FernandoMarino e Luigi Bagnato presidente e vice dell'Enel Basket (foto di E.Zito 2013)

Fernando Marino (foto E.Zito)

La brace, si sa, non manda fuoco e fiamme, resiste sotto la cenere e al massimo ogni tanto sprigiona qualche scintilla. Tale e quale è l’Ultima Legione, la cui caratteristica è la dispersione, senza tuttavia spegnersi del tutto e definitivamente. Solo qualche scintilla, nell’accampamento desolato ed accerchiato. Guardando oltre, all’orizzonte, sempre più velato, sempre più lontano. Tramontato il tempo dell’utopia, quella che serve ad andare avanti, ovunque quello che avanza è soltanto arretramento. Se ancora sprizza la scintilla del diritto all’opinione personale, che poi altro non è che libertà di pensiero, senza che per questo diventi giudizio, allora dobbiamo dire che non ci piace quasi nulla di quello che sta accadendo nello sport italiano: non ci piace Tavecchio alla presidenza del calcio, superato solo di poco dal fastidio di vedere Marchionne presidente della Ferrari. Non si tratta di simpatie o antipatie, ma di opportunità che non è qui il caso di approfondire. Anche perché ci sembra di sentire: ma perché non ti occupi del tuo orticello? Che, intanto, non è più nostro, o almeno tale non lo sentiamo più da un pezzo.

Comunque, non ci piace nemmeno Fernando Marino, il nuovo presidente della Legabasket. E qui ci avventuriamo nelle sabbie mobili. Perché a noi, personalmente, Fernando Marino, piace molto come presidente di Brindisi, e guardiamo sempre alla sua squadra con simpatia, se non altro perché ad allenarla c’è Piero Bucchi che noi, che non facciamo mistero delle nostre opinioni, stimiamo ed apprezziamo, molto. Però non ci piace come presidente della Legabasket! Perché? Ma perché interpreta una pericolosa deriva attuale: quella di non distinguere gli uomini dalle loro opinioni. Le opinioni si combattono, gli uomini si rispettano. E lui? Abbiamo molte domande da rivolgergli.

Renato Villalta con Ettore Messina (foto Chiara Sandrolini 2014)

Renato Villalta con Ettore Messina (foto Chiara Sandrolini 2014)

Perché, ad esempio, quando parla di lui non nomina mai direttamente Renato Villalta, con una forma di sottile ma evidentissimo disprezzo, che fino a prova contraria suona come un insulto alla persona? Solo perché il presidente della Virtus (insieme all’ingegner Toti, presidente dell’altra Virtus, quella romana) non era d’accordo sulla sua elezione? Da notare che Villalta in più occasioni ha tenuto a precisare che non si trattava di una posizione critica alla persona, ma soltanto di una considerazione di opportunità. Qualche mese fa alcuni hanno sostenuto che il presidente della Legabasket dovesse essere un proprietario, bene, avevano tutto il diritto di questa opinione, ma perché lo stesso diritto non viene riconosciuto anche a coloro che sostengono un’opinione contraria? O tutti quelli che la pensano diversamente sono automaticamente degli imbecilli?

Al nostro presidente, sì, perché nonostante tutte le perplessità rimane il nostro presidente, vogliamo semplicemente ricordare che Renato Villalta, se non di più, sicuramente prima di lui, qualcosa ha dato al basket. Inoltre Villalta (sempre con Toti) si era già opposto alla nomina in Lega di Ferdinando Minucci, anche in quel caso senza mettere in dubbio le capacità ma soltanto per opportunità, ed abbiamo visto come è andata a finire. Al proposito, da Ferdinando a Fernando, molto curiosa la nomenclatura in diminutio

Ma veniamo alla questione di fondo: incompatibilità e conflitto d’interesse tra presidenza di club e quella di Lega? Passando prima per un’altra domanda, che implica la trasparenza: il presidente di Brindisi prende o no un compenso come presidente di Lega? Lo prende, lo prende… Ma nessuno finora l’ha detto. Poco o tanto che sia, non ci interessa. Al contrario di un semplice ragionamento. Puta caso che, il presidente Fernando Marino, cui facciamo credito di passione e generosità, quello che prende dalla Lega, sempre poco o tanto che sia, lo reinvesta nel rafforzamento della sua società? Ohi, perché le altre società dovrebbero concorrere, sempre poco o tanto che sia, al finanziamento di una concorrente?

Werther Pedrazzi (foto S.Paolella)

Werther Pedrazzi (foto S.Paolella)

Inoltre, il presidente Fernando Marino ci ha fatto personalmente sapere che “lui lavora, e non ha tempo da perdere in chiacchiere”. Che è un bel modo per evitare risposte e confronto. Insomma: “Io so io e voi non siete un cazzo”. Un nuovo Marchese del Grillo? Certo, che lui lavori chi lo può mettere in dubbio? Però, sempre a proposito di domande, perché non ha ancora trovato il tempo per firmare la Convenzione attraverso la quale la FIP delega alla Legabasket l’organizzazione e la gestione del campionato? Convenzione che la FIP ha inviato in Lega il luglio scorso, o forse anche prima, e che più volte è stata sollecitata? Volutamente tralasciando alcune altre scivolate quali la scelta “non neutrale” per la presentazione del campionato, o un comunicato emesso a nome di tutte le società, mentre molte non erano nemmeno state avvisate (che, comunque, entrambe, alimentano il sospetto di rientrare nella suddetta “sindrome del Marchese del Grillo”), quel che ci preme è rivolgere al presidente Marino una semplice domanda. Non retorica, men che meno provocatoria, ma soltanto per aumentare una leale conoscenza. Ci indichi, dunque, tre motivi per i quali è cosa buona e giusta che sia proprio lui il presidente della Legabasket.

Escludendo, ovviamente, come risposta: “Perché mi hanno votato!”, visto che di “bulgarismi” e di “tautologie” ne abbiamo viste anche troppe. Se vuole gli giriamo diversamente la domanda: tre motivi per cui dovevano votarlo? Attendiamo fiduciosi, per poter finalmente e sinceramente apprezzare. Se poi volesse eccedere in trasparenza potrebbe confermare, o meno, le voci che circolano su una “consulenza occulta”, che non figura nell’organigramma della Legabasket, e che potremmo presumere (bruttissimo verbo peraltro indotto da mancanza di comunicazione) non gratuita. Infine una speranza. Visto che giovedì il presidente Marino ha incontrato Villalta, accompagnato dal neo consigliere delegato della Virtus, Sandro Crovetti, per 12 anni apprezzatissimo segretario di Legabasket tra gli anni ‘80/90, ed espertissimo di cose e di politiche di Lega, l’augurio è che si sciolga un nodo (scorsoio) che rischia di strangolare il basket. La speranza è quella che si possa concludere con Voltaire: “Non condivido la tua opinione, ma mi batterò perché tu possa sostenerla”. Rispetto. Ci vuole rispetto. Soltanto rispetto.