Per ringraziare il mio amico/compagno di squadra Paolo Roselli nella collaborazione all’intervista a David Moss pubblicata su Basket Magazine n° 32 di questo mese, aggiungo, con molto piacere le sue sensazioni e qualcosa che nel pezzo apparso su Basket Magazine n° 32 non ha trovato spazio. Buona lettura.

In preparazione all’intervista mi imbatto in questa foto, Moss Man, così era soprannominato all’high school, una sorta di super eroe,  fatico a riconoscere il leone che guida il Basket Brescia Leonessa da due anni nel ragazzo rasato qui sopra…

Eccoci qua arriviamo al palazzetto per intervistare David Moss, mai fatto un intervista prima  e si parte proprio dall’uomo di punta del Basket Brescia Leonessa, uno che ha fatto l’Eurolega e ti chiedi cosa ci faccia a Brescia, forse solo intrappolato nell’ingranaggio del basket business? Sarà…, entriamo di soppiatto da una porta nell’angolo, ma nell’enorme vuoto del palazzetto con le tribune retratte siamo subito individuati da tutto lo staff che ci scruta minacciosamente pronti a cacciare gli invasori…

Ci avviciniamo e dopo qualche cenno di intesa capiscono cosa dobbiamo fare, ci lasciano sedere a distanza di sicurezza intimandoci di non filmare l’allenamento…

Nel frattempo i nostri eroi corrono avanti e indietro quasi totalmente incuranti dei due intrusi, siamo al 5 contro 5 e corrono, gridano, si incitano quando fanno una buona giocata, li guardi e pensi ma quanto è grande Berggrenn?? Sarà che siamo qui per lui, saranno i dreadlock che lo evidenziano in mezzo a tutti, ma continuo a seguire Moss che marca Lee, il quale neanche a dirlo corre e suda ma pochi canestri…

Lo guardi e all’inizio non capisci se si impegna oppure no, ti aspetti che il veterano in allenamento faccia “il suo” e qui tira spesso chi vuole guadagnarsi più credito con il coach, mica Moss, ma poi ti concentri un attimo su di lui e ti accorgi che non molla mai, corre sbuffa, riceve fuori dalla linea con le gambe aperte a compasso, una meravigliosa posizione da giocatore di basket che tra qualche minuto ci spiegherà arrivare da molto lontano…

Mi godo l’atmosfera, i ragazzi sono concentrati, veniamo da 3 vittorie e quasi quasi penso che in allenamento la “tocchino piano”, poi un lampo Moss ruba palla, passaggio rapido ad un compagno, Landry è tutto solo in contropiede che chiama palla, ma la difesa commette fallo per fermare l’azione, Moss da di matto, chiede conto di un palleggio di troppo, incita a muso duro il compagno a fare la cosa giusta “C’mon why do you dribble…” silenzio, ci guardiamo e pensiamo, wow (non è esattamente l’esclamazione che ci siamo detti) ecco la sottile differenza tra un giocatore e un giocatore da Eurolega.

L’allenamento scivola alla fine, i ragazzi bevono, mettono il ghiaccio e fanno stretching per salvaguardare il loro patrimonio “fisico”, ecco che si avvicina, linguaggio del corpo, “mmhh secondo me Moss non ha molta voglia di farsi intervistare”, ecco che ci aspettiamo una scusa per liquidarci, oppure beh no adesso risponde a due domande e poi scappa. Invece ci viene incontro lui, David, torso nudo e tatuaggi in vista, ma non è più il mostro dell’Eurolega, da così vicino appare molto più giovane è pur sempre un ragazzo di 33 anni dreadlock o non dreadlock.  All’inizio non è a suo agio, davanti a questi due “seccatori” chi lo sarebbe, italiano o inglese… English e partiamo con le domande… David il fratello easy di Moss comincia piano, a volte ti sembra quasi che stia pensando se rispondere veramente quello che pensa, perdendo un bel po’ di tempo o darti risposte secche e risparmiare tempo, ma poi ti accorgi che sta solo pesando le parole perché noi veramente lo possiamo capire. Qui scatta la magia, gli intervistatori tornano ad essere quei ragazzini cresciuti a “Basket del campetto e Nutella” e non ci sembra vero che l’idolo della “Brescia cestistica” ci riempia dei suoi aneddoti e delle sue visioni e tutto diventa un fiume, il palazzetto è più rumoroso che durante una partita della Leonessa e sono solo un gruppo di giocatrici di pallamano che si prendono in giro prima dell’allenamento, ma non ce ne importa, David ci parla di lui, della mamma, della chiesa, di Indiana State e tutto sembra un puzzle. I suoi cani, una priorità per lui e lui trasuda serenità, la serenità che ritrova nella passione per la fotografia e che probabilmente smorza la delusione delle sconfitte.

