Nel corso della stagione 2018-19, Marco Legovich ha ricoperto il ruolo di assistant coach della Pallacanestro Trieste ma noi di DailyBasket lo abbiamo intervistato in qualità di responsabile tecnico del suo progetto cestistico: Undrafted BasketLab. Prima di scoprire cosa sia vi comunichiamo i loro canali social: su Facebook potrete trovarli con il nome di Undrafted_BasketLab così come su Instagram in cui dovrete digitare undrafted_basketlab. Buona lettura!

D: “Che cosa è Undrafted BasketLab?”

L: “Mi piace definire Undrafted BasketLab un’opportunità per vivere il periodo dal 10 giugno al 2 agosto in maniera diversa da quanto il panorama italiano ci ha abituato. L’idea è quella di utilizzare le settimane estive per lavorare sui propri punti deboli partendo da obiettivi di lavoro condivisi con il giocatore affinché colmi alcune sue lacune e migliori in vista della stagione futura. Questo è il presupposto dal quale nasce Undrafted BasketLab che parte da una necessità espressa dai giocatori stessi di affrontare un’iniziativa che li accompagnasse in questo processo di crescita. Da ciò si è sviluppata la volontà di creare un progetto sempre più strutturato. Il nostro programma è aperto ai professionisti, dilettanti, in particolare a coloro che militano in Serie A2 e Serie B, ed ai Rookie ovvero i ragazzi delle giovanili nati dal 2003 al 2006.”

 

Qui Luca Bonetta, preparatore fisico di Undrafted BasketLab, al lavoro all’Allianz Dome di Trieste. (Credits: Undrafted BasketLab)

D: “Come sono strutturati gli allenamenti?”

L: “Anzitutto prevedono una divisione in due categorie: una formata dai Pro e l’altra dai Rookie. Per i primi ci siamo adeguati in corso d’opera preferendo l’organizzazione di allenamenti con gruppi formati solitamente da due o tre professionisti. Ciò per dargli l’opportunità di stare assieme, di confrontarsi e per concedergli dei tempi di recupero durante la sessione poiché allenarsi individualmente per un’ora e mezza è molto impegnativo. Inoltre abbiamo scelto questo tipo di impostazione per i Pro perché per noi è giusto trovare un equilibrio tra il lavoro ed il riposo che un professionista merita, dopo una stagione di pressione e stress, nel periodo estivo. Per quanto riguarda i giovani, che sono più numerosi, li abbiamo divisi in gruppi composti da cinque, sei ragazzi. Con loro eseguiamo una preparazione più generale a livello tecnico e fisico e cerchiamo di definire dei dettagli che non hanno avuto il modo di perfezionare nel loro percorso. Ciò che non vogliamo è il fatto di creare un camp di una settimana in cui i partecipanti rimanessero per sei ore al giorno. Preferiamo la qualità del lavoro, eseguito con la massima attenzione e serenità, piuttosto che la quantità.”

D: “Con i giovani vi concentrate molto sui fondamentali?”

L: “Sì. Non creiamo situazioni di uno contro uno o una partitella ma è chiaro che chi sceglie Undrafted BasketLab viene per confrontarsi con se stesso per ottenere un miglioramento. Crediamo che questa sia la scelta giusta affinché i ragazzi vivano nel modo migliore l’allenamento individuale. Inoltre riteniamo che sia importante per il ragazzo il fatto di avere tempo e serenità per correggere i suoi difetti da giocatore senza avere timore del coetaneo più pronto.”

D: “Dopo aver visionato Undrafter BasketLab penso che ci sia stata da parte vostra un’ispirazione al basket americano a causa della presenza di molti allenatori individuali. Sono stati per voi una fonte di ispirazione per la creazione del progetto?”

L: “Certamente. La mia passione riguardo l’insegnamento dei fondamentali è nata in maniera così specifica circa due anni fa. Dopo aver trovato un equilibrio qui a Trieste, con lo staff, con l’ambiente e con la realtà che stavo vivendo, ho iniziato a studiare gli americani. Il primo da cui ho appreso è Drew Hanlen, di “Pure Sweat”. Poi sono emersi sempre più coach oltre oceano che hanno preso spunto da un guru come Ganon Baker. In un secondo momento ho cercato questo concetto in Italia ma non l’ho trovato. Così lo scorso anno ho speso tutta l’estate per questa idea cercando un equilibrio nel rapporto con i giocatori e in quei due mesi ho teorizzato questa iniziativa. Inoltre a novembre abbiamo giocato, noi della Pallacanestro Trieste, a Torino e per caso ho visto che nell’altra metà campo, durante il riscaldamento, c’era un allenatore individuale portato da Larry Brown. Ho avuto modo di confrontarmi con lui e da lì ho deciso di andare in fondo con questo mio sogno e rendere sempre più concreta questa opportunità per i ragazzi e per me stesso. A quel punto ci sono stati altri sei mesi di programmazione e studio per Undrafted.

D: “Undrafted BasketLab è composto da cinque membri ma è uno staff tanto risicato quanto focalizzato sui propri compiti. Ce ne vuoi parlare?”

