Milano è campione d’Italia per la ventottesima volta. Si chiude quindi la stagione 2017/2018 del campionato tricolore, e dopo aver analizzato l’annata delle squadre fuori da playoff e delle eliminate ai quarti di finale, passiamo alle ‘fantastiche quattro’ della nostra stagione.

foto di Valentino Vitali

EA7 Emporio Armani Milano Voto 8.5 – Milano torna al successo dopo l’esperienza tragicomica degli scorsi playoff. Lo fa con autorità e mostrando, a volte, sprazzi di buona pallacanestro, anche se alla fine il successo è sigillato da una giocata spettacolare del suo uomo più rappresentativo, più forte e più determinante. Il voto, però, non può non tenere conto di una regular season altalenante, in cui l’Olimpia ha dovuto fare i conti con gli impegni in EuroLeague, che a volte sono stati troppo gravosi ed hanno fatto viaggiare la squadra di Pianigiani sulle montagne russe. La brutta botta presa contro Cantù in Coppa Italia è stata, però, la scossa di cui la squadra aveva bisogno, perché da lì in poi Pianigiani ha tirato fuori il meglio dai suoi uomini. Per farlo ha anche cercato e trovato un assetto definitivo, rinunciando alle possibilità di rotazione, quasi infinita, che il roster gli forniva per puntare deciso su un blocco di uomini da cui sentiva di poter avere grandi garanzie. Basti pensare che in regular season sono ben 12 i giocatori di Milano con oltre 15’ di utilizzo a partita, più Cusin con 11’, mentre nei playoff ci sono solo 8 giocatori con più di 18’ e poi Pascolo con 11’, senza però incidere particolarmente e con alcune partite passate sempre in panchina. Al netto di pause, offensive e difensive, che sono costate le 3 sole sconfitte in post-season, Milano ha obiettivamente dominato i playoff, perché la sensazione è sempre stata quella di squadra in controllo e soprattutto (concetto sconosciuto nell’ultima stagione) con un piano partita in testa e certezze offensive su cui contare nel momento del bisogno. E’ stato lo scudetto di Vlado Micov, fuoriclasse che è sempre stata l’ancora di salvezza ed il punto di riferimento su entrambe le metà del campo; è stato lo scudetto di Cinciarini, diventato mese dopo mese il metronomo della squadra e che si prende da protagonista quel titolo che proprio Milano gli aveva tolto due anni fa; è stato lo scudetto di Simone Pianigiani, che volente o nolente, in Italia non perde mai nei playoff e dopo il titolo con l’Hapoel la scorsa stagione riporta al successo le scarpette rosse. Ma è stato soprattutto lo scudetto di Andrew Goudelock, che nel momento più importante ha tirato fuori (in difesa) la giocata dell’anno, con una stoppata clamorosa che è il marchio a fuoco su questo scudetto. Semmai, proprio Goudelock e la sua gestione da parte della società (di fatto scaricato a campionato ancora in corso) è la dimostrazione di come l’Olimpia oltre che in campo deve lavorare per migliorare dietro la scrivania, se vuole competere con le grandi d’Europa. Perché in Italia il vantaggio sulle altre è ancora consistente, a meno di congiunzioni astrali straordinarie.

Trento vs San Pietroburgo (foto Pasquale Cotugno)

