Undici mesi fa, quando l’allora Dinamo Sassari si preparava ad affrontare l’ultima striscia positiva che l’avrebbe condotta ai playoff nel’aria si palpava già una grande tensione, e dalla dirigenza Mele veniva dato l’allarme cessione vista l’assenza per il secondo anno consecutivo del main sponsor. Oggi sembra che da quei giorni di paura sia passata un’eternità: l’annuncio a luglio del cambio di dirigenza e l’inizio dell’era Sardara, con un sospiro di sollievo per tutta la Sardegna sportiva e questa stagione iniziata con l’obiettivo salvezza e, a poche giornate dalla fine, conclusa con il toto-playoff. Oggi Stefano Sardara ha sulle spalle mesi di duro e lavoro e oltre 40 partite di campionato ma soprattutto una progettualità a lunga scadenza per la sua Dinamo Banco di Sardegna Sassari, alla quale dedica tempo, energia ed entusiasmo ogni giorno dallo scorso 7 Luglio.

Stefano Sardara a luglio compirà il suo primo anno da Presidente della Dinamo

DailyBasket l’ha incontrato in esclusiva in una lunga chiacchierata a 360° durante la quale il Presidente biancoblu ha raccontato la sua esperienza con aneddoti, analisi e qualche mini anticipazione sul futuro. Lo incontriamo al PalaSerradimigni durante la seduta di allenamento pomeridiana e cerchiamo di conoscerlo meglio mentre, davanti a noi, i suoi ragazzi si preparano per la sfida di domani con i Campioni d’Italia.

Come nasce la passione di Stefano Sardara per il basket?

Quando avevo 12-13 anni mio padre, che giocava a pallacanestro ed era un ottimo play, ci portava a vedere i tornei all’aperto che si facevano ad Alghero con miti del tempo e ci faceva partecipare ai corsi di Charlie Yelverton. Ricordo quella sensazione da ragazzino di avere davanti il mio idolo, un vero e proprio mito. Così ho iniziato ad amare questo sport ed ho seguito la Dinamo per stagioni e stagioni da spettatore” dice, indicandoci i posti nei quali aveva l’abbonamento “Poi sono passato da quest’’altra parte, quella della gestione”.

Molte società sportive del nostro campionato sono in crisi, pensiamo a Cremona, e prendono Sassari come esempio di come dal niente si possa costruire un progetto solido. Qual è il segreto?

Non c’è nessun segreto, io credo molto in due cose: nel gruppo e nell’evidenza matematica. Il basket risponde alle stesse regole societarie e bilancistiche di sempre per cui due più due deve sempre fare quattro, l’errore sta nel fare un passo più grande della propria gamba prima di avere certezza di quali siano i mezzi. Poi nello sport ci sono delle variabili come gli infortuni o gli sponsor che si tirano indietro, è importante non farsi trovare impreparati. Io credo nelle deleghe e nella scelta delle persone di fiducia, quelle che non fuggono quando il mare si fa grosso. Per troppo tempo la Dinamo è stata l’orgoglio di tutti ma il problema di pochi. Io al mio arrivo ho fatto delle scelte anche scomode, penso al taglio di oltre cento abbonamenti omaggio. E per dare l’esempio mia moglie o il vice presidente hanno pagato l’abbonamento”.

La sensazione è che da subito sia stata  impostata una politica lungimirante con una campagna di sponsorizzazione sempre aperta..

Si, ho aperto la mia presidenza con la famosa metafora dell’elefante, che è anche il mio credo aziendale. Cerchiamo ogni giorno nuovi sponsor e nuovi accordi, tutto ciò che possa dare una stabilità ancora maggiore al nostro progetto Dinamo, questo per me è l’unico sistema per fare società. L’altro segreto poi è il gruppo: io ho creato un team validissimo con persone di fiducia e competenti affidando ad ognuno di loro una sfera specifica. Ad esempio mentre io sono qui a parlare con te c’è un commercialista di scuola bocconiana che ha passato la giornata dietro gli ispettori della Com.Te.C. che, per dovere di cronaca, hanno trovato tutto in ordine. E’ chiaro che poi ho la fortuna di aver trovato un gruppo coeso: tra le trasferte e le serate passate insieme si diventa molto più di una famiglia”.

