Dino e Andrea Meneghin. Romeo e Brian Sacchetti. Doc e Austin Rivers. Padre, figlio e basket. Basket santo. Che unisce generazioni diverse sino a farle ritrovare su di un parquet a ragionare di schemi, canestri e quant’altro. Tre esempi, solo tre esempi, di come la pallacanestro sia in grado di mettere d’accordo papà e relativa prole. Ma l’elenco sarebbe ancora lungo. Chilometrico, a essere sinceri. Specie se si dovesse iniziare a sfruculiare negli abissi delle minors. Allora non avremmo scampo. A meno di non pescare nel mare magnum delle serie minori (e dei campionati giovanili) il caso di Giorgio e Federico Elitropi. Padre e figlio da Brembate, 51 anni uno, 17 l’altro, anche loro impegnati a ragionare di basket. Ma dall’altra parte della barricata: Giorgio e Federico sono entrambi arbitri e hanno già diretto diverse partite insieme, uno accanto all’altro. Probabilmente un caso unico, almeno qui, nel Belpaese. Ma a ben vedere, non c’è da sorprendersi più di tanto quando si vive in un ambiente ad alto tasso cestistico: mamma Cristina, per dire, dopo aver militato nelle squadre giovanili del Trezzano, ha intrapreso l’attività di ufficiale di campo, sino a raggiungere la serie A maschile. Una famiglia perfetta, insomma. Almeno dal nostro punto di vista. E, di certo, non potevamo farci sfuggire una breve chiacchierata con i due uomini di casa.

Giorgio, è stato lei a convincere suo figlio a provare ad arbitrare?
Come in tutte le cose che Federico ha deciso di fare sin da piccolo, io e mia moglie (entrambi provenienti dal mondo del basket) lo abbiamo assecondato. Non abbiamo fatto nulla per forzarlo a scegliere la pallacanestro, né tanto meno l’arbitraggio… È stata una sua scelta, ma non ho per nulla “osteggiato”, anzi, in cuor mio ne ero (e ne sono tuttora) felice perché vedo che gli piace e che ha delle qualità.
Federico, quanto è stata importante la figura di suo padre nel prendere la decisione di arbitrare? Ha avuto dei momenti di incertezza?
Avere accanto mio padre mentre muovevo i primi passi sul parquet con un fischietto in bocca mi ha aiutato a essere più sicuro… Sapevo di poter contare sul suo appoggio qualora avessi dovuto districarmi in situazione difficili di interpretazione del regolamento.
Giorgio, quali consigli le ha dato e le sta dando?
I consigli che do a Federico sono gli stessi che do a ogni giovane arbitro a cui ho fatto da tutor: ricordarsi che si è arbitri sempre, pertanto leggersi il regolamento e informarsi continuamente, guardare tante partite di basket (sia dal vivo sia alla tv) ponendosi dalla parte dell’arbitro e non del tifoso. Prima di scendere in campo, poi, occorre essere riposati e sereni: prendere decisioni mantenendo lo stesso metro di giudizio nell’ambito della stessa gara è fondamentale per essere credibili in questo mondo. E se talvolta si sbaglia, avere anche il coraggio di ammettere il proprio errore, facendone tesoro per non sbagliare più la volta successiva: un atteggiamento che spesso ti fa guadagnare anche ottimi rapporti con giocatori e coach.

Giorgio Elitropi durante una fase di gioco (foto gentilmente concesse dalla famiglia Elitropi)

Cosa dice a suo figlio prima della palla a due?
Quello che gli dicevo sempre prima che entrasse in campo quando giocava: dai Fede!
Federico, com’è arbitrare insieme a suo padre?
Arbitrare non è per nulla semplice, prendere decisioni in brevissimo tempo “interpretando” quello che vedo non è facile… Spesso poi, nei campionati giovanili, le partite sono “caotiche”, il gioco non è lineare come vedo adesso che sto in iniziando ad arbitrare in Promozione e avere accanto mio padre mi ha dato più tranquillità: sapevo che di lui potevo fidarmi ciecamente!
È difficile ricordarsi di avere un collega accanto e non un figlio?
No, anzi… Forse con Federico, proprio perché è mio figlio, sono stato anche (e forse lo sono ancora) più “severo” nel rimproverarlo se mi accorgevo, soprattutto nei primi periodi, che guardava in un punto diverso da dove doveva guardare o se non eseguiva determinati movimenti di meccanica.
Stessa domanda a Federico…
No, anzi, ne ero contento! Sapevo che qualunque cosa fosse successa, potevo contare su di lui!
Ci sono sempre dei momenti difficili difficili durante la partita. Come li superate?
(Giorgio): Stando calmi e senza farsi prendere dal “panico”. È importante essere decisi e fermi nelle decisioni, ma anche coerenti nel proprio metro di giudizio. E se a volte capitano momenti caotici, magari con le panchine in subbuglio che protestano vivacemente, il modo migliore è quello di dimostrare di avere “tutto sotto controllo”. Conoscere le regole aiuta perché tante volte le proteste nascono da una scarsa conoscenza proprio del regolamento. Poi, a volte, occorre prendere anche delle decisioni poco piacevoli, come dare un fallo tecnico per le eccessive proteste. Ma talvolta è necessario per mettere dei confini: i vari protagonisti in campo hanno ruoli diversi e ciascuno deve sapere badare al proprio…
E alla fine della partita, cosa vi dite?
(Giorgio): Nulla di particolare: cerchiamo di fare una veloce analisi del nostro operato e di fare autocritica se ci accorgiamo che qualcosa non è andato per il verso giusto.
Come finisce di solito? Con una pizza insieme?
(Giorgio): Federico è celiaco e trovare una pizzeria che faccia pizze senza glutine non è sempre facile. Talvolta, però, capita di trovarne una (soprattutto se abbiamo fatto una trasferta “lunghetta”) ed è molto piacevole: durante la settimana, infatti, per i mille impegni che entrambi abbiamo, difficilmente pranziamo e ceniamo agli stessi orari e il dopopartita è un bel momento per mettere entrambi le gambe sotto il tavolo riuscire a parlare del più e del meno…