Pasta Reggia Caserta

Raphiael Putney (Foto Gennaro Buco, Juvecaserta Basket Official)

Raphiael Putney (Foto Gennaro Buco, Juvecaserta Basket Official)

Edgar Sosa 6,5: 15 dei suoi 18 punti sono arrivati nell’ultimo parziale, a cosiddetto ‘babbo morto’. C’è da dire che il playmaker dominicano ha però tenuto un atteggiamento diametralmente opposto rispetto alla trasferta di Milano. Si è messo a disposizione dei compagni, facendo circolare il pallone e mettendo in moto ognuno di loro per dei tiri facili. Nel finale, quando Trento ha provato disperatamente di rientrare con Forray, ci si è messo d’impegno facendo a fette la difesa di Buscaglia e, forse, sbloccandosi dall’arco con l’ultima tripla, accolta da lui stesso a braccia alzate. Che, spera, possa essere il suo risveglio definitivo.

Daniele Cinciarini 7,5: Oramai la guardia italiana sta diventando la polizza d’assicurazione di Sandro Dell’Agnello. Se c’è bisogno di lui, la palla va al numero 10 che riconosce sempre il modo giusto per far male agli avversari. Entra in campo con il piglio giusto e si fa sempre trovare pronto quando i possessi devono essere finalizzati dalle sue mani: altra serata da cecchino al tiro, con 18 punti con soli nove tiri presi, e un buon apporto anche in difesa. Se prosegue così, potrà scrivere il suo nome tra i candidati al ruolo di sesto uomo dell’anno.

Raphiael Putney 7: Con l’ex Vipers oramai capisci fin da subito se può essere o meno la sua serata. Per intensità e voglia la gara di ieri aveva le stimmate della grande prestazione, con una buona presenza sui due lati del campo ed il suo enorme atletismo. Ma rientrati in campo nel terzo parziale, si incendia infilando tre triple consecutive e dando alla Juve un comodo vantaggio che terrà fino alla sirena finale. Viene sacrificato nell’ultimo parziale per stare al passo con i quintetti piccoli di Trento, ma anche in difesa sta acquisendo più malizia, capendo giorno dopo giorno come assorbire i contatti avversari.

Viktor Gaddefors 6: Come sempre la sua difesa è encomiabile. Si mette sulle tracce degli esterni avversari, non importa chi, e frappone il suo corpo con ogni mezzo per non farli passare. In attacco si limita al compitino, lasciando agli altri l’incombenza di segnare, ma ad inizio dell’ultimo parziale perde due palloni sanguinosi che potevano riaccendere la speranza trentina.

Marco Giuri 7: Oramai sente il ruolo di capitano cucito sulla sua pelle, che pare tinta di bianconero quasi dalla sua nascita. Per molti minuti viene schierato in supporto a Sosa ed il flow dell’attacco resta fluido come se avesse sempre giocato in questo modo. Ma è in difesa che dà il suo meglio: Craft, Flaccadori e Lighty non passano praticamente mai dalle sue parti, e zitto zitto recupera ben cinque palloni. Dell’Agnello si fida ciecamente di lui, tant’è vero che è il casertano con più minuti in campo (33).

Josh Bostic 6,5: Le sue cifre non dicono della sua importanza in mezzo al campo. Con la sua capacità di difendere in quattro diversi ruoli riesce sempre a creare grattacapi agli avversari, ed il suo istinto nello sporcare palloni regala alla Juve una grande pericolosità nella propria area. In alcuni momenti sembra nervoso, commettendo un paio di falli sciocchi, ma quando rientra è ben concentrato ed esegue il suo compito alla perfezione, prendendosi i complimenti di coach Dell’Agnello.

Olek Czyz 6: Sfruttato poco nell’economia della gara, il lungo polacco viene ‘chiuso’ prima dall’ottima prova della coppia Putney-Watt e poi sacrificato sull’altare del quintetto piccolo, giocando alcuni minuti in sostituzione del numero 50. Resta autore di una prova arcigna, e i suoi due punti vengono segnati nel momento più delicato della Juve.

Mitchell Watt 7: L’avvio dell’ex Berlino sembra un prosieguo della sfida con Milano. Costantemente cercato, fa ammattire i lunghi avversari con la sua tecnica di base e permette alla Juvecaserta di prendere subito il controllo del match. Il suo apporto offensivo va scemando con il passare dei minuti, ma dietro ci mette muscoli e voglia, chiudendo con una comoda doppia doppia da 15 minuti e 10 rimbalzi.

