Dopo una settimana d’assenza torna il punto del mercoledì in salsa playoff.
Le serie di quarti di finale sono state, per tre quarti, abbastanza scontate.
Milano si è sbarazzata di Cantù con una facilità, a tratti, sorprendente.
Venezia si è scrollata di dosso Cremona come una mucca fa con una mosca.
Brescia, invece, ha dovuto usare i denti e le unghie per completare lo sweep ai danni di una grandissima Varese che, però, sul più bello, ha peccato di killer instinct, facendosi rimontare per tre volte su tre. Complimenti, comunque, a Caja (in orbita Avellino?) e ai suoi per la splendida cavalcata.
Meno scontato, ma comunque preventivabile, l’affermazione, abbastanza netta anche, di Trento su una deludente Avellino.
Brutta la stagione della Sidigas, soprattutto se guardiamo alla forza del roster e agli obbiettivi di inizio anno.
La questione porte chiuse, forse, avrà inciso (vergognoso il ferimento dell’arbitro Aronne) ma, ad ogni modo, c’era modo e modo di essere eliminati.
Adesso, in estate partirà la rivoluzione con probabile partenza del gm Alberani e di Sacripanti, mentre, per il parco giocatori, si spera di ripartire da Filloy e D’Ercole.
Ora, però, è tempo di semifinali, con incroci molto stimolanti. Cerchiamo di analizzarli.
Partiamo dalla sfida, delle due, più intrigante, quella che vede di fronte i campioni d’Italia di Venezia e la fastidiosa Trento.
La squadra di De Raffaele non ha avuto alcun problema a far fuori la sorprendente Cremona, facendo sfoggio di tutta la sua forza d’urto.
Semmai ci fosse stato bisogno di una conferma, la Reyer è la favorita nella corsa alla scudetto, la squadra ha tutto per ripetersi: profondità, esperienza, classe, mentalità e un Peric stellare, letteralmente immarcabile per gli avversari.
Di ottimo auspicio anche la programmazione, mai mancata alla società e testimoniata dall’annuncio del rinnovo di Daye fino al 2020, arrivato in settimana.
Deve stare, però, molto attenta l’Umana perché la Dolomiti Energia è avversario da prendere con le pinze se ce ne è uno. Chiedere a Milano, ancora ustionata dalla semifinale dell’anno scorso.
La squadra di Buscaglia è un autentico animale da playoff, l’ha ribadito contro Avellino, quando ha mostrato una sinfonia perfetta, eseguita da un orchestra collaudatissima fin nei minimi particolari.
Il tasso tecnico è inferiore a quello di Venezia, indubbiamente, ma mai sottovalutare l’organizzazione, sui due lati del campo, dell’Aquila e, soprattutto, un Flaccadori in formato Nba.
Che il classe ’96 fosse il miglior prospetto del nostro basket lo sapevamo da anni, adesso, però, si sta ergendo a leader tecnico ed emotivo di Trento: la serie giocata contro la Sidigas è stata spaziale, lì ha messo in evidenza tutto il suo sterminato repertorio.
Flaccadori si sta assestando su livelli da club di Eurolega padroneggiando, nel pieno delle sue facoltà cestistiche, un arsenale vario e mortifero per gli avversari. Potrebbe essere proprio lui una delle variabili determinanti per l’andamento di questa semifinale.
Altrettanto interessante la sfida tra Milano e Brescia.
L’EA7 ha giocato un primo turno convincente contro un orgogliosa Cantù, già al limite delle proprie possibilità.

Simone Pianigiani (foto Stefano Gandini 2018)

