Una delle tante triple stagionali di Riccardo Callara (Studio Fotografico Daniele Lenzi)

Dalla vittoria nel campionato di Serie B con Montegranaro alla bellissima esperienza con Montecatini, in corsa nuovamente per la promozione in serie A2: Riccardo Callara ha solo 21 anni, ma a volte, quando ci parli, dà l’impressione di essere un veterano. Non ha anni di esperienza alle spalle, non ha calcato parquet prestigiosi (per ora, ovviamente) e non ha affrontato avversari NBA: dalle gioie e dalle difficoltà della vita di tutti i giorni, però, ha imparato che si può vincere non solo sul campo, ma anche fuori. Umile ed educato: non stupisce che un progetto come quello di #triplaperilcancro sia arrivato da una simile persona. L’iniziativa ha suscitato un bel clamore mediatico che l’ha messo anche un po’ a disagio: tutto normale, però, quando queste cose nascono direttamente dal cuore e non hanno secondi fini.

Riccardo, partiamo dalla pallacanestro. Quarti di finale di playoff di Serie B: avete superato il turno, sfruttando anche il fattore campo favorevole. Contro Faenza quali sono stati i fattori che vi hanno portato in semifinale? “Sicuramente il lavoro di squadra e l’unione del gruppo: tra l’altro, i due punti su cui abbiamo lavorato di più fin da agosto. In casa, con 1000 e più persone, l’aiuto del nostro pubblico è fondamentale e per ogni avversario è sempre complicato affrontarci. Noi in stagione abbiamo perso 3 partite in casa e Faenza solamente due: questo aspetto si è riproposto anche ai quarti, con le nostre due vittorie casalinghe e la netta affermazione di Faenza in gara-2”.

Fuori casa, durante la stagione regolare, avete alternato alcune prestazioni importanti ad altre un po’ meno sopratutto dal punto di vista realizzativo. Cento concede pochissimi punti agli avversari tra le mura amiche in campionato. La chiave sarà quella di tenere un punteggio piuttosto basso? “Con loro sarà molto difficile tenere un punteggio basso perché Rizzitiello è una macchina da punti, Vico è altrettanto inarrestabile: l’unico punto probabilmente debole che possiamo sfruttare è l’infortunio al ginocchio del loro centro titolare, che abbassa un po’ la loro solidità dal punto di vista offensivo, ma hanno rotazioni profonde e l’hanno già rimpiazzato. A Cento il talento sicuramente non manca: riuscire a tenerli sotto i 65-70 punti sarà la chiave. La Baltur ha il fattore campo nelle prime due partite: noi puntiamo a “rubarne” una per poi giocarcela in gara-3 e gara-4 in casa con la spinta del nostro pubblico”.

Questa con Montecatini è la prima stagione con un buon minutaggio in Serie B. Come giudichi la tua stagione fino ad ora? “La mia stagione è più che positiva. Ci sono state alcune parentesi un po’ più negative, sopratutto per via un po’ di inesperienza, che mi ha rallentato un po’. In alcune partite, però, sono riuscito a dare il mio contributo, magari andando anche oltre le aspettative. Arrivare in semifinale di playoff è stato appagante: trovare un gruppo coeso e un allenatore che ci ha saputo spronare fin da subito, ha permesso alla nostra squadra di togliersi più di qualche soddisfazione durante la stagione”.

Un bel primo piano di Riccardo, promotore dell’iniziativa #unatriplaperilcancro (Studio Fotografico Daniele Lenzi)

Raccontaci del provino con Montegranaro: come sei riuscito a convincere staff tecnico e società dopo solo una settimana di lavoro con la squadra? “Sono arrivato un mese dopo l’inizio della preparazione. É stato un fulmine a ciel sereno: appena c’è stata la possibilità di fare un provino con Montegranaro volevo dare tutto: quando ho ricevuto la bella notizia, sono stato davvero felice. Sono sempre di loro proprietà e far parte di una società del genere, che poi è riuscita a vincere il campionato e adesso sta lottando per salire in Serie A, è un onore ed è stato un punto di svolta per la mia carriera. Un anno fantastico, trascorso con persone vincenti e con tanta esperienza che ti può solamente far crescere”.

Facendo tutti gli scongiuri del caso, se Montegranaro dovesse centrare la promozione in Serie A, l’anno prossimo potresti trovarti catapultato dalla B alla serie maggiore, ci hai già pensato? “Infatti sto tifando con tutte le mie forze anche da casa (ride, ndr). É una società che io paragono ad un unicorno: è difficile in Italia trovare una società del genere, solidissima e che si merita di ritornare nella massima serie. Anche se un conto è far parte di una società che arriva in A e un altro è giocarci”.