Dolomiti Energia Trento voto 8. Per il secondo anno consecutivo Trento si ferma ad un passo dal traguardo. Anche in questa stagione Trento cede all’ultimo atto uscendo però dal campo a testa altissima. I ragazzi di coach Buscaglia hanno molto poco da rimproverarsi. Partendo dalla quinta posizione in classifica, hanno affrontato tutta la strada dei playoff con il fattore campo a sfavore e nonostante questo handicap hanno eliminato squadre del calibro di Avellino e Venezia. In finale hanno fatto tremare Milano conquistando gara 3 e gara 4 tra le mura amiche. L’assenza per infortunio di Flaccadori ha accorciato le rotazioni e Trento è arrivata alla decisiva gara 6 senza più benzina in corpo. Gli ottimi playoff della Dolomiti Energia portano la firma di Shavon Shields, il figlio d’arte è stato l’autentico trascinatore dei trentini diventando un giocatore elettrizzante ed in alcuni casi onnipotente. Buscaglia ha valorizzato al massimo l’ennesimo giocatore ed ora Shields è pronto per i palcoscenici più prestigiosi d’Europa. Detto questo, un’altra stagione dove il valore della Dolomiti è uscito alla distanza, mostrando tanta solidità e unità di intenti. Un progetto partito pochi anni fa e che può soltanto crescere.

Gioia incontenibile per Venezia ( Foto Alessandro Montanari 2017 )

Reyer Venezia voto 6,5: Lo abbiamo detto per un anno intero, la cosa più difficile quando si vince è sapersi confermare ad alti livelli. E la squadra di Walter De Raffaele è riuscita nell’intento, ma solo in parte. Una stagione regolare di livello, con i nuovi acquisti che, chi più chi meno, avevano preso coscienza del loro ruolo nel roster; l’infortunio di Orelik, il migliore dei lagunari fino a che il suo ginocchio non ha fatto crack, ha portato ad un cambiamento d’assetto inserendo il talento puro di Austin Daye, confermatosi ad alti livelli, ed un Edgar Sosa apparso lontano parente anche di quello visto l’anno prima a Caserta. Nonostante ciò, il girone di ritorno della Reyer faceva presupporre ad una cavalcata trionfale verso la seconda finale consecutiva, con Trento che si è messa di mezzo prendendosi la rivincita della finale 2017 grazie soprattutto ad una gara-1 emozionante. Il rammarico per la prematura uscita ai gironi di Champions League e ai quarti di finale di Coppa Italia è stata però mitigata dal trionfo in Europe Cup nell’ultimo atto tutto italiano con Avellino, che consegna a Venezia la prima coppa europea della sua storia (solo una finale di Korac nel 1981) e la prima coppa dall’EuroChallenge di Reggio Emilia nel 2014. L’obiettivo minimo è stato raggiunto: Venezia si è confermata come una delle grandi.

Luca Vitali e Tyler Larson (foto Stefano Gandini 2018)

Germani Basket Brescia voto 7,5: Un’annata meravigliosa per la Germani. Potremmo anche fermarci qui per descrivere la stagione della Germani, capace di giocarsela in ogni gara e di arrivare ad un passo dal sogno. Tutto parte dal lavoro estivo, concretizzato per mantenere praticamente intatto il roster che già lo scorso anno aveva sorpreso tutti dopo un inizio balbettante, aggiungendo i soli Brian Sacchetti e Dario Hunt ad inizio anno. Partenza da sballo, con nove vittorie consecutive ed un gran bel gioco organizzato da coach Diana; dopo i ko con Sassari e Milano in molti si attendevano il solito calo che attraversano le squadre che partono fortissimo sin da ottobre, come successe negli ultimi due anni a Pistoia e Caserta; ma un gioco corale perfettamente orchestrato da Luca Vitali, forse il miglior playmaker della stagione, ha permesso a Brescia di rimanere a marce altissime, grazie anche al contributo dell’altro Vitali, Michele (oramai solidissimo sesto uomo di lusso) e di una mentalità fatta di garra e di coltello sempre fra i denti condivisa da ogni giocatore di Brescia, da Moss a Landry, da Moore a Dario Hunt. Una stagione che ha raggiunto il suo apice in gara 1 con Milano, che lasciava presagire ad un vero e proprio sogno e ad una finale fra outsider con Trento; il talento delle scarpette rosse è uscito alla distanza, ma la stagione di Brescia rimane da incorniciare.

(Fabrizio Quattrini, Marco Bogoni, Alessandro Aita)