoli brevi (“perchè altrimenti il lettore si annoia”) rubriche e tanti retroscena. La cronaca della gare? Giordani ci chiedeva “preparatela già la domenica mattina”. Tradotto: noi usciamo in edicola il martedì, in alcune zone d’Italia anche il mercoledì, gli appassionati hanno già letto tutte le cronache sui giornali locali e nazionali. Dovevamo provare a sforzarci di trattare temi di attualità legati alle squadre in campo per poi collegarle all’andamento della gara. Approfondimenti, curiosità ed opinioni, poi ci pensava lui stesso con un colpo di penna a far diventare “l’americano contestato e vicino al taglio…risorge e regala la vittoria alla squadra di casa”. Cosa c’è di più web di questo oltre 30 anni fa? In generale non potrà più esserci un personaggio della sua statura, personalità, carisma e capacità. Sia per questioni puramente anagrafiche, Giordani era nato con la pallacanestro italiana, ma anche perché era l’unico che riusciva a dare visibilità e forza a tutto il movimento. Un personaggio che certamente entrava in polemiche anche feroci che però poteva permettersi sia per la sua credibilità e potenza, sia perché queste qualità gli venivano riconosciute anche da chi veniva investito dai suoi strali, personaggi della forza di Porelli, Vinci. Ci manca e ci mancherà Aldo Giordani, perché manca un punto di riferimento alto, che ragionava per il bene del basket, a cui chiedere un’opinione un’idea, una critica”.

DB: In un’annata contraddistinta dalle tante difficoltà proprio di natura televisiva dove il nostro basket rischia di essere una realtà purtroppo sempre più residuale, la finale di Eurolega è stata, grazie alle emozioni di una partita incredibile, uno spot perfetto per il basket. Come avrebbe chiosato il grande “Jordan” per spiegare una partita del genere?

OBERTO: “ I primi 15 minuti li avrebbe descritti come “Un gigantesco ciapanò (quando non si “prende” mai nel gioco del tresette nella versione milanesizzata n.d.r.)”.

CHIABOTTI”: Il finale pazzesco con la rimonta inattesa dell’Olympiacos sarebbe stato certamente :” E vedete com’è il basket”.