Senza Viktor Gaddefors la difesa  di Caserta è irriconoscibile (Foto Gennaro Buco, Juvecaserta Basket Official)

Senza Viktor Gaddefors la difesa di Caserta è irriconoscibile (Foto Gennaro Buco, Juvecaserta Basket Official)

La settimana lombarda si è chiusa come peggio non si poteva auspicare. Al Pianella la Pasta Reggia Caserta è letteralmente affondata dopo l’intervallo, concedendo una vittoria preziosa a Cantù, utile per sognare ancora i playoff. Gli uomini di Dell’Agnello sono alla quarta sconfitta in fila nel giro di due settimane, un ruolino di marcia poco invidiabile conseguito proprio nel momento di capire in quale modo potesse svoltare la stagione bianconera; soltanto il pessimo momento di Torino, ancora a quota 12 con lo scontro diretto che pende verso la Reggia, non ha ancora riaperto i giochi per la salvezza.

Ma nonostante i ko consecutivi siano quattro, i segnali d’allarme sono tutti concentrati nelle ultime tre gare giocate nel giro di sette giorni. Sette giorni durante i quali la Juve è parsa lontana parente di quella vista nelle prime 20 giornate, dove ogni successo partiva da una grande prestazione difensiva. Ed è la difesa a finire sul banco degli imputati: tra Pistoia, Milano e Cantù i bianconeri hanno subito 277 punti, una media di 92.3 a gara. Un periodo nero può capitare a chiunque, ma per una squadra che era abituata a subire quasi 20 punti in meno ad allacciata di scarpe (72,9 nelle precedenti 20 partite) può suonare come un campanello d’allarme. Le rotazioni ridotte all’osso possono giocare un ruolo importante per questo calo drastico, ma forse l’obiettivo è da spostare su un altro fattore, l’assenza di Viktor Gaddefors. Lo svedese, arrivato in sordina all’ombra della Reggia per sostituire Micah Downs, conquistò tutti con la sua etica del lavoro e la sua abnegazione nella propria metà campo, scegliendo così di firmarlo per tutta la stagione e di sacrificare sul suo altare Muhammad El-Amin, colui che nei piani iniziali doveva essere lo scorer della panchina. Ma il ‘soldatino’ ha ripagato la scelta di Dell’Agnello: se in attacco i leader erano Siva e Downs, in difesa è lui che si è imposto diventandone il comandante. La sua capacità di marcare tre, se non quattro ruoli era di fondamentale importanza nelle marcature casertane, fatte di innumerevoli cambi; c’è tanto del suo apporto nel fatto che Caserta nelle prime venti giornate era la seconda difesa del campionato. Con il suo infortunio e la sua sostituzione con un giocatore utile ma completamente diverso come Slokar l’allenatore livornese deve ridisegnare l’anima difensiva della sua Juve.

Per una squadra costituita sull’anima e sulla grinta, quando le cose non vanno in difesa, è difficile che vadano meglio in attacco. Peyton Siva va sul banco degli imputati per la sua voglia di intestardirsi nella giocata ad effetto, ma l’accusa di essere diventato troppo solista per pompare le sue cifre decade dopo aver dimostrato, nonostante i tre ko, un miglioramento generale di media punti e percentuali dal campo (18 punti con il 64,7% da due e il 33,3% da tre punti con 23,6 in valutazione), con i soliti sette assist ad allacciata; il vero problema è che il numero di assistenze poteva essere maggiore se i compagni l’avessero sfruttate a dovere. In pratica, sono le altre bocche da fuoco a mancare.

Daniele Cinciarini sta vivendo un pessimo momento: 7/35 da tre in sei gare (Foto R.Caruso 2016)

Daniele Cinciarini sta vivendo un pessimo momento: 7/35 da tre in sei gare (Foto R.Caruso 2016)

Micah Downs sta vivendo un periodo di leggera flessione, culminata nella partita di ieri con quattro punti a segno con, dato più preoccupante, solo sei tiri presi: per colui che si è erto a faro in molte situazioni è effettivamente un passaggio a vuoto. Chi sta però mancando all’appello nell’attacco bianconero è Daniele Cinciarini, colui che si rivelò l’arma segreta della Juve dopo il girone d’andata. Il Cincia arrivò al giro di boa della stagione con numeri che potevano lasciar presagire una seconda giovinezza, con quasi quindici punti di media ed il 40% dai tre punti; nelle sei partite disputate nel girone di ritorno, complice anche l’infortunio alla schiena che lo ha limitato, il suo peso offensivo è calato drasticamente. Soltanto nove punti e mezzo ad allacciata di scarpe, ma a far tremare è il 7/35 al tiro pesante, equivalente ad un misero 20%; se si pensa che il fatturato è ‘pompato’ dal 3/10 contro Milano i brividi diventano ancora di più. In una squadra che non è dotata di altri specialisti dall’arco diventa difficile aprire la scatola se il tuo miglior tiratore ha queste percentuali; per poter riequilibrare il tutto serve un recupero anche del numero 10 in bianconero, che mai si è tirato indietro dalle avversità.