Mi faccio coraggio e gli faccio le mie domande vintage, domande da basket di Larry e Magic, adesso questo mi mangia, siamo nell’era di Lebron, che ti credi?? E invece mi parla di Bob Curran, suo allenatore al college e della tripla minaccia il tutto condito da “you know what I mean e “Hey Man”, il ragazzo si diverte, ci parla di sé e sorride probabilmente quanto ha sorriso nelle ultime 150 partite che ha giocato….

Purtroppo ad un certo punto lo dobbiamo lasciare, ma siamo noi che non ce la sentiamo più di approfittare della sua disponibilità, non lui che come ci ha spiegato deve ancora arrivare fino a casa in bicicletta…

Usciamo ci guardiamo in faccia e non possiamo che parlare di lui, del Moss che è stato fermo 6 mesi, non perché facesse il fenomeno, ma perché fino all’ultimo voleva tornare a Milano con Banchi e compagni, del Moss che è venuto a Brescia per vincere, del Moss che è rimasto per il gruppo e del Moss che rifiuta la salvezza come obiettivo.

Adesso capisco perchè fin dall’high school  Moss era diventato Moss Man, quel qualcosa di speciale che si vedeva già allora

Thanks Man…. Thanks K, Thanks Dottor Naismith

I love this game….

Le parole di Paolo sono in simbiosi con il mio articolo, qui di seguito qualcosa che invece non ha trovato spazio…..

David, sei religioso? Non posso dire che sono una persona religiosa, ma sono cresciuto con una mamma che è estremamente religiosa e non è che non credo, perché sicuramente credo in Dio, ma ognuno ha le proprie credenze e tutti cercano di rispettarle. Io credo nel cercare di vivere bene, cercando di essere una brava persona e di non fare del male a nessuno. Queste sono le mie convinzioni di base, vuol dire essere religioso? Non lo so, ma credo in Dio e credo che ci sia un potere superiore o qualcosa di più in alto sopra di noi là fuori.

Hai avuto un episodio “razzista” in centro a Brescia ci vuoi spiegare cosa è successo? Non so se posso chiamarlo un episodio razzista, erano degli agenti che mi hanno detto che stavano facendo il loro lavoro, ma è il modo con il quale l’hanno fatto che sembrava “razzista”. Ero lì e stavo scattando delle fotografie con i miei cani in centro città. Degli agenti hanno iniziato ad osservarmi e mi sono venuti sempre più vicino, ma io li ignoravo perché sapevo che non avevo fatto nulla di male. Poi uno di loro si è avvicinato e mi ha ordinato:“Dammi i documenti!”. Gli risposto: “Perché ti devo dare i miei documenti?”. Così abbiamo cominciato a discutere, non avevo nessuna intenzione di dargli i miei documenti perché non avevo fatto niente e lui non aveva nessun diritto di chiedermeli. Poi i suoi colleghi mi hanno accerchiato (erano in sette) e mi hanno messo con le spalle contro il muro. Io ero sulla difensiva ed ero sconvolto, gli ho domandato: “Cosa sta succedendo? Qualcuno mi vuole spiegare perché mi state circondando”? Poi un passante gli ha detto: “E’ David Moss, è un giocatore di basket della Leonessa”. Loro hanno chiamato la centrale e gli hanno detto il mio nome, mi hanno fatto aspettare per 30 minuti e poi hanno detto che potevo andare. E’ stata la cosa più strana che mi sia mai successa da quando sono in Italia, ma non voglio chiamarli razzisti, però un ragazzo afro-americano circondato da 7 agenti italiani in divisa e nessuno che dice niente, avranno anche fatto il loro lavoro, ma hanno chiesto i documenti solo a me, c’erano molte altre persone lì, ma sono stato io l’unico al quale si sono avvicinati.