L: “Premetto che tutta l’aspetto organizzativo è stato preso in considerazione e con entusiasmo dal presidente della

Qui i due coach Marco Legovich e Gustavo Fernández durante una sessione di allenamento. (Fonte: Undrafted BasketLab)

Pallacanestro Trieste Gianluca Mauro, dal vice presidente Sergio Iankovics e dal General Manager Mario Ghiacci, i quali hanno sostenuto questa iniziativa mettendomi a disposizione l’Allianz Dome ed ogni tipo di necessità. Un ruolo molto importante lo ha avuto il coach Eugenio Dalmasson che ha appoggiato con convinzione la mia idea. Anche la società dell’ U.S.D. Don Bosco Trieste, dalla quale provengo, ha apprezzato il mio progetto in maniera concreta creando questo tipo di struttura assieme. Lo staff è formato da me, che gestisco la parte tecnica, Luca Bonetta ed Andrea Coronica, responsabili della preparazione fisica di tutti i Rookie e dei giocatori che ci richiedono questo servizio, Gabriele Vittori, fisioterapista della Pallacanestro Trieste il quale si occupa dei test posturali dei ragazzi e di trattamenti per i professionisti, e da Giacomo Piasentin, addetto alle riprese ed elemento significativo per i fondamentali insegnati ai più piccoli. Con noi hanno collaborato anche Alessandro Cittadini, ex centro della nazionale, e Gustavo Fernández ovvero il padre di Juan, play della squadra biancorossa, in veste di allenatori dei Rookie per una giornata ciascuno. Infine per quanto riguarda l’uso dei multimedia stabiliamo il programma settimanale ed ognuno di noi da il suo contributo nella riproduzione e diffusione dei contenuti, presenti sui social ed utili ai nostri clienti per rivedersi.”

 

Qui al lavoro Marco Legovich, Lorenzo Baldasso e Michele Ruzzier all’interno dell’Allianz Dome di Trieste. (Credits: Undrafted BasketLab)

D: “Hai citato più di una volta un gruppo di giocatori che fanno parte di questa avventura. Chi sono? E cosa ne pensano di Undrafted?”

L: “Siamo molto contenti che alcuni membri della Pallacanestro Trieste, come Daniele Cavaliero e Matteo Schina, abbiano deciso di intraprendere nel primo periodo questo percorso nonostante sia stato più facile coinvolgerli per motivi logistici. È chiaro che poter seguire e ricevere apprezzamenti anche dai fratelli Lorenzo e Tommaso Baldasso, Stefano Bossi, Roberto Prandin, Michele Ruzzier ed Alessandro Simioni ci ha fatto molto piacere. Sono in tanti che tornando qua lavorano bene in questo ambiente e perciò hanno scelto di affidarsi a noi. Sono rimasti piacevolmente colpiti soprattutto dall’atmosfera, dalla nostra professionalità e da come rendiamo questo lavoro estremamente specifico piuttosto piacevole. Questo da a loro la forza di stare in palestra e a noi l’energia di lavorare dieci ore a luglio con quaranta gradi. Loro sono molto soddisfatti e per questo motivo lo siamo anche noi.”

D: “Un bilancio di questi primi venti giorni di Undrafted?”

L: “Sarebbe impossibile da parte mia non essere contento ed orgoglioso dell’enorme lavoro fatto con lo staff che ha seguito più di dieci Pro e quasi sessanta Rookie. Devo ringraziare Luca Bonetta per lo sforzo fatto nelle fasi iniziali. Lui per primo è la persona che ho contattato per darmi una mano, mi ha aiutato con le grafiche, presentazioni ma soprattutto ci siamo trovati subito in sintonia. Per me è stato ossigeno in un momento difficile. Può sembrare una frase banale ma l’atteggiamento dei ragazzi è benzina per noi. Nel caso in cui l’allenamento inizi alle nove loro arrivano mezz’ora prima, c’è chi vuole restare un’ora in più o chi si ferma per vedere il professionista con quest’ultimo che ti chiede opinioni su dettagli quasi impercettibili agli occhi di un appassionato. Avere da loro sempre più richieste vuol dire che si fidano e che credono di avere la possibilità di farsi aiutare in maniera concreta. Al di là di ciò che stiamo insegnando in campo, o quantomeno provando ad insegnare, questo è il motivo di orgoglio principale ed è un pensiero condiviso da tutto lo staff.”

D: “Perché un giocatore professionista dovrebbe scegliere Undrafted BasketLab nel panorama italiano?”

L: “Perché dovrebbe scommettere su un progetto nuovo, realizzato in maniera moderna oserei dire. Viviamo in un’epoca molto social ma stiamo cercando di trovare un equilibrio tra la vecchia scuola, quindi l’insegnamento dei fondamentali, e l’introduzione di determinati tipi di test fisici, strumenti e applicazioni. Queste ultime, che per esempio hanno il compito di calcolare le percentuali di tiro, permettono al cestista di avere un ulteriore stimolo per migliorarsi e ciò è un aspetto nuovo. Usare mezzi nuovi, come sagome piuttosto che dei guanti per il palleggio, ha già un senso di innovazione e secondo me un giocatore, che lavora per otto mesi con la stessa routine, in estate ha bisogno della novità per allenarsi con l’adeguata dose di divertimento e competitività rispetto agli altri suoi colleghi. Noi ci stiamo provando a modo nostro. Sappiamo che abbiamo tante cose da migliorare ma continueremo il progetto in maniera estremamente determinata tanto che secondo noi siamo sulla strada giusta.”


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