Nell’ottica del gruppo state lavorando per creare un ambiente familiare anche fuori dal Palazzetto..

Si, il 15-16 Maggio inaugureremo il Club House Dinamo che vorrà essere un punto di ritrovo per i tifosi anche fuori dalle partite. Al momento abbiamo uno staff tutto al femminile, composte da mogli e fidanzate di giocatori e dirigenti, che sta lavorando sodo per renderlo possibile”.

Si vocifera che Meo Sacchetti vi cucinerà una volta a settimana, è vero?

Meo lo fa già ogni giovedi a casa mia (e chi vi scrive tenterà di imbucarsi prima o poi, ndr) ma è vero che lo farà anche lì

Vuoi sfatare un luogo comune del basket?

Che questi sono ragazzi che se la tirano: posto che i nostri giocatori sono tutti tranquillissimi e proprio non si danno arie, ho potuto verificare che anche nelle società super blasonate non è così. C’è capitato di fare una due giorni ad Atene con Siena: dire che sono persone alla mano è riduttivo, eppure sono Campioni d’Italia qualche vanità potremmo concedergliela” ride.

Un aspetto del basket del quale non si parla molto e che secondo te dovrebbe avere più risalto?

La formazione Under 17 della Dinamo

Le giovanili. Noi ci stiamo investendo molto, personalmente lo avevo fatto già con la Robur ci avevo creduto allora (portando un certo Federico Pasquini che conquistò la salvezza con la squadra e che da allora non ha più lasciato Sassari, ndr) e ci credo molto ora. L’Under 19 e Under 17 hanno vinto entrambe il titolo regionale, e questi ultimi andranno a giocarsi la finalissima. Altra cosa è la Fondazione Dinamo, che da un punto di vista burocratico attende i tempo biblici per diventare una ONLUS, ma che lavora a due progetti ai quali tengo molto: la Biosfera, che sarebbe il primo in Europa, e un progetto sul Minibasket. Io penso che i bambini muovano il mondo e valga davvero la pena investire sulle generazioni future”.

Che significato ha per il Presidente Sardara oggi la Dinamo?

Per me, ma penso per tutta la Sardegna, credo che ad oggi rappresenti l’orgoglio di essere pari in questo ambiente alle grandi. Anche se abbiamo un mare che ci separa, anche se dobbiamo fare uno sforzo in più e il nostro curriculum vitae sportivo sia più corto degli altri siamo una squadra della quale si parla positivamente e che si ha paura ad affrontare nelle nostre mura amiche. In un momento difficile economicamente e socialmente come questo io penso sia qualcosa che alleggerisce la testa, che ci riempie di orgoglio

Ti danno un budget illimitato, chi compri?

Posto che io non metto naso nelle scelte tecniche e che ne parlo così da appassionato prenderei Smith di Caserta, o Diawara o Jumaine Jones. O più concretamente farei di tutto per tenermi Travis Diener, a mio parere il miglior play del campionato”.

Delle schiappe insomma, ma sono anche i tuoi giocatori preferiti?

Assolutamente no, suonerà retorico ma i giocatori preferiti sono i miei: sono ragazzi in gamba, dei gran lavoratori che in campo mettono anima e corpo”.

Per chi tiferebbe Stefano Sardara se non fosse il presidente della Dinamo?

Per la Dinamo! Può sembrare una sviolinata ma il basket di Meo è quello che amo di più: privo di tatticismi, regole e schemi rigidi. O meglio gli schemi ci sono ma lui dopo averli spiegati ai suoi dice “Fateli vostri, metteteci i vostri colori”. C’è un timeout che ricorderò sempre che penso riassuma bene il suo modo di essere: partita contro Bologna sopra di 20 Coach Finelli chiama timeout e Meo dice ai suoi solo questo”Continuate così, si vede che vi state divertendo”. Credo molto negli allenatori ex giocatori, penso che più di ogni altro sappiano capire i giocatori e trovare il giusto modo di comunicarci.