Pianigiani ha, evidentemente, inquadrato la squadra in una certa maniera che non prevede nei quadri Theodore, un lusso che la squadra ha più volte dimostrato di non potersi concedere in difesa.
Chiavi in mano, dunque, a Cinciarini, chiamato ad innescare il talento offensivo di Goudelock e a compensarne gli squilibri nella metà campo difensiva.
La vera chiave dell’Olimpia, però, è stata è sarà il tonnellaggio sotto canestro: Gudaitis e Tarczewski, se messi nelle giusta condizioni, sono difficilmente contrastabili per Brescia.
Incoraggiante anche la continuità al tiro ritrovata da Bertans, determinante come specialista dal perimetro quando il campo si apre.
Come diceva il vecchio Trap, però, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco.
E la Leonessa nel sacco è molto difficile mettercela.
Quella di Diana è una squadra vera, come dimostrato nell’arco di tutta la stagione e confermato nella serie contro Varese.
Le difficoltà al primo turno non sono mancate e la Germani è stata costretta a rincorrere in tutte e 3 le gare dei quarti.
Il dato rilevante è proprio questo: una squadra che avrebbe potuto pagare lo scotto del noviziato e la forma straripante degli avversari, non è mai uscita dalla partita anche quando si è trovata sotto di 20 punti, rovesciando il banco a proprio favore. Queste sono le caratteristiche della grande squadra determinanti nella postseason.
La leadership di Michele Vitali, la più bella sorpresa della stagione bresciana, sta emergendo in tutta la sua portata ed anche suo fratello maggiore Luca non è affatto da meno.
Cotton si sta rivelando l’addizione in corsa vincente, risultando decisivo nella gara 3 di Masnago e permettendo, attraverso il turnover, a Diana di cambiare l’assetto della squadra, tenendo fuori all’occorrenza un esterno (Moore) o un lungo (Hunt).
Brescia avrà dalla sua anche il precedente di un mese fa scarso quando al Pala George sconfisse Milano. Ci divertiremo.
In A2 è andato in archivio anche il secondo turno di playoff.
Si è delineato, così, il quadro delle semifinali.
Nessuna sorpresa, a giocarsi la promozione saranno le 4 migliori squadre del campionato.
Il primo accoppiamento mette di fronte Trieste e Treviso.
L’Alma ha dovuto sudare più del previsto contro l’ottima neopromossa Montegranaro ma, alla fine, ha fatto prevelare la sua maggiore caratura.
L’uomo copertina dei triestini in questi playoff è certamente Matteo Da Ros.

Coppa Italia LNP 2018-fonte Lega Nazionale Pallacanestro, foto Ciamillo-Castoria

L’ex virtussino sta giocando a livelli sublimi, trascinando i suoi sino a questa semifinale. La sua versatilità offensiva è stato, sin qui, un rebus irrisolvibile per le difese avversarie. Anche quando Bowers e Green hanno avuto difficoltà ad entrare in partita, lui non ha mai fatto mancare il suo apporto alla causa.
Dall’altra parte c’è una De Longhi in vertiginosa ascesa, già dalla seconda metà di regular season.
Coach Pillastrini ha trovato l’alchimia vincente che gli ha permesso si sbarazzarsi, senza troppi patemi, di Trapani e Ferrare negli ottavi e nei quarti.
L’asse portante della squadra, nel corso di tutta la stagione, è stato Michele Antonutti. L’ex Udine e Reggio Emilia, dall’alto della sue esperienza al piano di sopra, sta prendendo per mano i compagni, portandoli fino al suo personalissimo derby contro Trieste, non una partita qualsiasi.
In costante crescita anche l’apporto dalla panchina di Swann, decisivo in gara 3 a Ferrara, e la freschezza dei nostrani Lombardi, Imbrò e Sabatini.
La serie si annuncia, pertanto, molto molto equilibrata, con un minimo vantaggio nel pronostico da attribuire all’Alma ma guai a scherzare con questa Treviso.
Un pizzico più sbilanciata, sulla carta, nelle previsioni l’altra semifinale che vede protagoniste la Fortitudo e Casale Monferrato.
La squadra di Pozzecco ha dovuto sudare per eliminare una bella Verona ma, alla fine, ha mostrato i muscoli e la classe di tanti suoi elementi per portare la nave in porto.

Mancinelli circondato (foto Pasquale Cotugno)

