Non è giusto vergognarsi del gioco. Quello che importa non è quello con cui si gioca ma, piuttosto, quello che si pensa e si prova mentre si gioca. Qualcuno può giocare seriamente con le bambole, o giocare sconsideratamente a scacchi. Qualcuno può giocare con grande interesse e immaginazione a fare il poliziotto, mentre qualcun altro può leggere libri senza alcun trasporto” (Janusz Korczak).

(credits Andrew Davison Youtube page)

La nostra pallacanestro non sta certo attraversando uno dei suoi momenti più brillanti, è ormai sotto gli occhi di tutti. Per fortuna, però, il “Gioco” porta con se’ anche belle storie da raccontare. Perché dietro i giocatori, ci sono le persone. Dietro il mondo apparentemente facile del professionismo sportivo, ci sono le vicende umane. E una delle storie più appassionanti è, oggi, colorata di biancorosso.

E’ il caso di Emanuel Omogbo. Ala forte nigeriana, nata a Lagos (capitale della Nigeria) il 28 maggio del 1995. 203 centimetri per 95 chili di esplosività. Difensore su tre ruoli, atleta e grande intimidatore, in attacco può sfruttare la sua doppia dimensione interna-esterna. Arrivato a Pesaro con l’obiettivo di diventare un giocatore di alto livello, l’ala nigeriana sembra già avere le caratteristiche giuste per far innamorare i propri tifosi: spontaneo, istintivo, di una fisicità strabordante, in continuo dialogo emotivo e gestuale con il pubblico. Ma non solo: la caratteristica che più colpisce chi lo vede giocare è un’altra. Omogbo gioca con il fuoco negli occhi. E’ affamato. Desideroso di arrivare. Nella pallacanestro, come nella vita. E si capisce il motivo, conoscendo la sua storia.

A 7 anni, Emmanuel si trasferisce dalla Nigeria negli Stati Uniti, assieme a tutta la famiglia. Frequenta la scuola superiore alla Kisk High School e ottiene una borsa di studio per il college di Colorado State. Durante le vacanze di Natale del 2015 torna a casa dei suoi genitori, in Maryland, per trascorrere insieme le festività. La sera del 25 dicembre li vede per l’ultima volta. La mattina del 26, “Manny” riparte per tornare all’università. Da li a pochi giorni, la tragedia. Una notte di gennaio 2016 la casa dove vivevano i suoi genitori prende fuoco. Da lì a poco, il giocatore viene svegliato da una telefonata del fratello: nel terribile incendio che si è scatenato, hanno perso la vita la mamma Carolina, il papà Sam e due nipotini. Salvi solo i fratelli e le sorelle, che sono riusciti a gettarsi dalle finestre della casa.

Il giorno dopo, c’è una partita ufficiale da giocare, contro Air Force. Omogbo scende in campo, dichiarando poi di non ricordarsi nulla di quella partita, perché ancora sotto choc. Oggi come oggi, dato che nessuno dei suoi fratelli lavora, è lui il capo-famiglia. Tutti i suoi guadagni vengono infatti impiegati per mantenere i suoi fratelli e nipoti.

(credits Stadium Youtube page)

La comunità americana è stata sensibilmente colpita da questo dramma, esprimendo in tanti modi la sua solidarietà nei confronti della famiglia Omogbo. Tra i tanti, spicca un video messaggio particolare, di cui queste sono le parole:

This is Kobe, I just wanted to take the time to let you know that I’m thinking about you in my prayers, and you will continue to be in my prayers. Your strength and courage is a true inspiration. Just wanted to tell you I’m there for you man, keep your head up.

Sono Kobe, volevo solo prendermi il tempo per farti sapere che ti sto pensando nelle mie preghiere e che continuerai ad esserci nelle mie preghiere. Il tuo coraggio e la tua forza sono una fonte di ispirazione. Volevo solo dirti che ci sono per te, tieni la testa alta.

Ecco Perché per lui “Basketball is more than a game“. Molto più di un gioco. Ed ecco perché “Manny”, come lo chiamano già tutti qui sulle rive dell’Adriatico, ha da subito conquistato il cuore di tutti i tifosi.

Un diamante grezzo, con le potenzialità per brillare di una luce intensa. E i numeri, dopo tre giornate, lo testimoniano: 14 punti, 12.4 rimbalzi ( di cui 3.7 offensivi) e 1.3 stoppate a partita. E il futuro sembra più luminoso.

Non male come inizio.


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