(Foto di Savino Paolella ©2012)

Giachetti chiama lo schema in modo quantomeno curioso (Foto di Savino Paolella ©2012)

Appassionati di basket, bentornati al nostro appuntamento settimanale con le belle immagini. Dopo che nell’ultima rubrica abbiamo puntato gli obiettivi sulle tribune, oggi torniamo in campo, ad osservare con attenzione i segni e le indicazioni che i playmaker chiamano sul parquet.

I play chiamano gli schemi d’attacco  e i movimenti particolari studiati dallo staff tecnico per quella specifica partita. Come vedremo più avanti, anche le difese vengono chiamate dal play, per adattarsi al tipo di attacco. Oggigiorno nel basket la capacità di reazione alle tattiche avversarie è una delle chiavi di successo. I repentini cambiamenti di difesa da “uomo” a “zona”, da zona 2-3 a 3-2, a 1-3-1 per arrivare alla “square +1” dove 4 giocatori sono a zona e uno è a uomo, impongono velocità di adattamento e idee chiare. Se poi pensiamo che la difesa può cambiare dopo 10 secondi o appena l’avversario supera la metà campo, possiamo immaginare quanto dettagliata e studiata possa essere la preparazione di un incontro in palestra durante i giorni che lo precedono.

Siamo certi che il buon Giachetti (EA7 Olimpia)  non ha nulla contro Ricci (Banca Tercas) e le “corna” stanno solo ad indicare un gioco in attacco. I segni infatti sono scelti in base alla loro semplicità nell’indicarli e facilità nel vederli da parte dei compagni.

Ma Giachetti non è il solo:

Indice e mignolo alzati in effetti sono un segnale diffuso tra i cestisti per chiamare gli schemi – Foto di Roberto Caruso ©2012
Foto di Roberto Caruso ©2012
Anche D’Ercole di Cremona usa le corna per chiamare lo schema – Foto di Roberto Caruso ©2012
Perkins di Cantù non ha esitazioni a indicare le “corna” – Foto Roberto Caruso ©2012
Micov di Cantù posiziona verso il basso le ormai famose “corna” per chiamare lo schema. – Foto di R.Caruso © 2012

Dopo le corna passiamo agli “attributi”: nelle prossime immagini Cook sembra controllare e indica che ne ha ben 3. Poi si rende conto che una è scivolata in tasca e ne sono rimaste due.  Infine una sola, e sembra anche lontana…. Battute a parte, il momento della rimessa è spesso usato per indicare il gioco da attuare.

(Foto di Savino Paolella ©2012)
Cook sembra assicurarsi di averne 3….(Foto di Savino Paolella ©2012)
(Foto di Savino Paolella ©2012)
Adesso ne ha solo 2, una è scivolata nella tasca…(Foto di Savino Paolella ©2012)
(Foto di Savino Paolella ©2012)
Omar Cook (EA7 Olimpia Milano) – Foto di Savino Paolella ©2012

Non solo con le dita, si usano anche altri gesti:

Stefano Gentile (Casale) mostra un altro gesto tipico per chiamare lo schema – Foto di R.Caruso ©2012
Il play del Barcelona Huertas indica lo schema “L” – Foto di R.Caruso ©2012
(Foto di Savino Paolella © 2012)
Nicholas chiama il movimento da attuare per la rimessa dal fondo (Foto di Savino Paolella © 2012)

Tutte le squadre provano e riprovano in allenamento movimenti veloci per le rimesse in attacco. Soprattutto quelle dal fondo possono liberare un giocatore per un facile tiro.

(Foto di Savino Paolella ©2012)
Anche in sede di rimessa dal fondo lo schema è importante (Foto di Savino Paolella ©2012)
Foto di Roberto Caruso ©2012
Nelle rimesse è utile indicare un gioco particolare per liberare l’uomo giusto – Foto di Roberto Caruso ©2012
(Foto di Savino Paolella © 2012)
Mazzon indica quale schema attuare (Foto di Savino Paolella © 2012)

Mentre Perkins, play di Cantù chiama la difesa “2”, Cook dell’EA7 Olimpia indica ai suoi l’attacco “L”.

(Foto di Savino Paolella ©2012)
Cook chiama l’attacco dopo aver visto l’avversario che ha chiamato la difesa… (Foto di Savino Paolella ©2012)

Il playmaker è un leader in campo e talvolta deve spiegare ai compagni come muoversi…

(Foto di Savino Paolella ©2012)
Cook spiega a Bourousis dove deve andare (Foto di Savino Paolella ©2012)

Altre volte il regista sembra essere vera estensione sul parquet del coach. Qui Scariolo sembra radiocomandare il suo playmaker, che ha l’apparenza di essere un automa…

(Foto di Savino Paolella ©2012)
Qui sembra che coach Scariolo “telecomandi” il suo play Cook (Foto di Savino Paolella ©2012)

Da sempre nel basket le grandi squadre hanno basato le proprie vittorie e le stagioni positive sull’asse playmaker-pivot. Quando il play fa giocare la squadra e il pivot imperversa e preoccupa le difese vicino a canestro, allora si aprono le opportunità per l’attacco. Il regista non è quasi mai un grande realizzatore, ma la sua visione di gioco, l’attuazione in campo di quello che chiede il coach e la capacità di gestire il gioco sono la chiave di volta di ogni vittoria.

Ci vediamo la prossima settimana, in piene semifinali play-off, per un altro articolo dove la fotografia sarà protagonista.

Buona luce a tutti i fotografi!

 (Foto di Savino Paolella © 2012)
Gentile indica da che lato iniziare il gioco (Foto di Savino Paolella © 2012)

Testo di Savino Paolella - Foto di Savino Paolella e Roberto Caruso © 2012