Franco Montorro

Dall’estate 2006 all’inverno 2010, Mens Sana nel basket e Inter nel calcio hanno vissuto storie simili di supremazia assoluta nei rispettivi campionati. Poi i nerazzurri hanno vinto la Champions e sono evaporati; i biancoverdi hanno mancato l’appuntamento con l’Europa ma ribadito per altri due anni lo strapotere in Italia. L’Inter ha sfruttato disgrazie altrui saccheggiando, la Montepaschi ha messo a frutto le sue qualità sul mercato, anticipando. Le strade, come detto, si sono allontanate molto da un paio d’anni e mentre i milanesi del calcio sono tornati ad un’aurea mediocrità, pagando la fissa di rimanere legati ad un gruppo di veterani sfiancati, Siena dopo l’ennesimo trionfo che prolungava il ciclo ha deciso per la rivoluzione totale.

Così, fra stampa compiacente pro Olimpia Milano ed altra comunque desiderosa di assistere ad un cambiamento, i pronostici estivi retrocedono la Mens Sana, facendo leva su leit motiv degli anni precedenti: Siena aggiustava, gli altri rivoluzionavano. Dunque: Milano tiene una base e aggiunge, Siena cambia tutto, quindi…

Quindi sembrerebbero parti invertite eppure lo stesso calcio insegna come una squadra rivoltata come un calzino e affidata ad un allenatore ad alto livello abbia dominato la Serie A senza subire una sola sconfitta: Juventus, sì.

Aspetterei prima di considerare la Montepaschi “rassegnata” alla retrocessione al secondo gradino del podio. Primo, perché la campagna acquisti è di livello. Secondo, perché Luca Banchi ha percorso la stessa strada di Pianigiani in precedenza: assistentato di alto livello, con il vantaggio di avere già esperienza da head coach. Terzo: mai dimenticare la qualità della vita di squadra, fatta da dettagli che girano intorno alla figura del vice allenatore, dello staff, della tifoseria più o meno ben disposta, più o meno esigente. Quarto: Ferdinando Minucci, che è a livello dei Rubini, Porelli, Gherardini di ieri e senza avversari di livello oggidì. Quinto: non so perché – dunque mi assumo la responsabilità del pronostico “a pelle” – ma l’Olimpia mi ricorda ancora la Ford dei primi anni ’60 in Formula 1, quando il gran capo si chiedeva come mai le sue vetture, sulla carta più potenti e performanti in ogni dove, perdessero sempre, magari nei confronti della “piccola” Ferrari. Un ingegnere del team azzardò una risposta: «Loro lavorano senza pensare che vince il più ricco, ma il più abile». Siena in questi anni non è stata enormemente la più ricca di tutte (vero Roma?) ma all’inizio di questa stagione mi concedo di credere che sia ancora la più abile, di un’abilità che è fatta anche dal saper spendere bene i suoi soldi. Non è la favorita, ma qual è quella città in cui si può vincere anche partendo di rincorsa?

FRANCO MONTORRO