A livello personale, quali sono gli aspetti tecnici e fisici in cui devi migliorare? “Se si punta ad un salto di categoria tutto dipende dal cambio di ritmo con cui si affronta tutto. Ad esempio, a livello tecnico uscire dai blocchi in serie B è diverso e più semplice che farlo in serie A. Cambia il fisico, cambia la velocità di gioco e anche il modo in cui gli avversari preparano le partite. In serie A non si possono battezzare giocatori: hanno tutti talento, compresi quelli che giocano pochi minuti. Non sono concesse a maggior ragione pause. È quello il grande salto da fare”.

Serve fare anche uno step mentale? “Certo, per poter giocare ad un certo livello contano tante cose, come la preparazione estiva. Da un paio di anni mi alleno duramente in estate con una preparazione mirata, sia dal punto di vista fisico che tecnico: la speranza è quella che un giorno questi sacrifici diano i loro frutti”.

Si parla spesso di tecniche di tiro: una delle tue arme principali è proprio quello da tre punti. Come alleni questo fondamentale e quanto sono importanti i più piccoli dettagli (rilascio della palla, posizione delle dita e delle mani)? “Alleno posizione delle braccia e delle dita sul pallone sui vari tipi di tiro che posso adottare in differenti momenti della partita, anche in base alle energie a disposizione. Mi piace avere più soluzioni: quando fisicamente sono un po’ in riserva, dovrò prendere un tiro diverso e dovrò allenarmi per quello: si tratta semplicemente di cambiare tempo al tiro, sentire il corpo e adattare il tempo di rilascio in base a quello”. “Quest’anno, tra l’altro, ho cominciato pietosamente con un 20% al tiro, ma sono migliorato nel corso della stagione, raggiungendo un buon 40% finale”.

Parlando con Riccardo è facile accorgersi come dia una grande importanza anche ai più piccoli dettagli, nonché alle statistiche: una curiosità verso il gioco che potrà solamente farlo crescere ancora di più. Dalla pallacanestro all’Airc: ha raccolto un notevole apprezzamento la tua scelta di lanciare un progetto del tutto particolare, dove scendi in campo in prima persona nella lotta contro il cancro. Come è nato tutto? “L’iniziativa è nata quando purtroppo è venuta a mancare mia nonna a febbraio dell’anno scorso. Durante la stagione la notizia mi è arrivata un po’ di soppiatto, avevo una partita il giorno e i miei genitori dopo hanno cercato di proteggermi, nascondermi un po’ la gravità della situazione. Io, però, avevo già capito tutto, anche perché mia nonna era già malata da diverso tempo. In quella partita feci 37 punti (con 11 rimbalzi e 4 assist) e sono convinto, essendo piuttosto religioso, che fui guidato da lei dall’alto. Ho colto questa occasione ad inizio di questa stagione anche in previsione di avere più spazio e minuti”. “Ci tengo a ribadire una cosa: per me, tutt’ora è una cosa normale. Non mi sento un eroe o una persona che lo fa solo per avere visibilità o attenzioni. In realtà tutto il clamore mi ha travolto come una valanga: volevo condividere questa idea, ma pensavo rimanesse solo tra i miei amici. Invece poi sono finito su giornali e su tanti siti web e mi sono sentito anche un po’ a disagio: in alcuni casi, mi sono accorto che è stato tutto un pò troppo esagerato, perché la mia iniziativa la reputo normalissima ed è venuta semplicemente dal cuore”.

Dopo aver vinto il campionato di Serie B con Montegranaro, Riccardo Callara ci riprova con Montecatini (Studio Fotografico Daniele Lenzi)

In cosa consiste il progetto #triplaperilcancro (che potete scoprire qui)? “Dono 10 euro all’Airc per ogni tripla messa a segno” Questo non vuol dire, però, che rifiuti tutti i tiri da due, vero? “Assolutamente no (ride, ndr). Certo, sentivo una maggiore responsabilità a segnare, visto che aumenta la donazione: adesso sono arrivato a 410 euro, quindi è andata bene”.

La pallacanestro non è solo divertimento, quindi, ma anche un mezzo per dimostrare di poter essere utili anche in altri modi, no? “Veniamo pagati per divertirci, passando insieme le giornate in palestra: se c’è la possibilità di fare del bene, senza che diventi un obbligo, non servono alla fine tanti soldi o aspettative. Basta solamente un pò di impegno nel prendere queste iniziative”.

Tua nonna sarebbe orgogliosa? “Penso proprio di sì: ricordando anche il suo carattere, visto che era solita sempre gli altri al primo posto. Credo che tutt’ora sia molto entusiasta del mio progetto. Anzi, penso che sia stata proprio lei a consigliarmi di iniziarlo”.

Quali sono i tuoi obiettivi da una parte e i sogni dall’altra per il tuo futuro professionistico? “Il sogno è quello di poter giocare nella massima serie, come sognano d’altronde tutti i bambini quando si avvicinano al basket. L’obiettivo, invece, è quello di fare bene 1/2 anni in Serie B e poi tentare il grande salto. Poi se Montegranaro dovesse essere promossa… (ride, ndr)”.


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati