brosebambergLogoÈ una giornata estremamente particolare in quel di Milano, più precisamente in via Carlo Ravizza, durante un sabato mattina di fine giugno. Tanti volti noti, tante menti dal quoziente intellettivo cestistico di primo livello, tanta voglia di ascoltare il protagonista dell’evento. Il tutto, organizzato da SPORTlab. Agency del presidente Virginio Bernardi, eccellente padrone di casa in uno scorcio casertano nella capitale lombarda. Direttamente dalla Germania, fresco vincitore della BBL Beko Bundesliga con il suo Brose Baskets Bamberg, tutti aspettano Andrea Trinchieri, prodotto nostrano d’eccellenza. Una conferenza stampa, divisa in due parti in base alle esigenze video, seguita da un pranzo in cui continuare a scambiarsi opinioni sulle stagioni appena concluse, un po’ su tutti i fronti. Dopo aver allenato l’Unics Kazan la scorsa stagione, portando a casa la Coppa di Russia, quest’anno il coach milanese è riuscito ad avere la meglio su due squadre che hanno disputato l’Eurolega come l’Alba Berlino e il Bayern di Monaco, battuto proprio in finale per 3-2.

LA PAROLA A TRINCHIERI – Cerchiamo ora di mettere un po’ di ordine, per analizzare le dichiarazioni di coach Trinchieri di fronte ad un ristretto gruppo di giornalisti e a “mostri sacri” come Antonio Cappellari, Werther Pedrazzi e lo stesso Virginio Bernardi.
Il protagonista della mattinata mette subito l’accento sulle tante sensazioni variegate provate dopo una stagione del genere, dove nulla è stato scontato, dove ha avuto l’opportunità di vivere un’esperienza diversa e dove è riuscito a mettere i puntini sulle i. Una delle differenze sostanziali riguarda la visione dell’allenatore tra l’Italia e la Germania: nel campionato tedesco, il coach non viene reputato un eroe quando vince, non gli vengono associati poteri taumaturgici e non salva vite umane, ma quando perde non è vittima di lanci di pomodori e non viene crocefisso. Trinchieri 2 B&WQueste cose non avvengono in Italia, dove la valutazione dell’operato dell’allenatore viene quasi sempre portata agli estremi, nel bene e nel male, passando da eroe a fallito totale nel giro di 3 partite. A livello mediatico, viene curata molto la qualità dei contenuti, sia quelli trasmessi in HD in televisione, sia quelli proposti nel palazzetto nel corso degli incontri. Su questo punto ci sarebbe da prendere spunto da una cultura cestistica come quella tedesca, che non ha una storia come quella nostrana e possiede un livello medio di competenza cestistica che non si avvicina a quello di un popolo che ha visto passare giocatori che hanno fatto la storia mondiale del gioco. In Germania si vede una grande voglia di recuperare il terreno perso, diventando gradualmente competenti grazie ad una passione che si avverte in maniera notevole, come testimoniano i numeri di affluenza: Bamberg conta 70000 abitanti e ad ogni partita si registra il sold out con 7000 spettatori.
Dal punto di vista umano, nulla da eccepire. La gente lo conosce, lo supporta, consapevole del fatto che deve dare sempre tutto, oltre che a saper gestire i giocatori scegliendo uno staff adeguato, in questo caso misto. È fondamentale saper creare un roster secondo la legge degli incastri, non perdendo di vista il budget e non affidandosi alla finanza creativa.

Tornando a parlare di ciò che sta accadendo nel Bel Paese, la prima affermazione riguarda Milano, protagonista di una situazione che coach Trinchieri non si sente di giudicare, ma di certo si esprime sull’andamento delle Finali, in cui sono state protagoniste le due squadre che hanno avuto la maggior continuità di allenatori e di giocatori, non fornendo così una sorpresa. Reggio Emilia avrebbe dovuto chiudere i conti in gara-6 e, non essendo andata così, si è capito abbastanza in fretta come sarebbe andata a finire, nonostante la conduzione della squadra di coach Menetti per larga parte di gara-7.
Quando gli viene chiesto se consiglierebbe ad un giocatore italiano di intraprendere un’esperienza all’estero, la risposta è molto chiara. Se dev’essere un’esperienza messa in piedi nel momento in cui non si trova spazio qui in Italia, allora bisognerebbe rimanere in patria, cercando di ottenere i minuti di competenza e ritagliarsi uno spazio importante qui. Se invece la decisione viene presa per intraprendere un miglioramento dal punto di vista del gioco, la risposta è assolutamente un sì, a partire da domani o, meglio da ieri.

