A cinque partite dalla fine della regular season, posso iniziare il mio percorso verso la derisione generale, sbilanciandomi in qualcosa che si avvicini a pronostici ma che io, forse un po’ democristianamente, chiamerei analisi.
Un embrionale sentenza, ma nemmeno dai, chiamiamolo parere è il seguente: Brescia può essere la Trento degli scorsi playoff.
Questa Leonessa ha tutto, anzi di più rispetto alla Dolomiti Energia dell’anno scorso.
I ragazzi di coach Diana, a differenza di quelli di Buscaglia, non sono cresciuti con l’andare delle partite ma si sono imposti ai piani alti della classifica sin dalle prime battute stagionali.
Alzi la mano chi, anche nelle più rosee previsioni, si aspettasse la Germani al terzo posto a fine regular season, forse nemmeno i diretti interessati lo faranno. E, invece, questa squadra ha dimostrato di starci benissimo in quella posizione di classifica, avendo affinato anche il killer instinct e la resilienza propria delle grandi quando, dopo l’avvio sparato, è arrivata una flessione ma non la disperazione.
Di ulteriormente positivo c’è che Brescia ha innestato le sue fortune puntando molto sui fratelli Vitali, affidando a Luca le chiavi della squadra e a Michele quel po’ di sana ignoranza offensiva, abbinata all’efficacia, che non guasta mai. Ah, a proposito, l’acuta dirigenza guidata da Santoro sta trattando il rinnovo col minore dei fratelli Vitali e anche l’estensione del contratto di coach Diana per un altro anno, portandolo, così, al 2020. Programmazione, questa sconosciuta per molti.
Non è un caso, allora, che la squadra, quest’anno, possa concedersi un Landry normale, distribuendo e variando l’attacco con molta imprevedibilità, senza sbilanciare la squadra in difesa.
In questo il gioco è agevolato anche dalla tanta sapienza cestistica e dall’esperienza vincente di giocatori come Moss ed Ortner, due che sanno come si fa, anche quando il clima, nei playoff, sarà torrido.
Insomma, non vorrei portare sfiga, ma le carte per non perdersi nella postseason e, anzi, dare fastidio a tutte ci sono eccome. In tal senso non c’è da sorprendersi se la presidentessa Bragaglio non abbia badato a spese, andando a rimpolpare il roster, in ottica playoff, con un signor giocatore come Bryce Cotton; uno con punti nelle mani che potrà togliere diverse castagne dal fuoco quando necessiterà.
Detto questo, le ultime cinque partite saranno gravide di verdetti.
In zona playoff la scorsa giornata ha detto cose importanti:
1) Torino e Sassari (con tutto Markovski) vedono allontanarsi la prospettiva di entrare tra le magnifiche otto, se non per la classifica, ancora rimediabile, per quanto stanno mostrando sul campo.
2) Discorso simile vale per una Reggio Emilia svuotata dalle fatiche di coppa e, stando alle parole del vicepresidente Paterlini, già fortunata ad aver messo in ghiaccio la salvezza (non ci sembrava il caso di parlare, adesso, in questi termini, poi non ci sorprendiamo se i giocatori sbracano).
3)Trento si è messa abbastanza al sicuro.
4) La Virtus ha fatto casino, regalando partita e un posto quasi certo a Cantù.
5) Come profetizzato nelle settimana scorse, Varese è assolutamente in corsa.
Un quintetto di tematiche, tutte molto interessanti,
Partendo dalle dolenti note, ribadiamo che il mezzo passo indietro di Pasquini non avrebbe risolto i problemi di Sassari, l’anno prossimo si deve resettare tutto.


Sull’episodicità del trionfo in Coppa Italia di Torino, già mi ero espresso e la confusa gestione societaria ritorna prepotentemente a galla: basti pensare che i Forni stanno pensando di silurare il deludente Blue (comunque MVP della Final Eight) e Boungou Colo, i due rinforzi di metà stagione. Occhio al possibile ingresso di Jamil Wilson.
Deve stare in guardia la Virtus, scesa al settimo posto, ed eccessivamente affaccendata a programmare il prossimo anno, quello del trionfale ritorno in Europa (in Champions).
Benissimo se si prenderà Djordjevic, benissimo la scelta di Dalla Salda dietro la scrivania ma, adesso, sarebbe opportuno dare a Ramagli e soci la serenità necessaria per blindare un posto nei playoff. E, in tal senso, il brutto k.o. interno con Cantù non mi pare un buon presagio.
Il miele spetta tutto a Trento e Cantù, rispettivamente quinta e sesta, ed oramai quasi sicure di giocarsi lo scudetto, forti anche di una crescente alchimia ed organizzazione, determinanti quando si inizierà a giocare ogni 2-3 giorni.
Chi zitta zitta è arrivata lì ad un passo è Varese. Quel volpone di Caja ha infilato 4 vittorie consecutive, espugnando Capo d’Orlando, pur senza Wells.
La classifica adesso dice 24 punti, gli stessi di Cremona, Torino e Sassari, la sensazione è che da questo mischione uscirà l’ultima delle 8 e, continuando così, questa Openjob è la favorita. Occhio agli scontri diretti contro Cremona e Torino nelle ultime due giornate.

