Michael Jenkins schiaccia (Foto di Marco Martinelli 2012)

Michael Jenkins schiaccia (Foto di Marco Martinelli 2012)

Facile comprendere come mai a  Brescia tutti si sono innamorati di Michael Jenkins (guardia 1.91): il ragazzo ha quel sorriso dolce degli stati sudisti d’America, viene da Kingston, North Carolina dove la gentilezza è venerata come una religione e da quelle parti a Winthrop, piccolo college della Big South vicino a Charlotte, ha imparato a giocare a basket “Ero un realizzatore, al college mi hanno insegnato a difendere e giocare anche da playmaker” uscendo dagli Eagles dopo una stagione da senior a 13.9 ppg ed il titolo di miglior giocatore del Torneo di Conference, poi Montenegro al Buducnostdove ho imparato ad essere un pro ed ho capito parlando coi miei compagni che la Serie A era il livello a cui dovevo ambire” Germania e Belgio, con un primo contatto con le competizioni europee prima dell’eccellente stagione in legadue a BresciaSono pronto per il salto, lo ho aspettato a lungo, qui è dovevo volevo arrivare e sono pronto per la sfida, sono sempre pronto… io non faccio nulla in maniera grandiosa ma faccio tutto bene, difendo, gioco per la squadra, segno e soprattutto porto tanta energia

E se lo coccolano i dirigenti canturini “Mi hanno accolto con grandi sorrisi, mi hanno fatto sentire subito benvenuto” così se Anna Cremascoli è convinta che: “la squadra quest’anno è stata costruita con intelligenza, in passato abbiamo avuto problemi con le guardie, stavolta abbiamo un ragazzo giovane, veloce e con punti nelle mani. Ho apprezzato il suo spirito di sacrificio a Brescia quando ha giocato infortunato alla mano le finali promozione ed il fatto che ha rifiutato, e non è stato il solo quest’anno, offerte migliori perché crede in noi”.

Mentre Daniele Della Fiori e Pino Sacripanti concordano nel ritenerlo un collante in grado di inserirsi perfettamente fra due giocatori con punti nelle mani come Pietro Aradori e Joe RaglandSperiamo sia la sorpresa della stagione” dice il novello direttore sportivo “Avevamo bisogno di un giocatore congeniale e multidimensionale e lui lo è” aggiunge il coach.