Virginio Bernardi, presidente di SPORTlab. Agency

Virginio Bernardi, presidente di SPORTlab. Agency

LE PRECISAZIONI DI BERNARDI – Si nota con grande facilità la gioia e la soddisfazione sul volto di Virginio Bernardi, bravo a non lasciarsi andare e a contenersi con lo scopo di mantenere la situazione sotto controllo. Motivo di grande orgoglio per lui questa vittoria, a maggior ragione poiché ha assistito all’ingresso di Trinchieri nell’élite degli allenatori vittoriosi fuori dall’Italia, dopo Messina, Boniciolli e Scariolo. Il presidente di SPORTlab. Agency ha voluto, anche lui, mettere i puntini sulle i: priorità assoluta nel dissentire quando si pensa che il livello degli allenatori italiani non sia di primissimo livello. Sarebbe buona cosa, però, verificare lo sviluppo degli impianti italiani e metterli a confronto con quelli tedeschi, visti personalmente nell’ultimo periodo da Bernardi (i riferimenti sono al palazzetto nei pressi di Stoccarda e a quello di Monaco di Baviera). Il confronto con quelli di Reggio Emilia e Sassari è impietoso, quasi da non considerarli dei veri palazzi dello sport, se messi in confronto con quelli degli avversari del Bamberg nei playoff e, più in generale, con quelli di cui si sta dotando il movimento cestistico in Germania.

LA CHIUSURA DI COACH TRINCHIERI – Nel discorso che ha portato alla chiusura della conferenza stampa, coach Andrea Trinchieri ha parlato a ruota libera, sviscerando alcune questioni che gli stanno particolarmente a cuore e che suscitano, come minimo, la curiosità degli addetti ai lavori. Per prima cosa, dare risonanza al concetto espresso da Bernardi, puntualizzando il fatto che non ritenere il livello degli allenatori di primissimo livello sarebbe un errore a tutti gli effetti. E per rimanere sull’argomento, ancora i complimenti a Meo Sacchetti per il titolo conquistato la sera precedente, mentre fuori dal locale arriva proprio il soggetto in questione direttamente da Reggio Emilia, anche lui appartenente all’agenzia del procuratore casertano. Un allenatore, come dice Trinchieri, che “ha mangiato su tutti i tavoli” in questa stagione appena conclusa.

Rimantas Kaukenas (foto C. Devizzi Grassi 2014)

Rimantas Kaukenas (foto C. Devizzi Grassi 2014)

La fotografia della pallacanestro italiana, sempre secondo lui, è nelle prestazioni di Rimantas Kaukenas, un giocatore di 38 anni in grado di fare ampiamente la differenza in un numero considerevole di gare all’interno di questi ultimi playoff. Un giocatore che qualche anno fa faceva la differenza uscendo dalla panchina a Siena, in molti casi contro lo stesso Trinchieri, e in grado generare una decina di punti e cambiare il ritmo della gara favore dei suoi. Se dopo diversi anni, un giocatore di quell’età riesce a fare la differenza in questo modo, con tutto il rispetto per un giocatore che gode della stima del basket europeo, allora c’è qualcosa che non va’ nella nostra concezione di pallacanestro.
Impossibile non aspettarsi una valutazione sulla scelta di rimanere in Germania e non tornare in Italia del coach del Bamberg. E, infatti, arriva puntuale. Coach Trinchieri ha avvertito molto la contrapposizione tra un sistema che si sta creando a grandi falcate e un sistema in cui si nota poca meritocrazia, dove ci sono persone che valgono molto e che vengono giudicate scomode, quando invece dovrebbero essere viste come una risorsa e una ricchezza per il basket italiano. Riprendendo una frase di coach Messina: “L’Italia ti inquina quando vivi con troppa passionalità certe cose.”, cerca di far capire ancora meglio la scelta di andare via dall’Italia, che non significa necessariamente scappare, ma che gli ha fatto capire che questi elementi negativi del nostro sistema non gli mancano neanche un po’.