Coach Sandro Dell’Agnello 7: Festeggia la centesima panchina in massima serie nel migliore dei modi, con una vittoria schiacciante. La sua Juve continua a giocare un bel basket e non accenna a voler avere un calo, mantenendo sempre la concentrazione alta. Lo confermano due time out chiamati dopo dei minibreak subiti di 0-4, che hanno subito rimesso le cose a posto. Se la situazione societaria si stabilizza, si ci può divertire realmente sotto la Reggia.

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Flaccadori Diego (Foto R.Caruso 2015)Aaron Craft 4,5: Era uno dei protagonisti annunciati della partita. Il playmaker proveniente da Ohio State aveva mostrato un gran repertorio nelle prime cinque giornate, fatto di grande solidità e assist illuminanti. C’è un momento in cui irradia il Palamaggiò, quando pesca Jefferson creandosi la linea di passaggio superando Giuri con il braccio destro e dando una frustata netta al pallone che arriva comodo al numero 6. Ma la sua partita si ferma praticamente qui, collezionando solo errori in serie dal campo.

Johndre Jefferson 7: Se Trento rimane in linea di galleggiamento nel primo tempo e nel secondo ha ancora qualche speranza per rientrare, lo deve soprattutto all’atletico lungo. Nei primi 20’ conferma di essere dominante a rimbalzo d’attacco, regalando alla squadra di Buscaglia numerosi secondi e terzi tiri. Il problema è che ad un certo punto rimane solo, troppo solo per poter evitare la sconfitta. Rimangono i numeri positivi, ma anche il ko.

Filippo Baldi Rossi 6: Nella prima frazione è il compagno di merende ideale per Jefferson. Ci mette tanta grinta a rimbalzo d’attacco e apre la difesa casertana con il suo tiro da tre punti. All’intervallo è il migliore dei suoi, ma al rientro in campo vede ben poco il parquet, restando a guardare l’andamento pessimo del match.

Riccardo Moraschini 5,5: Non riesce ad emergere nel grigiore degli esterni di Trento. Prova a combinare qualcosa che possa smuovere le acque, ma non è mai abbastanza fortunato.

Toto Forray 6: Guadagna la sufficienza segnando tutti i suoi punti nell’ultimo parziale, dando l’impressione di essere l’ultimo a mollare per Trento. I primi 30 minuti lo avevano visto soffrire tantissimo sulle tracce di Sosa, Giuri e compagni, subendo le stesse difficoltà di tutti i suoi avversari. Gli ultimi minuti però dimostrano l’orgoglio del capitano, nato in Argentina ma oramai adottato da Trento.

Diego Flaccadori 5: Ecco uno da cui ci si aspettava molto di più nella serata del Palamaggiò. Parte in quintetto ma si vede veramente poco in fase realizzativa. Viene ingabbiato dai difensori avversari e, forse anche a causa della sua giovane età, non riesce nemmeno a farsi notare. Chiude a 0 con soli tre tiri presi e coach Buscaglia preferisce panchinaro. Seppur è l’unico nelle fila dell’Aquila a chiudere con il plus/minus positivo…

Joao Gomes 5,5: Per mettere in difficoltà Caserta attinge dal suo bagaglio di esperienza. Tanti tagli e controtagli, presenza a rimbalzo, arguzia tattica. Ma quando si arriva al tiro, anche il capoverdiano deve alzare bandiera bianca come i suoi compagni, con risultato finale il seguente: tanta buona volontà, ma poca concretezza.

Dustin Hogue 5,5: Lo chiamano ‘The Hines-Like’ per la sua altezza inferiore ai due metri e l’attitudine a giocare sotto canestro, sopperendo la mancanza di centimetri con garra e atletismo. Se la casella ‘rimbalzi’ risponde benino alle attese, i guai arrivano in attacco, dove non riesce a rendersi pericoloso. Nel pitturato viene mangiato da Putney e Watt e le cose non migliorano nemmeno allontanandosi dal ferro, con il suo tiro in giornata no.

David Lighty 6-: Dopo un buon inizio, il suo talento si annacqua nella difesa casertana. Prova a creare qualche problema, inventandosi sporadicamente qualche bel canestro, ma è troppo poco per uno come lui, collante di assoluto livello per il campionato italiano. Si fa avvolgere dall’aura di mediocrità che pervade Trento al Palamaggiò e affonda con tutta la squadra.

Coach Maurizio Buscaglia 6: Non trova il vaccino per le offensive casertane, ma ci prova per tutta la partita, mischiando quintetti a ripetizione anche per mandare in confusione i bianconeri. A fine partita non si nasconde dietro un dito e ammette la brutta partita giocata dai suoi.