Gerasimenko (Foto R.Caruso 2015)

Gerasimenko è partito nell’operazione rilancio (Foto R.Caruso 2015)

Un vecchio adagio dice “fatta la legge trovato l’inganno“. Nella vicenda Cantù-JaJuan Johnson, però, si potrebbe dire “fatta la legge (italiana), trovato l’inghippo”. Eh sì, perché nonostante le (non troppo) velate polemiche che alcune squadre di serie A stanno sollevando, arrivando a chiedere, tramite LegaBasket e la stessa FIP (che aveva già deciso in merito…), un parere ufficiale alla Corte Federale, il problema fondamentale è che le regole di eleggibilità stabilite dalle DOA (Disposizioni Organizzative Annuali) sembrano fatte apposta per gli azzeccagarbugli, che sguazzano nella interpretazione di regolamenti e commi, trovando sempre un modo per inserirsi nelle pieghe del regolamento senza inficiarlo.

Cerchiamo di ricapitolare la vicenda. Cantù, che al momento ha scelto la formula del 5+5 che permette di utilizzare fino a 6 visti extracomunitari, ha raggiunto un accordo con JaJuan Johnson, proveniente dal Krasny Volgograd (altra squadra di proprietà di Gerasimenko per inciso) raggiungendo così quota 7 visti. Un comma delle DOA stabilisce che chi utilizza 7 visti passa automaticamente alla formula 3+4+5 (che ne permette 8), versando contestualmente la multa di 40 mila euro (già versata dalla società brianzola) prevista dal regolamento per il cambio di formula. La FIP, che è bene ricordarlo è l’ente che redige le DOA, ha già espresso parere favorevole ma alcune società di serie A hanno contestato questa decisione e LegaBasket, a nome delle società, ha chiesto alla FIP un supplemento di indagine. Petrucci alla fine a girato la patata bollente alla Corte Federale che prenderà la decisione definitiva solo lunedi.

(Foto di Claudio Devizzi Grassi 2014)

JaJuan Johnson in maglia Pistoia nella stagione 2013/2014 (Foto di Claudio Devizzi Grassi 2014)

Ma cosa contestano le altre società? A loro avviso il tesseramento di Johnson va contro le stesse DOA che prevedono nella formula 3+4+5 al massimo 3 giocatori extra FIBA Europe, quota che Cantù avrebbe superato. Bisogna precisare però che l’obbligo dei 3 extra FIBA Europe, sempre secondo le DOA, è previsto per le squadre che vogliono iscrivere a referto 11 o 12 atleti, superando così la quota dei 5 atleti “non formati”. L’interpretazione di Cantù dovrebbe essere questa: posso cambiare formula pagando 40 mila euro e depositando minimo 12 contratti, però se mando a referto sempre 5 giocatori “non formati” posso tesserare Johnson perché non vado contro la regola che prevede massimo 3 extra FIBA Europe. A corollario di questa interpretazione c’è poi il fatto che Cantù può sempre arrivare a 12 giocatori a referto con 7 “formati”.

Insomma una specie di corto circuito regolamentare in cui, ci sentiamo di dire, Cantù dovrebbe avere ragione e che potrebbe anche avere altre conseguenze perché al seguito anche Caserta (che però ha usato solo 4 visti al momento) e Capo d’Orlando dovrebbero passare al 3+4+5. Questo potrebbe portare a far scattare una specie di “luxury tax” automatica nella prossima stagione per chi decidesse di utilizzare la formula 3+4+5, come le stesse DOA prescrivono nel caso in cui nel corso di questa stagione meno del 50% delle società optasse per il 5+5.

Attendiamo quindi la decisione della Corte Federale, nel frattempo Cantù dovrà aspettare e non potrà schierare JaJuan Johnson nel derby con Milano, che guarda caso è tra le società di serie A ad aver avanzato dubbi in merito al tesseramento del ex-Pistoia.