Sul caso Reggio Calabria mi sono esposto la settimana scorsa.
Mi piacerebbe parlare sempre e solo di basket giocato, ma non posso fare a meno di riannodare il filo di questa brutta vicenda.
La corte d’appello federale ha rigettato il reclamo della Viola contro la penalizzazione di 34 punti inflitta ai calabresi per l’assurda falsa fideiussione, presentata a luglio 2017 per l’iscrizione al campionato.
Un fatto di una gravità inaudita che una piazza storica, da tanti anni in affanno per riconquistarsi un posto al sole nella nostra pallacanestro, non meritava. Sacrosanto che chi ha commesso questo delitto sportivo paghi ma la tempistica è folle.
Lo ha fatto presente il condottiero della Viola sul campo, Marco Calvani, un coach bravo e navigato, che aveva portato la squadra in zona playoff, prima della retrocessione decretata a tavolino.
Innanzitutto, c’è da fare i complimenti a squadra e staff perché, nonostante la tempesta in atto, domenica hanno vinto la loro partita, espugnando Agrigento.
Archiviata la parte sportiva, voglio soffermarmi sulle parole pronunciate settimana scorsa da Calvani.
L’ex allenatore di Roma ha rivendicato la professionalità di tutta la squadra e i risultati ottimi ottenuti, puntando il dito contro chi avrebbe dovuto controllare la regolarità dei documenti a tempo debito e non a stagione in corsa, di fatti spazzando via un’intera piazza.
Come dare torto a un uomo che si sente defraudato del proprio lavoro dopo tanta fatica?
Direte voi, deve prendersela con i furbetti del quartierino che, anche per garantirgli uno stipendio, hanno giocato sporco. Non fa una grinza.
Ma, permettetemi di ribadire, che le responsabilità della FIP, e del suo organo di controllo Comtec, sono enormi!
Faccio un esempio: Caserta aveva i suoi guai e, giustamente, è stata cancellata dal libro. Bene.
Adesso, spiegatemi voi come ci si possa rendere conto solo a distanza di mesi che una fideiussione fosse falsa. E’ una roba fuori dal mondo.
Chi non è andato a fondo, esaminando la regolarità dei documenti a tempo debito, va spedito su Plutone. Perché ha una colpa pari a quella di coloro i quali hanno commesso il misfatto: per un peccato gravissimo di superficialità hanno prima illuso un’intera città e degli uomini che sul parquet ci vanno ogni maledetta domenica, per poi essere spazzarli via a 3 partite dalla fine.
Reggio Calabria (un sincero in bocca al lupo alla città, che speriamo riparta dalla B con persone adeguate alla guida) non doveva proprio esserci al via di questo campionato! Un torneo, adesso, indelebilmente falsato da un provvedimento tardivo.

Letto i j’accuse sociale di Calvani, la procura federale ha pensato bene, ora, di aprire un indagine sul suo conto. Ecco, in giorni in cui la parola “insensibile” è in cima ai vocabolari personali di molti, mi sento di ripescarla anche io.
E, allora, mi chiedo e vi chiedo… Ma, in fondo, Calvani non è un po’ come Buffon?
Per carità, non voglio dire che la Federazione ha “una pattumiera al posto del cuore” ma era il caso di indagare il coach della Viola per uno sfogo, anche molto meno colorito rispetto a quello di Gigione nazionale?
Calvani è proprio come Buffon, mettetevi nei suoi (loro) panni.
Ti fai il mazzo un anno intero, pensando di poggiare su una base certa e poi, tutto a un tratto, ad aprile, ti tolgono la sedia da sotto il sedere. Secondo voi è bello?
Marco Calvani e i suoi ragazzi sono vittime della sconsideratezza dei loro datori di lavoro in primis, e dell’inadeguatezza di chi avrebbe dovuto sorvegliare, poi.
Marco Calvani è un uomo di sport a cui è stato tolto il sogno, l’ambizione, il diritto (sportivo si intende, lungi da me difendere chi non è mai difendibile) di giocarsi quello che si era guadagnato, passo dopo passo, sul campo.
E lo sportivo ragazzi, mettiamocelo in testa, vive di pancia, vive di emozioni. Non possiamo dimenticarlo e, quindi, sarebbe il caso di passarsi una mano sulla coscienza e comprendere lo stato d’animo di chi ci sta di fronte.
Non voglio utilizzare, allora, il tanto abusato vocabolo insensibilità. Piuttosto, parlo di intelligenza psicologica.
Poi, per carità, si può esagerare con la dialettica (come accaduto a Buffon) ma Dio benedica e preservi chi ha il coraggio di non dire le solite cose retoriche e banali! A volte, la pancia butta giù le maschere.

Mi sono dilungato molto sulla vicenda Reggio ma, adesso, è tempo di dare lo spazio che merita alla A2 per quanto ci mostra sul campo.
Un campionato bello, avvincente, equilibrato, italiano e, sopratutto, ben giocato. Uno spettacolo migliore di quello del piano di sopra.
Ci apprestiamo a vivere l’ultima giornata di regular season con tanti verdetti ancora in ballo.
Partiamo da est.
Il primo posto se lo giocano Fortitudo e Trieste, grandi protagoniste della stagione. La Effe, per esser prima, deve sperare in una sconfitta dei friulani sul difficile campo di Montegranaro e, intanto, vincere a Mantova.
In ballo c’è anche il fattore campo fino alla serie finale, per uno scontro totale tre le squadre più forti di tutto il campionato, girone ovest compreso.

