Simone Pianigiani (foto Stefano Gandini 2018)

Ci eravamo lasciati mercoledì scorso, parlando del quadripartito al governo della serie A. Adesso, dopo una settimana, ci riaffacciamo, con vista Final Eight, e ritroviamo una protagonista in meno: Brescia. Avevamo esaltato la Leonessa, capace di riaprire una striscia vincente dopo un mese d’appannamento e, adesso, la bacchettiamo per il tracollo senza ne arte ne parte contro Varese. 100 punti subiti sono un campanello d’allarme inquietante in vista della Coppa Italia, ma se dicessimo che la squadra era già con la testa a Firenze, finiremmo con lo sminuire la partitona di Varese.
La Openjobmetis è la squadra più calda del momento, ancora imbattuta nel girone di ritorno, portandosi a casa gli scalpi di 3 delle prime 4 della classifica (Milano, Venezia e Brescia), oltre al sacco, sempre prestigioso, di Cantù.

Caja ha avuto la bravura di scalare le marce repentinamente quando si era pericolosamente ritrovato con l’acqua alla gola, nonostante le porte girevoli sul mercato. I nuovi arrivati Larson e Vene hanno iniziato a far vedere qualcosina contro la Leonessa, Okoye si sta rivelando una certezza nella sua seconda reincarnazione varesina e Avramovic si sta scoprendo un bombardiere dal vasto repertorio offensivo. Ma concedetemi una menzione speciale al cuore di Ferrero e all’efficacia del sempre più sorprendente Tambone, una vita nelle minors e, adesso, spalla sicura su cui coach Caja può contare. Adesso c’è da verificare come si inserirà Delas: di sicuro la squadra guadagnerà in coralità e solidità sotto canestro prendendo un lungo passatore dall’ottima tecnica, magari rinunciando a un pizzico dell’esplosività di Pelle, nuovo rinforzo di Torino.

Ma, come detto, è il weekend delle Final Eight.
Le sorprese hanno sempre abbondato ma quest’anno ci siamo superati: nemmeno l’oracolo di Delfi riuscirebbe a fare un pronostico attendibile.
Io mi astengo, a maggior ragione dopo il bacio della morte rifilato a Brescia la settimana scorsa. Ma un’analisi provo a farla, invitando calorosamente gli appassionati del betting a non spacciare per pronostico nemmeno una virgola delle mie parole. E’ nel vostro interesse.
Procediamo in rigoroso ordine di teste di serie.
1) Avellino è una delle più accreditate a bissare la coppa Italia targata Boniciolli, sin qui unico trofeo in bacheca.
2) Brescia è una credibile outsider che in Coppa, lo scorso anno, ha già dimostrato di esaltarsi. Forse potrebbe iniziare a sentire un pizzico il peso della responsabilità, vista l’ottima stagione.
3) Milano ha in Milano il suo primo nemico. I segnali incoraggianti di chimica e coesione in crescita ci sono. Tuttavia, la gara secca può fare maledettamente paura anche se, a rigor di logica, una Cantù incerottata e, sulla carta, palesemente inferiore, non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile.
4) Venezia si sta ritrovando e, soprattutto, sta inserendo Daye. Il classico finale in volata a Cremona, campo ostico per tutti quest’anno, l’ha premiata. Da non trascurare un Watt sempre più convincente e una ripartizione offensiva dei possessi equilibrata, forse, come nessuna in serie A.
5) Torino è un enorme punto interrogativo. A Pesaro ha dimostrato carattere senza perdere la testa in una gara-trappola che avrebbe potuto affossarla ulteriormente. Vedremo se il rookie Galbiati riuscirà a pescare il jolly, forte dei nuovi innesti Boungou e Pelle.
6) Cantù è già felice di esserci. Troppi cerotti per impensierire Milano ma mai dire mai. Il derby porta sempre motivazioni extra.
7) Bologna ha le armi per piazzare il colpo ed eliminare Brescia, però… C’è più di un però. Aradori è fuori causa dopo lo brutto stop di Sassari, Gentile Stefano ha problemi a un polso e la squadra ha ancora equilibri precari. Servirà un super Gentile Alessandro per togliersi soddisfazioni che, sulla carta, non le sono precluse. E’ pronto per traghettare i suoi all’impresa?
8) Ultima solo per numero di testa di serie, Cremona. La Vanoli è la vera cenerentola di questa Coppa Italia, sulla carta con Avellino non c’è storia ma Meo, in quanto a imprese, ci sa fare.

Chiuso il capitolo Final Eight, mi tocca tornare sulla questione Capo d’Orlando. La classifica è diventata tremenda, con lo spettro retrocessione sempre più concreto. La rivoluzione sul mercato può portare una ventata d’entusiasmo oppure creare ancora più confusione. Ma è un pagina voltata dalla società, o i giocatori preferiscono cambiare aria? L’ardua sentenza ai posteri (e al campo…) ma in lista di sbarco ci sono Maynor, out per infortunio ma nei radar della Fortitudo; Delas, diretto a Varese, e anche Ikovlev. Sindoni cerca un 4 e un 5 da quintetto per svoltare.

Stefano Mancinelli (foto di Marco Berti)

Chi ha svoltato in A2, dopo qualche incertezza, è la Fortitudo: orfana di coach Boniciolli, cui vanno i nostri auguri di pronta guarigione, la Effe si è rimessa in carreggiata ed ha agguantato Trieste in vetta per quello che sarà un duello appassionante fino alla fine. La squadra sta rivendicando il ruolo di favorita per la promozione in A e lo sta facendo puntando su un nucleo di italiani da serie A. Mancinelli, Rosselli e compagni, allontanato Legion e ridimensionato il discusso McCamey, hanno innestato le marce altissime, schiantando Trieste nello scontro diretto ed espugnando il campo di una Verona in ascesa. La Fortitudo è l’emblema di come la A2 sia un campionato più divertente ed avvincente della A, puntando tanto sul prodotto interno, piuttosto che su stranieri mediocri. Se promozione sarà, le tinte saranno azzurrissime. Prendere nota anche al piano di sopra.

A proposito di azzurro facciamo un grosso in bocca al lupo a Marco Belinelli per la nuova avventura ai Philadelphia 76ers. Una scelta felicissima quella di Beli che va alla corte di coach Brett Brown, assistente di vecchia data di Popovich, in una squadra giovane, in fortissima ascesa e candidata ad un posto nei playoff che l’esperienza dell’ex Hawks può aiutare a suggellare. Belinelli è nel posto giusto, il contesto tecnico si addice alle sue caratteristiche: Embiid e Saric sono lunghi tiratori che creano spazio agli esterni sul perimetro, Simmons è un giocatore totale, bravo a mettere in ritmo l’attacco e che potrà beneficiare della presenza di Marco, pronto ad assumersi anche compiti di regia nei minuti d’assenza dell’australiano. Fino a fine stagione resterà nella città dell’amore fraterno, poi si vedrà.

 

Jacopo Romeo

 


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