Il campetto ha la sua etica. E un discreto numero di leggi, nessuna delle quali scritte. Ci sono i vecchi arroganti e i ragazzi che vogliono giocare. Poi tante altre cose. Descritte in “Campetto”, apologia del playground firmata da Altre di B e Lo Stato Sociale.

Di etica del campetto ne sappiamo qualcosa. Non per nulla, lo scorso 11 dicembre, Pick and Rock aveva scomodato nientemeno che gli Air con l’obiettivo di ricordare quanto amore circoli tra i playground. E la loro “Playground love” diceva tutto. Anzi, niente. Perché in realtà, nei campetti, quelli più sudici e lerci, dove vige la legge del più forte a discapito del talento cristallino, Jean-Benoit Dunckel Nicolas Godin non hanno mai messo piede. Vero, non abbiamo nessuna prova ma è così, siam pronti a scommetterlo. E poi son francesi, cosa ne vogliono capire? Vuoi metterli con i bolognesi? Quelli che hanno edificato, mattone su mattone, la basket-city del tempo che fu, quelli che riempiono il palasport come se niente fosse, magari dal basso di una modesta cadetteria, come accaduto in passato. Quelli che vai ai giardini Margherita e ti si apre un mondo. Fatto di passione, competenza e cuori pulsanti. Certo, sotto le due torri saranno anche un po’ sboroni, ma chi se ne importa? In fondo, da quelle parti la pallacanestro è quasi una religione. E se provano a dirti che il basket lo hanno inventato loro, annuite e fare finta di niente: il devoto bolognese non va mai contraddetto.
Bologna è anche terra di cantautori, band storiche e musicisti apprezzati lungo tutto lo Stivale e non solo. I loro nomi li conoscete già. Ma guai a dimenticare quelli della nuova generazione. Tipo Lo Stato Sociale. Il classico gruppo che divide. Sono dei geni. Ma no, che dici? Son dei coglioni. Intanto il recente Festival di Sanremo ha regalato loro un successo di massa. Probabile che sia solo l’inizio. Poi ci sono gli outsider, ovvero quei gruppi non proprio popolari ma con un loro seguito, più o meno importante. Come gli Altre di B. Un po’ punk, un po’ new wave, un po’ melodici. Non proprio la stessa tazza da tè dalla quale si abbevera Lo Stato Sociale ma qualche punto di contatto c’è. Anzi, c’è stato. E si è concretizzato nel 2016, quando si sono messi insieme per l’adrenalinica “Campetto”.

Girato dietro al palaDozza, il videoclip è la rappresentazione di come nel campetto si giochi in modo ruspante, badando al sodo. Sorvolando la tecnica e lo stile. Provate a guardare in modo in cui sono addobbati i protagonisti della partitella: roba da far vergognare Enzo Miccio. Però c’è tutto il resto: la grinta, i passaggi dietro la schiena, i canestri dall’angolo, la difesa. “Campetto” è la breve storia di un cinque contro cinque (forse): Lo Stato Sociale contro Altre di B. Ovvio, no? Si arriva ai 31 e chi perde Federico Guglielmi è.
La partita inizia tra l’entusiasmo generale: “Han fatto il campo col cemento nuovo dal quale spuntano sequoie giganti”. Non è poco, perché cadere su di un terreno rimesso a nuovo è sempre meglio che sbattere la capoccia su di un campo dissestato e pieno di gobbe. Son consolazioni per chi il parquet riesce a intravederlo solo dalla curva o dallo schermo di un televisore. Che poi, se finisci per terra, vuol dire che lì ci sei, che il diritto a giocare lo hai conquistato. Magari dopo aver litigato con i più grandi, gli odiati tiranni del campetto: “Io sono piccolo, non c’è bisogno di far forte, so dare i pugni e i calci e so fare canestro”. I pugni servono, come la serva di Totò. Peraltro sono i vecchi a picchiare per primi, classico espediente di chi non ce la fa più: “Non conta niente l’altezza se non hai fiato, continua a menare e poi vedi chi resta in piedi domani (…). Un tempo restavo a guardarti, padrone del campo in tuta dei Knicks. Dispiace ma adesso ho imparato con buona pace tua e dei tuoi amici”. Altra legge non scritta: al campetto si gioca tutto l’anno, chi se frega delle condizioni atmosferiche? “È il 29 gennaio e la bocca va a fuoco. Custode, ci basta mezz’ora qua fuori, si arriva ai 31 poi andiamo”. Si va avanti, anche se il custode non sembra troppo entusiasta. Poco male se non tutti sembrano all’altezza della situazione. Tranquilli: l’etica del campetto non prevede esibizioni di talento e nemmeno una tecnica sopraffina. Il pick and roll è roba da quel saputello di Simone Pianigiani, Rick Pitino potrebbe essere il nome del pizzaiolo lì a fianco. Conta vincere ma senza tirarsela troppo, e come è finita tra Lo Stato Sociale e Altre di B non lo sapremo mai. Il video termina sul 29-29. E forse han chiuso davvero in parità, con i componenti delle due squadre a correre verso casa. Impegnati a evitare il randello del custode.