Questa seconda letterina di inizio stagione (anche se non esattamente pre-campionato) avrei dovuto indirizzarla alla Federazione, magari al Presidente Petrucci – al quale ribadisco la mia stima ed il mio affetto – o meglio ancora a quelli che gli stanno intorno a vario titolo e livello. Poi però ho capito che per avere risposte chiare alle mie domande avrei dovuto – come sto facendo – indirizzarla agli scienziati del Cern di Ginevra, quelli del Bosone di Higgins. Perché certe regole della nostra pallacanestro devono essere state pensate da loro, appunto menti superiori e passate poi ai nostri dirigenti: troppo difficile da capire il senso per una mente semplice come me, per credere che degli altri semplici esseri umani possano averle ideate.
Dunque parliamo del tesseramento degli atleti italiani nel campionato di serie C. Perché proprio la serie C? Perché ho avuto notizie in merito da società e dirigenti di questa serie. Dunque c’è un ragazzo – del quale cambierò il nome per ovvi motivi – che si chiama GiovanAntonio Franceschiello di 20 anni, italiano da genitori italiani, da nonni italiani, da bisnonni italiani, ecc, ecc.. Vorrebbe giocare in serie C con una società che a sua volta intenderebbe tesserarlo. GiovanAntonio però non ha gli anni di formazione giovanile richiesti dalla Federazione per cui dovrebbe essere tesserato come straniero. Dunque cittadinanza e documenti di un altro stato, al quale il nostro Franceschiello dovrebbe chiedere il favore.
E qui nascono le domande.
E se non trova uno Stato consenziente? Deve rinunciare a giocare a basket?
Se il suo datore di lavoro – Franceschiello lavora come carpentiere regolarmente assunto – non vuole avere alle sue dipendenze lavoratori stranieri per un qualunque motivo, e lo licenzia?
Franceschiello è cittadino italiano, ha difeso la Patria facendo il militare, paga le tasse allo Stato italiano, sottosta alle leggi italiane, vota per eleggere i deputati alla Camera, ma non può giocare a pallacanestro in serie C, attenzione non in serie A, ma nella quarta serie del nostro basket, da italiano. Cioè la cosa meno seria tra tutte quelle appena elencate non può farla da italiano ma da straniero. Geniali quelli del Cern, chissà dove ci vogliono portare….
Però chiedo, umilmente agli scienziati stessi: non sarà che la legislazione sportiva si sovrappone a quella civile con un atto di presunzione e forse poco conforme alla tutela dei diritti di un cittadino italiano? E se non fosse necessario che il nostro amico si naturalizzi con un altro Stato ma bastasse un’autocertificazione, con che documenti dovrebbe fare il riconoscimento davanti agli arbitri? Non è che c’è qualcosa di strano ed irregolare in tutta questa vicenda?
E come si concilia tutto ciò col fatto che alcune squadre di serie C hanno tesserato stranieri veri (americani, argentini) mentre dai vertici della Federazione si inneggia al vivaio, alla crescita dei giocatori italiani e bla, bla, bla.
A proposito di stranieri veri. L’americano ingaggiato da Sora, James Elliot Johnson ha 28 anni (è nato nel 1986) dunque viene in Italia per giocare a basket. E lo fa per 15 mila euro? Che se non sbaglio – ed alzo le mani se è così in segno di scusa – è il massimo consentito come rimborso spese ad una società dilettantistica come sono quelle di serie C? Come viene inquadrato uno straniero che viene in Italia a giocare a basket? Come dilettante? Faccio un po’ fatica a crederlo ed a considerarlo del tutto legittimo. Naturalmente non ho nulla contro Sora e le altre società che hanno preso degli stranieri, brave, se i regolamenti lo consentono avete fatto bene.
A meno che, mi viene in mente mentre scrivo, non sia una questione più semplice… Stai a vedere che la Federazione intende scoraggiare gli atleti che non hanno la formazione a favore di quelli che ce l’hanno, perché questi ultimi hanno una più lunga storia di anni di iscrizioni e contributi versati dalle società alla Federazione stessa. Dunque è solo una questione economica non di crescita dei giovani?
Va bene lo stesso, sia chiaro. Quando un guadagno è legittimo nessuno deve mettere bocca. Ma basta dirlo prima. E basta non spacciarlo per un’altra cosa. Amici del Cern scusate, forse ho risolto.