Non ci siamo per niente dimenticati di voi. Semplicemente, abbiamo cercato di…differenziarci. Ad essere analizzate oggi nel nostro pagellone sono le squadre che hanno partecipato in maniera fugace ai playoff, fermandosi ai quarti di finale. Ecco a voi il nostro resoconto, e voi siete d’accordo?

Di Carlo Gennaro (Foto R.Caruso 2017)

Betaland Capo d’Orlando: ad inizio anno i siciliani erano i principali candidati alla retrocessione. Per tutti gli addetti ai lavori la formazione di coach Di Carlo era praticamente senza speranza, con un roster assemblato con ben poco talento, troppi anziani e dipendente dall’incognita Bruno Fitipaldo. Quello che non era stato calcolato è l’anima ed il bel gioco che ci ha messo l’allenatore casertano, per noi co-allenatore dell’anno, facendo letteralmente volare Capo. Nemmeno quando il playmaker uruguaiano è volato verso altri lidi la qualità di gioco si è abbassata, con la dirigenza brava a trovare i giusti pezzi sul mercato come Tepic ed Ivanovic; intanto Mattia Iannuzzi è cresciuto giorno dopo giorno, diventando uno dei lunghi più appetibile sul mercato ad un solo anno dal debutto in massima serie. Tanti infortuni hanno penalizzato la parte finale di stagione, conclusasi con un onorevole 3-1, con tanto di sorpresina in gara-1, contro la prima della classe Milano. Magari le casse societarie non saranno fornite come le grandi potenze della nostra serie A, ma la stagione della Betaland dimostra come, con una progettazione solida e delle buone idee, si possa arrivare ad ottimi risultati. Voto 8

Esposito Vincenzo (Foto R.Caruso 2017)

The Flexx Pistoia: si potrebbe prendere il commento fatto per Capo d’Orlando ed incollarlo pari pari sui toscani. Che avevano cominciato la loro stagione con delle prospettive ben più tragiche: via lo storico sponsor Giorgio Tesi Group, incapace di poter continuare la partnership, dentro l’azienda calzaturiera The Flexx, in molti si aspettavano una Pistoia che non avrebbe potuto replicare l’accesso alla post season. Invece coach Enzo Esposito ha continuato a sorprendere, dando anche a questo nuovo gruppo la sua grinta e la sua fame di vittorie. Il fu Diablo ha vinto con merito il titolo di allenatore dell’anno, riuscendo a far fronte a numerosi infortuni e rookie americani come meglio non poteva: le pesche Okereafor e Jenkins sono da manuale assieme a quella di Nathan Boothe, copia di Alex Kirk, mentre l’aver dato nuova vita sportiva ad Andrea Crosariol, fino a ottobre non voluto nemmeno in seconda serie, ha fatto rizzare le orecchie. Molti meriti vanno anche al PalaCarrara, dove si sono ottenute ben tredici vittorie che non son bastate per far fronte a Venezia. Ma la stagione toscana è da incorniciare, con il terzo accesso ai playoff in quattro anni di massima serie. Voto 8

Pala Ruffini
Nella foto: Aradori Pietro 

Grissin  Bon Reggio Emilia: i reggiani sono la squadra che ha pagato di più la diatriba tra la Fiba e l’Eurolega. Senza la partecipazione alle coppe europee i biancorossi non hanno potuto rinnovare il loro roster, rimasto orfano la scorsa estate del duo, magari poco dinamico ma capace di insegnare pallacanestro, composto da Kaukenas e Lavrinovic. La dirigenza reggiana ha dunque fatto di necessità virtù, acquistando due stranieri ‘di contorno’ come Lesic e James e mettendo le chiavi della squadra nelle mani del triumvirato italiano Della Valle-Polonara-Aradori. Esperimento riuscito a metà, con il pacchetto stranieri praticamente rivoluzionato nel corso della stagione, leggasi gli innesti di Reynolds, Williams e Wright, e a cui non ha giovato il ritorno in pianta stabile di Kaukenas. I playoff alla fine sono arrivati, ma il 3-0 rifilato da Avellino ai loro danni, nonostante aver combattuto in almeno due gare, è una pesante battuta d’arresto al progetto Reggio Emilia, ora messo in dubbio da più di qualcuno. Bisognerà ripartire con calma e con oculatezza, punti forti della società. Ma nella stagione corrente si può salvare poco. Voto 5,5

rok-stipcevic-foto-r-caruso-2016

Banco di Sardegna Sassari: Anche questa volta c’è un collegamento fra due squadre che analizziamo: ma questa volta, invece di esserci una similitudine, Sassari si è dimostrata l’altra faccia della medaglia delle squadre che puntano alla vittoria. Anche quest’anno il Banco ha voluto stravolgere il roster, cercando di costruire una squadra improntata sulle abilità offensive di Johnson-Odom e sulla capacità da playmaker oscuro di Trevor Lacey, mentre dall’arco Savanovic e Josh Carter avrebbero dovuto fare sfracelli. Appunto, avrebbero: nonostante tutto, la Sassari guidata da Pasquini non ha mai dato idea di poter essere una contendente credibile per i primi tre posti di classifica. Squadra troppo dipendente dalle proprie lune e soggetta a cambiamenti di umore repentini, ha dovuto cambiare molto per poter trovare la giusta quadratura, in primis in cabina di regia con Bell molto più ragionatore rispetto a DJO. Ma alla fine non è bastato per evitare un secco tre a zero con Trento, risultato che inficia le aspettative di inizio anno. Voto 5