Kyrie Irving, semplicemente devastante (foto: Fiba)

Kyrie Irving, meritatamente Mvp del Mondiale (foto: Fiba)

USA – SERBIA 129-92

Cinque minuti per sognare, poi la marea americana. Gli Usa si laureano campioni del mondo per la 5° volta, confermando il titolo di Istanbul 2010 (3° squadra a completare il back to back dopo Brasile e Jugoslavia) sfoderando la loro miglior partita nella kermesse iridata di quest’anno. Spaventosa prova di forza della formazione di coach Krzyzewski, che spenta la verve iniziale degli slavi sommergono Teodosic e compagni sotto una grandinata di triple propiziata dal duo Irving-Harden.

Team Usa chiude un Mondiale immacolato, archiviato senza mai rischiare neanche lontanamente una sconfitta e con uno scarto medio superiore ai 30 punti. Un cammino da Dream Team (solo quello del ’94 aveva fatto meglio, vincendo l’oro mondiale con 37,7 punti di scarto medio) alla faccia dei dubbi della vigilia per l’assenza di Durant e degli altri big e per le minacce di una Spagna che sembrava avere tutte le carte in regola per scardinare il fortino americano. Ed invece strada facendo gli Usa hanno trovato le loro sicurezze in un Faried che è stato davvero “troppo” per tutti i lunghi del Mondiale, in un Irving che pian piano ha preso in mano sempre più saldamente il volante del team, in un Harden fenomenale nel trascinare la squadra nei (rari) momenti di impasse.

Impossibile per la Serbia riuscire ad arginare un Team Usa così tirato a lucido. Eppure l’avvio dei serbi era stato splendido. La perfezione offensiva biancorossa (tutti a segno i primi 6 tiri slavi) stava impedendo agli americani di correre e contro la difesa fisica di Raduljica e soci l’attacco statunitense faticava a trovare ritmo. Teodosic è subito in palla e con 7 punti e 3 assist spinge i suoi al +8 (7-15 al 5’), ma quando Harden e Irving suonano la carica e le percentuali serbe calano, in un amen Team Usa si sveglia dal torpore. La transizione americana è una marea che si abbatte sulla difesa biancorossa, gli Stati Uniti firmano un break di 28-4 in poco più di 4’ e prendono il volo (35-19 al 9’) con un Irving da 15 punti nel solo primo quarto e 6 triple di squadra a bersaglio sui primi 6 tentativi.

Giocare contro una squadra già di per sé superiore e per di più in una serata balistica di questo tipo diventa davvero arduo, soprattutto mentalmente, per gli orgogliosi discepoli di Djordjevic. Il coach serbo mescola i quintetti, ma gli Usa hanno già 42 punti sul tabellone al 12’, a fine secondo quarto sono sull’11/15 dall’arco e +31 (67-36 al 19’) e la partita è già in archivio prima dell’intervallo lungo. Nella ripresa, Djordjevic si gioca la carta dei tre lunghi (Bjelica+Katic+Krstic) chiudendosi a zona in difesa, ma pensare di recuperare un trentello agli americani, questa sera, è pura follia. Ancora Harden, ancora Irving, sempre loro due a devastare la difesa serba dalla lunga distanza e a festeggiare a centrocampo, al 40’, sono gli statunitensi.

DeMarcus Cousins si mangia Miro Raduljica (foto: Fiba)

DeMarcus Cousins si mangia Miro Raduljica (foto: Fiba)

Punizione dura, forse eccessiva per la Serbia, che comunque agguanta un argento che vale come prima medaglia mondiale (gli ori del 1998 e del 2002 erano ancora come Jugoslavia). Un argento che non inficia una seconda fase da incorniciare anche perché sembra essere tornato ad essere, come una ventina di anni fa, l’oro degli umani.

Nel quintetto ideale della manifestazione Kyrie Irving, Milos Teodosic, Nicolas Batum, Kenneth Faried e Pau Gasol, col playmaker dei Cavs eletto Mvp del torneo.

USA – SERBIA 129-92 (35-21, 32-20, 38-26, 24-25)

USA: Irving 26, Harden 23, Faried, Thompson 12. Reb (44): Cousins 9. Ass (16): Rose 6.

SERBIA: Bjelica, Kalinic 18, Bogdanovic 15. Reb (32): Markovic 6. Ass (20): Teodosic 7.