NON C’È STORIA, ALTRO TROFEO IN BACHECA PER LA SPAGNA

Il cammino della Lituania è stato grandioso, partendo da quello che tutti reputavano il gruppo più abbordabile, il gruppo in cui bastava poco per passare il turno. Eppure dal gruppo D sono uscite Lituania, Lettonia e Repubblica Ceca. Tre nazionali che hanno saputo dimostrare quanto nella partita secca possa contare l’organizzazione e la concentrazione, forse ancora prima del talento di cui si dispone singolarmente. Primo posto nel girone, con 4 vittorie ed una sconfitta, poi la vittoria per 85-81 con la Georgia, altra avversaria ostica nello scontro diretto. I nostri destini si sono incrociati con quelli lituani nei quarti di finale e sappiamo bene com’è andata a finire dopo 45 estenuanti minuti. Poi arrivò il turno della Serbia, probabilmente la favorita numero uno, per una serie di ragioni che si sono viste anche nello scontro con l’Italia durante l’ultima apparizione nei gironi. Insomma, questa Lituania è stata in grado di dimostrare quanto possa pagare il lavoro e la ricerca del tiro migliore in ogni situazione, quanto possa contare la voglia di dimostrare che, nonostante in passato ci siano state selezioni con un tasso di talento senza dubbio più elevato, anche questa nazionale era in grado di giocarsela con tutti.

La finale contro la Spagna ha però ridimensionato la squadra di Kazlauskas, e non di poco. Gli iberici hanno saputo tirare fuori una grande prestazione nel momento più importante, per dimostrare non solo di vincere, ma bensì di stravincere in finale, dopo aver portato a casa vittorie importanti contro avversari come Francia e Grecia, che insieme alla stessa Spagna e alla Serbia rappresentavano il quartetto di favorite per la vittoria. L’ennesima conferma della grandezza di un giocatore che ha saputo dominare ovunque abbia giocato, sempre con lo stesso stile e la stessa eleganza che lo contraddistinguono ormai da anni. Un attaccante con una quantità di armi offensive che fa invidia a qualsiasi giocatore, un senso della difesa spaventoso e un’intelligenza veramente rara. Pau Gasol ha dominato dalla prima all’ultima partita ed è stato in grado di mettere d’accordo veramente chiunque sulla sua supremazia sia mentale che a livello di gioco espresso.

Pensare che il merito appartenga solo ed esclusivamente al lungo catalano sarebbe un errore però, visto e considerato l’andamento della finale. Contro la Lituania, ognuno è stato in grado di fare la cosa giusta al momento giusto, a partire da un inizio deciso e targato Llull-Fernandez. Il primo è entrato nell’élite di coloro che inseriscono una marcia superiore nella partite che contano, in un’Europa dove questo genere di giocatore è in estinzione (basti pensare ai vari Spanoulis e Teodosic). Il secondo, fortemente afflitto dagli infortuni alla schiena, incluso quello durante la finale, ha sfoderato la sua arma migliore: fare la differenza nei primi due quarti dando uno slancio importante alla propria squadra. L’ennesima buona prova di Sergio Rodriguez, sempre in controllo, indipendentemente dai minuti giocati. Una delle sorprese della gara è stato indubbiamente Victor Claver, reputato da molti un eterno incompiuto: 15 minuti in campo, 7 punti e 6 rimbalzi, sbagliando poco. Felipe Reyes e Pau Ribas completano le rotazioni importanti della Spagna di Scariolo, con prove di qualità ma, soprattutto, segnate dalla grande solidità.

La Lituania ha faticato molto su entrambi i lati del campo, tant’è che uno dei pensieri più ricorrenti nella mente dei tifosi italiani sarà stato, senza dubbio, un confronto con ciò che è accaduto contro gli azzurri. Valanciunas è stato fortemente arginato senza però sfigurare, Seibutis ha tenuto a galla i suoi finché ha potuto, Kalnietis è uscito stremato dal campo dopo una prova comunque di qualità, Kuzminskas riportato con i piedi per terra dopo un europeo veramente di grande livello, Maciulis conferisce sempre il suo mix di quantità-qualità, ma stavolta non è bastato. La difesa della Spagna si è rivelata migliore di quella italiana, costringendo ogni volta l’avversario a forzare e ad avere esiti non incoraggianti nonostante gli extra-pass.
Probabilmente non è stata la finale che molti si aspettavano, soprattutto perché dopo 10 minuti di gioco veniva spontaneo pensare di sapere come sarebbe andata a finire. Dopo i gironi, in pochi avrebbero ipotizzato la presenza di entrambe le squadre nell’incontro che avrebbe decretato il vincitore di Eurobasket, a causa di alcune prove non molto brillanti degli uomini di Scariolo e della poca considerazione attribuita al gruppo D.

 

PREMI E RICONOSCIMENTI DI EUROBASKET 2015

Pau Gasol è stato nominato, ovviamente, MVP della manifestazione. Le sue eccellenti medie recitano: 25.6 punti a partita, 8.8 rimbalzi, 2.9 assist e 2.3 stoppate. Ha tirato con il 56% da due, il 67% da tre e l’80% dalla lunetta.

Il lungo dei Chicago Bulls è stato, inoltre, incluso nel primo quintetto di Eurobasket 2015, insieme agli altri due finalisti Jonas Maciulis e Jonas Valanciunas. Completano questa élite il compagno di squadra Sergio Rodriguez e il francese Nando De Colo.