Stefano Mancinelli Foto di Marco Berti

Pozzecco, goriziano, ha saputo dare la scossa giusta ai biancoblu, contando su un Mancinelli, tornato a livelli stellari, e una profondità rara per la categoria. Bologna è chiamata a fare la voce grossa anche nella postseason, cui approccerà da naturale favorita. Saprà gestire la pressione? Quest’anno non si può davvero sbagliare.
Treviso è praticamente certa del terzo posto, dovendo sbrigare la pratica della già retrocessa Orzinuovi all’ultima giornata.
Poi è gran bagarre per il quarto posto tra Udine, Montegranaro e Verona.
Occhio alla G.S.A. di Lino Lardo, corsara a Trieste nel derby domenica, anche in ottica playoff.
La trentesima giornata ci regala anche lo spareggio per l’ultimo posto nelle magnifiche sedici tra Jesi e Ravenna, appaiate a quota 32 punti.
In pratica una finale che mette in palio la sfida alla prima dell’ovest.
In coda Bergamo, trasfigurata dalla cura Sacco, può agguantare addirittura la salvezza diretta, senza passare dai playout. Impensabile fino a qualche mese fa, quando la squadra stazionava tra l’ultimo e il penultimo posso, poi sono arrivate 6 vittorie di fila. Vincendo in casa domenica, contro la già salva Forlì, e sperando in k.o. di Piacenza contro Ferrara, Bergamo aggancerebbe gli emiliani e, in virtù delle due vittorie negli scontri diretti, li costringerebbe al playout, comunque molto morbido, sulla carta, contro Napoli, non più ultima e retrocessa ad Ovest dopo il caso Reggio.

Proprio ad Ovest, il calendario ha riservato il meglio per il finale. Domenica arriverà lo scontro diretto al vertice tra Casale e Scafati.
I campani lo giocheranno in casa ma distanziati di due punti dai piemontesi. Dopo la sconfitta di Treviglio, agguantare la prima piazza sarà dura per la squadra di Perdichizzi, candidata, comunque, ad un ruolo da protagonista nei playoff: servirà, infatti, ribaltare il -21 dell’andata.
Dietro, Biella è certa del terzo posto, mentre Tortona e Legnano si giocano il quarto.
Trapani è certa della sesta piazza, mentre per gli ultimi due spot sarà lotta all’ultimo possesso tra Agrigento e Rieti (al momento settima e ottava) e un mischione di 4 squadre (Treviglio, Latina, Siena e Cagliari) a pari punti, a -2 in classifica da siciliani e laziali, con Treviglio che domani sera dovrà anche recuperare la gara contro Reggio Calabria.
In coda, giochi già fatti, con la Virtus Roma e il Cuore Napoli che si dovranno conquistare la salvezza ai playout (la Virtus se la vedrà con Roseto).
Un finale di stagione regolare emozionate, come del resto tutto il campionato.
Se l’antipasto è stato questo, è lecito attendersi dei playoff al cardiopalma, dove anche le favorite possono cadere senza nemmeno accorgersene. In una giungla di 16 squadre, giocando di continuo, davvero può accadere di tutto.

In serie A di partite alla fine, ne mancano 4. In vetta, Milano viaggia, oramai, spedita.
La bella vittoria nel derby contro un’ottima Cantù, davanti ad oltre 6.000 spettatori, è stata la nona consecutiva. Pianigiani sembra aver trovato la quadra giusta in ottica playoff. Occhio, però, al duro finale di stagione con la trasferta a Brescia e lo spareggio per il primo posto di Venezia all’ultima giornata: saranno queste due gare a dirci chi è davvero l’Olimpia.
La Reyer, dal canto suo, tiene il passo e resta in scia, potendosi giocare il jolly dello scontro diretto casalingo per sferrare l’attacco al primo posto, forte anche del sacco del Forum dell’andata.
Brescia, Avellino e Trento paiono aver cristallizzato terzo, quarto e quinto posto. La Virtus si è rimessa in carreggiata, facendo fuori Torino dalla corsa playoff e avvicinandosi a consolidare la sesta piazza.
E arriviamo così a Varese. La squadra più calda del campionato.

Stanley Okoye (foto Stefano Gandini 2018)

Con la vittoria contro Reggio Emilia (addio playoff per la Grissin Bon), la squadra di Caja ha completato l’inseguimento, facendo irruzione in zona postseason, issandosi, addirittura, al settimo posto.
La classifica è cortissima (Varese ha 26 punti come Sassari, che è ottava, e Cantù, nona) ma, a questo punto non ci si può più nascondere: questa squadra ha raggiunto una dimensione da playoff.
Le vittorie consecutive sono diventate 5 per Caja e soci che adesso potranno coronare il proprio sogno essendo artefici del proprio destino.
Domenica ci sarà una partita importante a Bologna che potrebbe anche riaprire il discorso per il sesto posto, poi due turni in casa contro Cremona (quasi fuori dai giochi playoff) e Brindisi, prima della chiusura a Torino. Un calendario tutt’altro che impossibile.
Va dato merito a Caja di essere riuscito a cementare un gruppo granitico, aumentandone progressivamente la consapevolezza nei propri mezzi. Ha perso Wells, fuori causa per la stagione, e non si persa d’animo, facendo quadrato attorno alla certezza Okoye e al solido Avramovic. Adesso, potrà anche inserire Dimsa per la volata finale.
Comunque vada, viste le premesse e i mezzi, per Varese, sarà un successo.

Jacopo Romeo