Il presidente di Cantù, ingegner Anna Cremascoli, in questi ultimi tempi, seppur indirettamente, è stata comunque sfiorata dalle vicende, alcune conflittuali, del nostro basket. La cessione delle quote di maggioranza al magnate russo Dmitry Gerasimenko, la guerra dei bottoni scatenatasi sul tesseramento di JaJuan Johnson, le sue dimissioni da vice presidente della Fip, per finire con l’esuberanza comportamentale del nuovo proprietario, tendente alle invasioni di campo (ultima la scelta di quale americano mandare in tribuna contro Cremona…). Riproponiamo una chiacchierata avvenuta dopo la notizia della cessione e ben prima delle sopra citate vicende.

Anna Cremascoli (foto di Roberto Caruso)

Anna Cremascoli (foto di Roberto Caruso)

 La cessione? Crisi del settimo anno?

“Esiste, sa, non creda. Solo che non è questo il caso”.

Non è una storia di delusione o abbandono, soltanto passione e ragione.

“Se qualcuno viene a dirti che per la tua creatura può fare quello che tu non sei più in grado di garantire, cosa ti resta?”.

Ma si fida, di un magnate dell’acciaio, che sembra spuntato dal nulla?

“Ci fidiamo, siamo costretti a farlo, in mancanza di alternative – pacata e determinata, è l’impressione che Anna Cremascoli trasmette nelle risposte – Anche perché non è successo così improvvisamente come sembra. La prima volta che ho parlato con mister Gerasimenko risale ormai a parecchi mesi fa. E nell’accordo abbiamo inserito clausole di tutela per la continuità societaria. Poteva chiedermi il 100% della Pallacanestro Cantù, invece di accontentarsi del 65%”.

Anna Cremascoli, infatti, è rimasta presidente, confermato anche il consiglio, mentre il “russian dream” si è subito concretizzato con l’arrivo di Walter Hodge e JaJuan Johnson… E domani, cosa rimarrà all’ingegnere?

“La passione. Il basket è lo sport di famiglia, che ho dentro fin da bambina. Con mio padre e i suoi dieci fratelli potete immaginare la marea di cugini che giocavano quasi tutti a pallacanestro. Di sicuro, presidente o meno, sarò sempre qui a tifare per questa squadra”.

Passione che ha portato il presidente canturino anche nel cuore istituzionale del basket: vice presidente della FIP, oltre che membro influente della Lega Basket. Prima delle dimissioni dalla Fip in conseguenza del tesseramento di Johnson: “Perché non permetto a nessuno di dubitare del fatto che abbia sempre agito nell’interesse comune del basket, e non della mia parrocchia”. Infatti. Sarà mica colpa sua se altri hanno fatto regolamenti talmente capziosi da presentare troppe ambiguità, e se a Cantù qualcuno (Daniele Della Fiori) è stato bravo ad individuare il varco (regolamentare) in cui infilarsi. Anna Cremascoli qualche ricetta l’aveva, e ce l’ha ancora: “Alla Legabasket servono idee nuove e determinazione. Per prima cosa chiederei il coraggio di regole severe sulle strutture. Siamo la serie A, non possiamo giocare in palazzetti “sgarruppati”…”.

Urca… E il Pianella?

“Ma certo, anche il Pianella, prima degli altri. L’interesse generale prima di quello personale”.

E alla Fip cosa ancora direbbe? “Di lasciare completamente liberi i tesseramenti per i prossimi 3 anni. Tanto per vedere l’effetto. Io farei una squadra con 10 italiani e solo 2 americani. Poi, al terzo anno, se non ne viene nulla di positivo per il movimento, si corregge. Intanto, per i giovani italiani, sto lavorando alla distinzione tra premio di utilizzo e premio di sviluppo. Non basta metterli a referto, bisogna metterli in campo”.

Sintonie o difficoltà sulla strada del basket? “Sintonia con Stefano Sàrdara, un ‘ragazzo’ con molte idee, la maggior parte brillanti, quelle un po’ meno non mi faccio scrupolo a segnalargliele”. Evidentemente verrebbe da dire, il presidente sardo, in occasione dell’esonero di Meo Sacchetti, non si è consultato con quello canturino, poiché Anna Cremascoli nel suo settennato presidenziale non ha mai sollevato un allenatore a stagione in corso.

Dissapori?

“Le difficoltà storiche con il club di Bologna e i suoi presidenti un po’ “particolari”: Sabatini prima e Villalta poi, soltanto litigate”.

Diffidenze, per una donna al vertice nello sport? “Stra-abituata – gli occhi chiari si muovono, studiano, riflettono il suo mondo, traducendo arguzia e un brivido d’orgoglio – Mi sono laureata in ingegneria meccanica, nel mio corso eravamo 4 ragazze e 400 maschi. Ogni anno, al Politecnico, nel discorso alle matricole dicevano: guardate chi avete alla vostra destra, poi guardate quello alla vostra sinistra, e sappiate che soltanto uno arriverà a laurearsi. Noi ragazze ci siamo arrivate tutte e quattro, soltanto 90 tra i maschi. Come donna nello sport ho avuto il vantaggio di non attirarmi la competizione maschile”.

Si, ma 3 figli e un marito?

“Inizialmente molti chiamavano Presidente mio marito, e forse inconsciamente avevano pure ragione, perché senza la sua presenza e supporto non avrei potuto fare niente”.

Gerasimenko (foto R.Caruso 2015)

Gerasimenko (foto R.Caruso 2015)

Al presente?

“Ce la metterò tutta per fare in modo che Dmitry diventi il valore aggiunto di Cantù. Perché lui viva questa squadra come la vive la nostra gente. Dovrò fargli capire il posto speciale in cui è capitato. Perché Cantù è davvero unica. Pensate a quest’anno: un budget ridottissimo, praticamente ci siamo iscritti al campionato solo per far crescere i nostri giovani (Abass li sta ampiamente ripagando), partecipanti alla terza Coppa europea per importanza (Cantù, che è la seconda squadra per vittorie continentali, dietro soltanto al Real Madrid, ndr), eppure il palazzetto sempre esaurito e mai un fischio”.

Intanto, però, il nuovo patron si agita un tantino, e sembra mettere in difficoltà anche Fabio Corbani, l’allenatore…

“Fabio Corbani l’ho scelto io. Per il coraggio che ha nel suo lavoro, l’allenatore ideale per far crescere i giovani, come dicevo prima, insieme alla squadra”. Il problema sarà come farlo capire al magnate…

Il sogno di Anna Cremascoli?

“Uno solo, da sempre: scudetto”.

Werther Pedrazzi