L’attesissimo blog è ormai in dirittura d’arrivo, ma anche questa settimana proponiamo i contributi dell’Ultima Legione in questa forma. Ecco “il fondino”, con i temi caldi dell’attualità. Per discutere e far discutere.

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COM’E’ PROFONDO IL MARE (il fondino…)

Valentino Renzi

Come dal dentista. Sarà anche fastidioso, ma spesso ci tocca andare. Come il tema, forse noioso ma fondamentale, che questa settimana proponiamo alla Vostra riflessione e critica opinione. Ultima Legione getta il sasso nello stagno, Voi muovete le acque con la discussione sulla RIFORMA dei CAMPIONATI.

Premesso che, riteniamo fosse necessario e doveroso ridurre ad una sola serie le società professionistiche, cioè rispondenti alla Legge dello Stato 91/81 sul professionismo sportivo, qualcuno ritiene che 16 club siano pochi, e avrebbero preferito una serie A (unica professionistica) a 18 squadre, per una maggiore diffusione sul territorio nazionale. Ma capiamo anche che, con l’allargamento delle date di Eurolega, 34 turni di campionato erano troppi, e forse 30 più corretti.

Ricordiamo i passaggi salienti che portarono all’istituzione del professionismo nel basket. Fu deciso perché molti dei giocatori più importanti a fine carriera stavano facendo le cause di lavoro ai club, Renato Villalta fu uno dei primi.
Si andò nel professionismo con una Assemblea Generale della Fip l’1 giugno 1994, il presidente Fip era Gianni Petrucci che, aveva appena commissariato la Lega con commissario straordinario Roberto Allievi e vice Alessandro Crovetti.

Veniamo agli effetti dell’attuale schema di riforma.

1)  La Lega di serie A con questa riforma porta a casa tutto:
a) arrivare a regime in due stagioni, senza fare 3 retrocessioni nella prossima. Anche, se vista la grave crisi economica di almeno 4 società (Teramo, Avellino, Caserta e Montegranaro, più il futuro incerto di Cremona, Roma e Treviso), i tempi potrebbero (dolorosamente) accorciarsi, arrivando a 16 squadre fin dalla prossima stagione.
b) avere una ottima eleggibilità dei giocatori. Pur sempre con due formule, perché l’arte del compromesso è sovrana in Italia. 5 più 5, è perfetta per le medio-piccole società, che potranno così abbassare il monte stipendi, e l’altra opzione, invece, ottima per chi gioca in Europa e ha maggiori risorse.

2)  La LegaDue ha perso su tutti i fronti:
a) è dequalificata perché non ha più il professionismo.
b) si spalmerà su 32 squadre invece di 16 e quindi il valore del titolo, già scarso, scenderà praticamente a zero, ed entreranno in gioco paesini contro città storiche (un dato di fatto, e non è detto a priori che sia un male). Certo, il rischio è che la diluizione del prodotto faccia perdere interesse e soprattutto pubblico.
c) la sede della LegaDue (o come si chiamerà) finirà con andare a Roma, o in Lega Nazionale, o addirittura in Fip, ed il motivo non sarà dei più nobili, bensì alquanto “bottegaio”. Ovvero, la collocazione avverrà presso chi gestisce il maggior numero di voti. Traduzione: perdita di autonomia della seconda Lega.
d) chi in LegaDue investiva nel settore giovanile da professionista, come ad esempio Reggio Emilia, non avrà più interesse a farlo, perché essendo serie dilettantistica si  vedrà portar via i migliori giocatori dalle società professionistiche senza poter dire parola. Oggi il parametro massimo per  prelevare, senza nulla osta, un giovane da una società dilettantistica è di 70 mila euro. Punto e basta!

Restiamo comunque dell’idea che il taglio delle società professionistiche andasse fatto. Come, d’altra parte, siamo convinti che vada posto il problema di “un rimborso economico” per le società di LegaDue (magari da parte della Fip, che dicono avere la cassaforte ben rifornita dai proventi – tasse quant’altro – che arrivano dalle società.

Ci sarebbero, poi, altri e molto seri problemi (tecnico-istituzionali) da risolvere per la nuova Legadue dilettantistica:

1)     Inquadramento delle società.
Nel professionismo è obbligatoria la forma di società di capitali, Srl o Spa, con collegio dei revisori e il dover rispondere al Codice Civile. Nei dilettanti non c’è questo obbligo, in pratica chi farà il secondo campionato potrà avere la stessa forma societaria di una società di C o di Promozione.  Sarà una disparità clamorosa?
2) Inquadramento allenatori e giocatori ex professionisti.
Con solo 16 società professionistiche saranno molti gli allenatori e i giocatori italiani, anche importanti, che dovranno cambiare status, da professionisti a dilettanti. Con quale formula verranno inquadrati? La pensione che si stavano costruendo dove andrà a finire?. Tutele nazionali e internazionali Fiba sui contratti verranno annullate? Ricordando che per legge non può esistere il semi-professionismo, ci sarà un gran lavoro per i due sindacati, Giba (giocatori) e Usap (allenatori).

PS. Non abbiamo certo dimenticato le conseguenze che la Grande Riforma avrà sulla cura dei Settori Giovanili, ma proprio perché lo riteniamo un aspetto fondamentale, ne rimandiamo la discussione ad una prossima occasione. A meno che no siate Voi, nei Vostri commenti, ad affrontarlo anticipatamente.

WERTHER PEDRAZZI

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