Ti danno la possibilità di cambiare una scelta, una sola, che hai fatto e reputi un errore. Cosa cambi?

Tony Easley (Foto FM)

Sinceramente non saprei, sono solito vedere il bicchiere mezzo pieno ed alla luce di questo anche i problemi che abbiamo avuto quest’anno con i centri (la rescissione del contratto prima di Benson poi di Hunter, ndr), che sembra la risposta più ovvia, li riaffronterei. E’ stata un’esperienza che ha messo tutta la squadra in condizione di sopperire all’emergenza. Ricordiamoci che abbiamo giocato per tre mesi senza un centro: mi trovavo a Barcellona con Federico Pasquini quando abbiamo saputo che Hunter non era in condizioni fisiche  per continuare la stagione e devo dire che lui è stato bravissimo, aveva già un piano B.. e che piano B! Abbiamo preso Tony Easley davvero per un’inezia ed è il caso di dire che abbiamo fatto centro. Tony non ha solo consolidato la squadra, ci ha letteralmente svoltato lo spogliatoio. Questo ragazzo non torna a casa da quasi un anno, eppure è qui davanti ai nostri occhi che -ad allenamento concluso- fa show con l’assistant coach Citrini, è davvero speciale. E’ un giocatore che tra 3-4 anni sarà di altissimo prospetto: noi ce lo godremo ancora per un altro anno”.

Sbaglio o ci stai dando qualche anticipazione per il prossimo anno? Quindi Easley vestirà un altro anno la maglia biancoblu, qualche altro scoop?

 “Dalla mia bocca non uscirà mezza sillaba di più” sorride sornione Stefano Sardara.

La Dinamo Banco di Sardegna al completo

In chiusura un gioco: una parola o un aggettivo per ognuno dei tuoi ragazzi.

Tony Binetti lo definirei spassoso, Nika Metreveli taciturno, Quinton Hosley spettacolare mentre Jack Devecchi è il figlio che tutti vorrebbero. Travis Diener è fantasia ed estro allo stato puro, Brian Sacchetti è la maturità mentale che si sposa con la leggerezza fuori dal campo, Vanja Plisnic è un cucciolo, un buono. Drake Diener è un soldato, Manuel Vanuzzo in una parola è il Capitano. Mauro Pinton è perfezionista mentre Tony Easley è il pagliaccio in senso buono, una personalità straripante”.

E sullo staff?

Meo è sicuramente un GURU: uno che capisce non solo di basket, ma legge molto, s’informa su tutto. Muove il suo universo sui principi, e per  un principio potrebbe fare una guerra. Ugo Ducarello è il braccio destro di Meo, lo completa in tutto e per tutto e se devo definirlo direi permaloso, in senso positivo però. Paolo Citrini è beneficienza (così si definisce lui interrompendo la nostra intervista, ndr), un assistente informatico molto competente. Federico Pasquini infine è un pozzo di conoscenza, sa tutto ciò che si deve sapere sui giocatori di tutto il mondo, inizio a credere che abbia esteso la sua conoscenza anche a Marte e Giove”.

Guarda lontano il Presidente Sardara e con lui tutto il mondo cestistico isolano  per la prima volta, dopo anni di incertezze, con fiducia per il futuro. Se c’è un merito che gli va attribuito è che lui alla Dinamo non ha dato solo una concretezza stagionale ma un futuro solido che sta costruendo con pazienza ed entusiasmo giorno dopo giorno con tutto il suo staff.

Non abbiamo chiesto a Stefano Sardara quale sia la sorpresa, annunciata qualche giorno fa, che si prospetta di elettrizzare i tifosi in occasione dell’apertura della campagna di abbonamenti (al via il primo Maggio), consci che avremmo incontrato una rigidissima omertà tutta sarda. Ma gli abbiamo detto di aver scommesso cinquanta euro su una certa cosa e lui ci ha risposto, con un sorriso infinitamente sornione e soddisfatto “Puntatene pure cento”.

Valentina Sanna