Gran Canaria 101 Foxtown Cantù 81

Feldeine (foto S.Paolella)

Feldeine (foto S.Paolella)

Il bel pre-campionato di Cantù può dirsi definitivamente aleatorio e la rivoluzionatissima formazione brianzola si è presa sul muso due bei schiaffoni appena le gare hanno cominciato a contare sul serio ma se la sconfitta a Varese poteva essere imputata a fattori ambientali (derby, effetto Pozzecco) quella pesante nella dolce terra Canara, dove la gente in infradito non mette particolare pressione, è la dimostrazione che Sacripanti deve lavorare a fondo su un gruppo piuttosto digiuno di basket europeo (DJO, Jones) se non a bassi livelli (Hollis, Mbodj) con regole difensive bel lungi dall’essere assorbite ed una tendenza all’eroismo offensivo che va debellato. Così si viene derisi da continui back door che il vecchio maestro Aito propone da oltre un ventennio con Johnson-Odom basito sui taglio alle sue spalle e coi lunghi ben lungi da ruotare rapidamente in aiuto o con Kyle Kuric che non solo spara triple (19 con 3-5 da tre) ma si permette di schiacciare indisturbato in alley hoop per un paio di volte sui precisi assist di Tomas Bellas (14 con 5 ass) mentre il lunghissimo capoverdiano Walter Tabares va in doppia doppia (12+13) dimostrandoci perché la NBA lo segue con interesse.

E mentre la sinfonia di Aito costringe Cantù a passare a zona 3-2, comunque bucata da triple e canestri facili grazie alla circolazione di palla e semplici ma sapienti tagli, in attacco la Foxtown si intestardisce in inutili palleggi alla ricerca di testardi uno contro uno che rallentano la circolazione di palla, proprio quella che gli avversari mostrano a iosa, e producono palle perse banali (in special modo da parte di Johnson-Odom che ne ha perse 5 nonostante i 14 punti ed i 7 assist) e tiri forzati col solo James Feldeine in grado di produrre una prova di forza (25 punti con 5-7 da tre ed un 4-12 da due che è lievitato lentamente nella ripresa) mentre i lunghi si accendono e spengono in attacco come un semaforo arancione di notte (Eric Williams 12 punti) restando però rigorosamente sul colore verde quando si tratta di difendere.

Insomma un mezzo disastro figlio di una squadra che deve imparare a conoscersi (e metabolizzare uno Stefano Gentile ancora una volta apparso a disagio) e deve adattarsi al basket europeo perché i mezzi atletici e tecnici per fare estremamente bene li ha eccome mentre la conoscenza tattica va appresa rapidamente cominciando a trovare delle certezze grazie alle spinte dal suo pubblico, da sempre capace di dare una marcia in più, a partire da domenica contro il temibile Avellino di Frank Vitucci.

MVP: Kyle Kuric, il tiratore da Lousville non tira solo, è anche un gran bell’atleta…