Per un’Europa che sbarra, ahinoi, i propri confini, ce n’è un’altra che abbraccia idealmente razze, lingue e genti diverse. E’ l’Europa dei canestri che ha da poco lasciato in eredità un campionato europeo da ricordare. Inaspettato è stato il trionfo di una Spagna la cui tradizione decennale fatta di successi, non faceva necessariamente scopa con un roster certamente meno competitivo rispetto a quello di altre edizioni culminate con una medaglia d’oro. Altrettanto sbalorditivo è stato assistere alla “resa” di Francia e Grecia. La prima, favorita d’obbligo alla vigilia della manifestazione, la seconda con il parco giocatori probabilmente più completo di tutte. Tra Berlino, Riga, Zagabria, Montpellier e poi Lille, vi sono stati tanti momenti che hanno contribuito a fare di EuroBasket 2015 un torneo combattuto, e vi si sono mescolati tanti risultati che hanno messo in luce o adombrato diverse squadre e giocatori.

La squadra migliore: Lituania

Troppo scontato barrare Spagna, pur straordinaria, ovviamente. La nostra scelta ricade, però, sulla Lituania. Per la prima volta dopo tanti anni, nessuno o comunque in pochi la annoveravano tra le papabili finaliste. Tra infortuni, tanti, ed un ricambio generale necessario, arduo era infatti pronosticare una Lituania capace di arrivare a 40 minuti dal sogno chiamato medaglia d’oro. E’ vero che il girone iniziale non era tra i più complicati del lotto ma, soprattutto dagli ottavi di finale in poi, Maciulis (grande, grandissimo soprattutto nella partita contro la Georgia) e compagni hanno mostrato una lodevole voglia di aiutarsi l’ uno con l’altro, voglia culminata nel quarto vinto contro l’Italia ma, in particolare, nello scalpo ottenuto in semifinale a spese di una Serbia fino a quel momento imbattuta. Proprio in quella partita, brutta e sporca ma non cattiva, si è ammirata la durezza mentale di un gruppo andato oltre i propri limiti e meritatamente vice campione d’Europa.

La delusione: Grecia

(Foto Savino PAOLELLA 2015)

Vassilis Spanoulis (Foto Savino PAOLELLA 2015)

Spanoulis, Zizis, Printezis, Sloukas, Koufos, Mantzaris, Antetokounmpo, Calathes. E potremmo continuare. Un roster di primissimo livello quello a disposizione di Fotis Katsikaris che non ha saputo andare oltre il quarto di finale perso con la Spagna futura campione. Bastano i nomi di cui sopra per giustificare la nostra nomina? Crediamo di si. Il fatto che si parli di Grecia autorizza a pensare che il tonfo in Francia sia stato una vera e propria tragedia, greca of course, la classica caduta (inaspettata) degli dei. Vincere il titolo era difficile, d’accordo. Giocarsi una semifinale, anche al netto di un quarto di finale complicato, era quasi doveroso. Spanoulis, poco brillante durante tutto il torneo, non risponderà più presente alle convocazioni. Ci vorrebbe un oracolo per capire in anticipo quale potrà essere il futuro dei (mancati) eroi greci.

La sorpresa: Repubblica Ceca

Chi si aspettava una Repubblica Ceca così competitiva? Giocatori di qualità ne aveva eccome, da Satoransky a Vesely, da Welsch a Jelinek, d’accordo, ma era comunque azzardato scommettere sui cechi che non avevano a questo livello quel vissuto (vi ricorda qualcosa?) che in ogni caso non ha impedito loro di sorprendere. La qualificazione ai quarti di finale ottenuta contro la Croazia rappresenta il punto più alto di un torneo nel quale la formazione di Ginzburg ha sempre mostrato una più che invidiabile solidità mentale. L’approdo al preolimpico è il giusto premio per un gruppo che ha saputo favorevolmente impressionare.

MVP: Pau Gasol

In questi ultimi giorni, solo Papa Benedetto XVI a Cuba ha raccolto più consensi di Pau Gasol. Già splendente nella settimana di Berlino, a Lille ha saputo mettere in mostra una serie di prestazioni che andrebbero catalogate come Patrimoni dell’Umanità. Autoritario con la Polonia, trascinatore con la Grecia, leggendario con la Francia e regale con la Lituania. Ci vengono in mente questi 4 differenti aggettivi per descrivere la personale cavalcata di Pau Gasol verso il trofeo tanto agognato. Curioso, poi, che in un periodo molto delicato per quel che concerne l’annosa questione dell’indipendenza della Catalogna, sia stato proprio un catalano Doc a fare urlare di gioia la Spagna intera. Miracolo del basket, miracolo dello sport.

LVP: Tony Parker

T.Parker

T.Parker

Tanti i potenziali candidati, un solo “vincitore”. La nomina va a Tony Parker, incapace stavolta, rispetto a quanto fatto nel 2013, di portare la sua Francia a trionfare tra la propria gente. La semifinale contro la Spagna, nella quale il meraviglioso playmaker dei San Antonio Spurs, non ha mai saputo incidere davvero dal primo all’ultimo minuto di gioco, è stata probabilmente una delle peggiori partite mai giocate da Parker. Quasi una cartina di tornasole per mettere il sigillo ultimo su un Eurobasket nel quale, da figliol prodigo di una nazione intera, non è mai riuscito a brillare. Capita anche ai migliori.

La sorpresa: Adam Waczynski

Hanno brillato in molti, alcuni hanno a tratti anche incantato. Da Gasol, ovviamente, a Maciulis, da Gallinari a Belinelli, da Bjelica ed in parte Teodosic a Rodriguez, da Antetokounmpo a Satoransky solo per fare qualche nome sparso qua e là, tanti sono stati i giocatori in grado di mettersi in luce. Uno più di tutti, però, è stato quello che più ci ha sorpreso. Il riferimento è al polacco Adam Waczynski, il giocatore che più è stato in grado di emergere dal sommerso di EuroBasket ed essere sulla bocca di tutti via via che il torneo andava avanti. L’ala dell’ Obradoiro ha chiuso con 15,8 punti di media a partita e con la sensazione che il prossimo anno possa essere per lui quello del vero salto di qualità.