Sergio Tavčar

D’accordo sulla riflessione vincere=giocare bene, che è poi quella che ho fatto ieri, come d’accordo sul giudizio in generale sul basket maschile di questa Olimpiade. Aggiungo che qualche speranza perché la finale non sia una mattanza ce la da il secondo tempo della Spagna di ieri, ma non è affatto detto che Calderon e Rudy mettano tutte le triple nei momenti chiave come hanno fatto ieri contro una squadra che aveva dominato tatticamente il primo tempo e che non si è trovata a più 25 solo perché i due uomini superchiave, Kirilenko e Hrjapa, hanno indovinato in tandem la loro peggior partita da un paio di stagioni a questa parte. Ieri era la partita di Reyes, cosa che chi ha ascoltato la mia telecronaca (maledizione, adesso mi accorgo che l’ho solo registrata e che andrà in onda oggi alle 16, per cui sono il solo ad averla già sentita!) potrà confermare che avevo detto in diretta (per me), ed infatti appena è entrato le allegre scorribande dei lunghi russi nel pitturato spagnolo con Pau (aiuto, sto nuovamente per toccare nervi scoperti filo NBA!) che regalmente si dimenticava di seguirli sono subito finite e sulla squadra di Blatt (sempre più MVC – Most Valuable Coach) è scesa la notte dell’inverno polare. Ieri inoltre ho avuto un momento di esaltazione che chi ascolterà la cronaca potrà registrare quando Marc ha segnato in gancio, tiro che pensavo fosse stato abolito e si fosse estinto. Visto che ha segnato facilmente (pur con esecuzione tecnica rozza ed abborracciata) poi ha ritentato subito, ma stavolta l’esecuzione è stata ancora più sommaria, ha sbagliato ed ha desistito. Per me è stata la dimostrazione più lampante che la tecnica che si insegnava una volta serve sempre e che è una balla colossale dire che sono cambiate le condizioni tecniche ed atletiche per cui certi tiri non si possono più usare. Lo saranno di sicuro, ma un centro che sappia tirare in gancio per me rimane anche ai tempi moderni semplicemente immarcabile.

USA-Argentina è stata un’amichevole travestita da semifinale olimpica. Metto subito le mani avanti e dico che gli USA hanno fatto il loro dovere e che soprattutto nel finale, a partita ampiamente finita, l’hanno gestita nel modo più giusto, segnando quando gli argentini li lasciavano soli, indulgendo ma non troppo in giocate spettacolari, rispettando insomma la resa degli avversari, cosa che contro gli australiani non avevano fatto. I gauchos artriticos si rendevano perfettamente conto che sputare l’anima era inutile e che bisognava risparmiare qualche stilla di energia in vista del match contro la Russia per il bronzo, per cui la partita era strasegnata prima ancora di cominciare. Speriamo, come detto, che almeno la finale sia una partita vera.