Attilio Caja (foto Stefano Gandini 2018)

In coda un varesino doc, Cedro Galli, alla guida di Pesaro, rischia di aver pescato il jolly decisivo per tenersi stretta la serie A.
La vittoria interna contro Pistoia ha permesso alla VL di mettersi in zona sicurezza, staccando la sempre più disperata Orlandina.
Il calendario è difficilissimo per entrambe che se la vedranno con Venezia (Pesaro anche con Avellino e Milano) ed altre squadre in lotta playoff e, proprio per questo, il successo contro Pistoia potrebbe essere stato quello decisivo.
Capo d’Orlando, infatti, sta per completare il proprio harakiri, nonostante Mazzon abbia portato almeno un po’ di dignità con una sconfitta in volata contro Varese. Ma comunque di sconfitta si tratta.
Una disfatta di tutto il sistema pallacanestro è, invece, la vicenda Reggio Calabria.
E’ arrivata la preventivata stangata della giustizia sportiva che ha comminato la bellezza di 34 punti di penalizzazione alla Viola per l’irregolarità della fideiussione presentata per l’iscrizione al campionato.
Giustizia è stata fatta direte voi, soprattutto per le altre squadre in regola con gli adempimenti.
Beh questo si, ma nessuno mi toglie dalla testa che si sia trattato di un classico papocchio all’italiana che poteva essere tranquillamente evitato. Come? Semplice, controllando esaustivamente quando andrebbe fatto, ossia prima dell’inizio della stagione.
A perdere è prima di tutto la città, con una squadra di vertice, di fatti retrocessa e, forse, colpita a morte nella continuità sportiva.
Le colpe principali sono della società e dei furbetti che hanno fatto un azzardo, ricevendo ciò che si meritano ma la Fip e la Com. Te. C (l’organo di controllo) dove erano quando bisognava vigilare?


Petrucci non potrà più dire che certe cose succedono solo nel calcio (si vedano, solo quest’anno, i casi Arezzo, Modena, Vicenza e Matera) ma dovrà mettere mano ad una seria prevenzione di questi fenomeni, dando una stretta sui controlli, altrimenti non si va da nessuna parte e si finisce con il falsare campionati e risultati sportivi acquisiti sul campo.
Ditemi voi adesso, in attesa dell’iter giudiziario, con che stato d’animo la Viola finirà la stagione.
Di questi problemi mai ne avranno dall’altra parte dell’oceano, dove una delle più interessanti e sorprendenti regular season NBA degli ultimi anni, volge al termine.
L’Ovest continua ad essere ultra competitivo, basti pensare che una tra Denver e Minnesota resterà fuori dai playoff con un record di 46 vinte e 36 perse. Follia pura.
L’unico verdetto ancora da emettere è proprio quello che assegna l’ultimo posto buono nella Western Conference per scontrarsi al primo turno contro gli scatenati Houston Rockets. Tutto si deciderà nello scontro diretto che chiuderà la stagione di una tra Nuggets e T’Wolves.
La franchigia di Minneapolis era attesa al rilancio in questa stagione, forte di un roster completo e giovane con un autentico fenomeno come Towns a fare la differenza. Eppure, nella prima parte di campionato, la squadra ha veleggiato anche al terzo posto nella conference, prima di spegnere la luce inanellando una serie di sconfitte che sono arrivate a metterne, addirittura, in dubbio la qualificazione alla postseason.
Il naturale parallelismo sovviene con Philadelphia che, però, ha avuto una crescita vorticosa nell’arco della stagione, tanto da poter ambire a strappare la terza piazza ad Est; tutt’altro contesto, vero, ma, comunque, giù il cappello per questi 76ers.
Una squadra, quella della città dell’amore fraterno, in cui Belinelli sta come il cacio sui maccheroni: il Beli sta producendo cifre da record, avvicinando i 14 punti di media a partita, tirando oltre il 50% dal campo con quasi il 40% da tre. Starà a lui, che un anello l’ha vinto, portare esperienza in un mondo completamente diverso quale sono i playoff. Da Phila ci si può aspettare di tutto, sia un eliminazione al primo turno, sia un finale di conference, visto che Boston, senza Irving e Hayward, dovrà sudare per vincere la prima serie contro una tra Miami e Washington.
Certo, ci sono pur sempre una Toronto schiacciasassi (squadra da battere sulla costa atlantica) e una Cleveland, si zoppicante ma con un certo LeBron che, a 33 anni, sta producendo la miglior stagione della carriera, predicando, però, spesso e volentieri, nel deserto. Staremo a vedere.
Ad Ovest, invece, la finale sembra già scritta e tutti aspettiamo la resa dei contri tra Rockets e Warriors.
La squadra di D’Antoni ha impressionato tutti nell’arco delle 82 partite e pare aver trovato il mix ideale per infilare al dito di Harden l’anello.

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Il Barba è, oramai, leader maturo e sente che questo può essere l’anno buono, soprattutto perché al suo fianco c’è un Chris Paul formato miglior play della lega (per me, testa a testa con Ben Simmons).
I texani hanno gente navigata come Ariza, abituata a difendere forte e a competere ad alto livello e possono contare su un Clint Capela che, forse, è l’uomo che più di tutti beneficia della cura D’Antoni.
Dall’altra parte Golden State ha chiuso la stagione in calando, falcidiata dagli infortuni dei suoi big three.
Il loro rientro alla spicciolata non è stato indicativo per testare il loro reale potenziale in chiave playoff ma, qualora riuscissero ad arrivare interi alle partite che contano, i favoriti saranno, comunque, loro.
Difficile pronosticare sgambetti dai vari Spurs (guai, comunque, a sottovalutarli) e Pelicans mentre, c’è più curiosità per testare, sul palcoscenico della postseason, due squadre on fire come Portland e Utah, autrice di una rimonta sensazionale a cavallo dell’All Star Game.
E non possiamo mica dimenticarci di quel satanasso di Westbrook e dei suoi compari ai Thunder George ed Anthony. Saranno in grado di togliersi soddisfazioni?
La sensazione è che ne vedremo proprio delle belle.

Jacopo Romeo