Il gruppo a disposizione del Poz è quello meglio assortito, con una quantità di talento nel pacchetto italiani extralusso per la categoria.
Cinciarini è lo specialista offensivo, pericoloso in ogni circostanza.
Rosselli, l’uomo di maggior classe ed esperienza a questi livelli, uno che sa come si fa a trascinare, a suon di canestri, una squadra alla promozione.
Mancinelli è il capitano e leader emotivo della squadra, quello che risolve le situazioni scottanti con un canestro ma anche con un rimbalzo o una difesa.
L’uomo nuovo che, pian piano, sta emergendo è Okereafor, dimostratosi prezioso equilibratore sui due lati del campo e ottimo gestore di una squadra con così tante armi a disposizione.
Sarà decisivo anche l’apporto dalla panchina di Pini, sempre prezioso quando chiamato in causa.
A proposito di panca, a testimoniare la bontà del roster, Pozzecco può permettersi di tenere McCamey a scaldarla per 40 minuti o quasi.
Bisognerà, tuttavia, tenere ben dritte le antenne contro Casale.
La Novi Più ha condotto una stagione di vertice, continuando a non tremare neanche nella postseason.
La squadra di Ramondino ha superato brillantemente le forche caudine di Udine, portando a casa una serie molto più equilibrata, in ogni suo singolo episodio, di quanto possa dire il 3-1 finale.
Leader indiscusso della Junior è capitan Martinoni, un fattore contro la Gsa e nell’arco di tutta l’annata, il cui apporto sarà determinante anche contro Bologna, quando sarà chiamato a far valere la bidimensionalità, interna ed esterna, per mettere in difficoltà gente come Rosselli e Mancinelli.
Occhio anche alla solidità di Sanders, uno che sa sempre cosa fare e quando farla, anche in serate piuttosto freddine per le percentuali al tiro.
La chiave per Casale potrà essere anche le perimetralità di un cecchino seriale come Blizzard, contro una difesa fortitudina che ha dimostrato di concedere molto dall’arco anche a Verona, brava ad approfittare con percentuali molto alte da 3 nelle gare 3 e 4.
Anche qui ci sarà da leccarsi i baffi.
Chi si è gustato un trionfo storico è il Real Madrid, tornato sul tetto d’Europa nella final 4 di Belgrado.
E, così, i blancos si sono tolti lo sfizio della decima anche nel basket, in attesa di fare, chissà, 13 nel calcio sabato prossimo.
La squadra di Laso ha spodestato il Fenerbahce, riprendendosi l’Eurolega dopo 3 anni d’astinenza.
Mvp annunicato Luka Doncic, ancora incerto sul suo futuro al di la dell’Oceano.
A dirla tutta, non volendo assolutamente mettere in discussione la classe sovrannaturale dello sloveno, il titolo di miglior giocatore sarebbe spettato al suo compagno Thompkins, decisivo sia in semifinale contro il Cska che nell’atto conclusivo contro i turchi.
Al netto di questo riconoscimento, la Casa Blanca si è aggiudicata meritatamente il titolo, nonostante una regular season costellata da diversi ed inaspettati stop.
La chiave, superfluo dirlo, è stato il rientro, giusto in tempo per il gran finale, di Sergio Llull: quando puoi pescare dal mazzo una carta in più come la sua, è difficile per gli avversari tenere il passo.
Nel complesso, il Real era la squadra meglio assortita del lotto delle pretendenti ed è stato cinico ad approfittare dei consueti balbettii del Cska alle finali.
La squadra di Itoudis (al capolinea, per il prossimo anno si punta Jasikievicius) ha fallito, per il secondo anno di fila, l’appuntamento con il titolo, sciogliendosi come neve al sole al cospetto dei madrileni. Certamente avrà influito la precaria condizione fisica di De Colo, reduce da un infortunio, ma anche un fenomeno come Rodríguez  ha steccato nel momento decisivo.
Largamente positiva l’esperienza dello Zalgiris che, da cenerentola della compagnia, si è regalato il podio, sfilandolo ai moscoviti nella finalina delle deluse.
Nulla ha potuto la squadra di Jasikievicius contro un Fenerbahce di ben altra levatura ma, di certo, il miglior coach dell’anno avrà occasione di vincere il titolo nel corso della sua carriera.
La chiusura, da italiani, non può non essere dedicata al Fener di Datome e Melli, per la seconda volta k.o. in finale negli ultimi 3 anni.

Gigi Datome al tiro durante Fenerbahçe-Real Madrid (foto S.Trapezanlidis 2017)

Datome ha disputato una buona final four ma senza raggiungere picchi elevatissimi di rendimento.
Discorso ben diverso per Nik Melli. Il prodotto della Reggiana, dopo una solida semifinale, si è preso il proscenio nell’atto conclusivo non riuscendo, però, a far coincidere la miglior prova della sua carriera con il successo di squadra.
Realizzare 28 punti con 7/10 da 2, 4/6 da 3 e 6 rimbalzi in finale non è da tutti. Una conferma in più sul livello raggiunto da questo giocatore, di fatti tra i migliori del continente nel suo ruolo.
Non è un caso che questa definitiva maturazione coincida con la sua permanenza alla corte di un maestro come Obradovic.
Ottima notizia anche per la Nazionale: in Melli abbiamo, finalmente, trovato un giocatore di livello assoluto.

Jacopo Romeo