Per chiudere, un ulteriore appunto sul ruolo dell’allenatore, definito dallo stesso coach come “molto particolare, dato che nelle ore successive alla partita, lui è l’uomo più solo del mondo”. La qualità di una società si vede anche nel momento in cui non fa sentire solo un allenatore, ma lo abbraccia, gli fa sentire la sua presenza costante e il suo supporto incondizionato. Il famoso individualismo all’italiana sta bruciando buona parte delle possibilità di svolta, ma ci tiene a sottolineare che, nonostante i suoi passaporti, si definisce con gioia un allenatore italiano.

La Stechert Arena, casa del Brose Baskets Bamberg (foto gobamberg.de)

La Stechert Arena, casa del Brose Baskets Bamberg (foto gobamberg.de)

QUALCHE CIFRA – Sono necessarie alcune cifre per avvalorare ancora di più la crescita del movimento cestistico tedesco. È già stata citata nel corso dell’articolo, ma i 7000 spettatori che assistono ad ogni partita casalinga del Brose Baskets Bamberg sono davvero degni di nota, da mettere a confronto con i 70000 abitanti della cittadina tedesca. Lo stato tedesco ha imposto l’obbligo, per le squadre giovanili, di essere affiancati da uno psicologo che segua i ragazzi nel percorso di crescita sia cestistico che personale. Vi è un grande investimento nella struttura societaria e in coloro che lavorano in un’organizzazione di quel tipo: un esempio riguarda proprio la squadra allenata dallo stesso Trinchieri, con un budget stipendi attorno ai 2.6 milioni di euro e un budget complessivo di quasi 14. La priorità è creare una grossa stabilità di base, una buona prospettiva futura su cui lavorare ed investire tempo ed energie, oltre che mezzi finanziari. Non è previsto che un ragazzo ripeta l’anno scolastico, dato che se il rendimento non è sufficiente, egli rimane tagliato fuori dall’attività cestistica al 100%, anche se riceverà il supporto della società intera per raggiungere a tutti i costi un risultato scolastico soddisfacente. Il Comune obbliga il club a svolgere attività per le scuole, che a sua volta, oltre ad adempiere a questo (piacevole) obbligo, si doterà di un team di 12 persone che provvederanno al reclutamento di possibili talenti all’interno delle scuole stesse.
Sono dati che evidenziano un’attenzione di un certo livello al futuro, mettendo sul tavolo tutta la qualità possibile e la volontà di crescere anno dopo anno.

UNA DEGNA CONCLUSIONE – La conferenza si chiude con il trio composto da Virginio Bernardi, Andrea Trinchieri e Fabrizio Provera di fronte al ristretto gruppo di giornalisti, che con un applauso celebra ancora una volta la grande stagione del coach italiano. Nel mentre, entra Meo Sacchetti, che si unisce al gruppo per assaporare qualche specialità del Lievità, un locale che rappresenta e propone la cucina campana: due allenatori italiani, vincitori del campionato tedesco e di quello italiano, molto bravi nel saper portare alla vittoria una mentalità, prima ancora del gioco.
Una grande mattinata, un eccellente gruppo di addetti ai lavori e una chiusura che fa bene al palato, condito da chiacchierate più o meno leggere sull’andamento dell’ultima stagione e sulle prospettive che andranno a delinearsi nelle prossime settimane. Non c’era modo migliore per tirare le somme del Made in Italy, tra pregi e difetti, tra cambiamenti e situazioni di stallo, tra dati di fatto ed eventualità. Sperando che, più prima che poi, si cambi marcia nel nostro Paese e che si ambisca alle posizioni che, per potenzialità e competenze, dovrebbero rappresentare la normalità.