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Martedì mattina ho aperto la Gazzetta dello Sport. Il mio sguardo si è concentrato sulla foto centrale, quella dei tifosi delle Foxes impazziti in un pub di Leicester. Non riuscivo a staccare gli occhi da quel signore con la giacca a vento arancione, dai suoi occhi spiritati, dalla sua bocca sdentata soprattutto. Non chiedetemi il perché, ma la prima cosa che ho pensato è stata che quel tifoso fosse l’incarnazione del successo del Leicester. Ho pensato, o forse ho voluto pensare (perché spesso pensiamo ciò che ci piace pensare, non guardando in faccia alla realtà), che la vita di quell’uomo si dividesse in lavoro e Leicester, Leicester e lavoro. Ho immaginato una vita umile, una vita con poche soddisfazioni, pochi successi. Pochi ma buoni, ottenuti con la fatica e il sudore di tutti i giorni. Vita che è la storia della squadra di calcio Leicester City. Una squadra umile, reduce da una stagione (quella del 2014/15) contraddistinta da una salvezza strappata con 7 vittorie nelle ultime 9 di campionato. Una storia umile: mai vinto il campionato nazionale, massimo un 2° posto. Giocatori umili e qua è troppo facile prendere come exemplum l’ex operaio Jamie Vardy, ma anche giocatori come Mahrez e Kantè che fino a due anni fa giocavano nella Ligue 2. Soprattutto un manager umile: mai sopra le righe, mai inopportuno, mai vincente.

Ecco, mai vincente. A questo punto, ho capito molto del calcio. No, non del calcio, ho capito molto dello sport in generale. Anzi, ho capito molto della vita. Ho capito che sbaglia profondamente chi è convinto che campioni si nasce. Che le scorciatoie portano prima al successo. Che non basta credere in una cosa per raggiungerla e non basta l’impegno e la fatica. Che, dopo una serie di insuccessi, non puoi che ricadere in un altro insuccesso.

Ho deciso che se un giorno dovessi raccontare a qualcuno la storia del Leicester di Ranieri, non la racconterò come si racconta una favola. La racconterò come un romanzo di formazione. Racconterò che un uomo qualunque di 64 anni, dopo una buona carriera da allenatore ma mai vincente, dopo un’esperienza disastrosa che avrebbe portato chiunque a fermarsi lì e a mettere un punto sul proprio lavoro e passione, ha deciso di rimettersi in discussione per l’ennesima volta. Con un manipolo di operai, semiprofessionisti, perdenti, antieroi, suoi simili. La fortuna di quest’uomo, oltre alla sua sconfinata passione, è stata proprio quella di essersi trovato di fronte a sé uomini simili a lui, grazie al quale ha raggiunto subito un’ottima intesa. Intesa che ha portato a raggiungere i primi traguardi, traguardi che dovevano esser la fine di un percorso, e che invece erano solo l’inizio di esso. La bravura di quest’uomo è stata quella di eliminare la convinzione che campioni si nasce. Che le scorciatoie non portano prima al successo. Che basta credere in una cosa per raggiungerla, con impegno e fatica. Che, dopo una serie di insuccessi, puoi arrivare al successo.

Ma soprattutto, quest’uomo, ha imparato, durante il lungo percorso, e insegnato ai suoi discepoli che nella vita non è mai troppo tardi. Che non importa se nasci operaio, puoi diventare calciatore professionista a 25 anni e vincere la Premier League. Che non importa se vieni scartato dalla squadra più forte d’Oltremanica, puoi battere quella squadra e dimostrare che si è sbagliata sul tuo conto. Che non importa se sei una promessa e nessuno riesce a tirar fuori tutto il tuo potenziale, puoi trovare la persona giusta che lo tirerà fuori. Che non importa se nasci in Giappone o in Patagonia, puoi diventare lo stesso un ottimo calciatore. Che non importa se a quasi 30 anni pesa ancora l’identità di tuo padre, puoi riuscire a far pesare su tuo padre la tua identità. Che non importa se sei etichettato come “eterno 2°”, puoi vincere anche tu una volta nella vita. Quello che serve è avere fame. Fame che è assonanza di fama. Fama che è successo, vittoria, realizzazione di sé stessi.

Per arrivare alla realizzazione di sé stessi aiuta avere al proprio fianco altri uomini che ti incoraggiano, che ti esortano, che ti spronano, che ti stanno vicini nei momenti più duri. Gli uomini di cui parlo – e per uomini intendo anche donne e bambini – sono i tifosi del Leicester, del calcio e dello sport e anche di chi non segue il calcio e lo sport. Perché questa è un’impresa che va oltre il calcio e lo sport e forse è per questo che è finita sulla bocca di tutti. È un’impresa che è vita di tutti i giorni. È un’impresa come quella di un ragazzo ostinato e determinato che realizza il proprio sogno di diventare giornalista sportivo. È semplicemente l’impresa di tutti, anche di quell’uomo con la giacca a vento arancione, con gli occhi spiritati e con la bocca sdentata che ha realizzato un sogno: vedere la propria squadra del cuore vincere la Premier League. È un’impresa che deve far riflettere tutti. È un’impresa che è insegnamento di vita.

Le partite: Everton-Bournemouth 2-1, Newcastle-Crystal Palace 1-0, Stoke City-Sunderland 1-1, Watford-Aston Villa 3-2, West Bromwich Albion-West Ham 0-3, Arsenal-Norwich 1-0, Swansea City-Liverpool 3-1, Manchester United-Leicester City 1-1, Southampton-Manchester City 4-2, Chelsea-Tottenham 2-2

La classifica: Leicester City 77, Tottenham 70, Arseal 67, Manchester City 64, Manchester United* 60, West Ham* 59, Southampton 57, Liverpool* 55, Chelsea* 48, Stoke City 48, Everton* 44, Watford* 44, Swansea City 43, West Bromwich Albion 41, Bournemouth 41, Crystal Palace 39, Newcastle 33, Sunderland* 32, Norwich City* 31, Newcastle 30, Aston Villa 16 °

* una partita in meno

° già retrocesso in Championship

Il prossimo turno: Norwich-Manchester United, Aston Villa-Newcastle, Bournemouth-West Bromwich Albion, West Ham-Swansea City, Sunderland-Chelsea, Crystal Palace-Stoke City, Leicester City-Everton, Southampton-Tottenham, Manchester City-Arsenal, Liverpool-Watford

Emanuele Prina

Twitter: @EmaTreno92


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