(foto di Claudio Devizzi)

Un mese di Turkish EuroLeague agli archivi ed è tempo di iniziare a tracciare i primi bilanci e vedere cosa è successo e cosa potrebbe succedere da qui a Natale, periodo in cui si giocheranno ben 9 partite, con doppio turno in due settimane ed anche la sovrapposizione con le finestre FIBA di qualificazione alla World Cup (29-30 novembre e 2-3 dicembre), in cui qualche squadra rilascerà i giocatori alle nazionali, viste anche le difficoltà di alcune potenze europee (vedi Croazia, Slovenia, Russia e Serbia).

Pablo Laso (foto di fabrizio Stefanelli)

PARTITA A DUE? – Primo posto a punteggio pieno e la sensazione che la sfida possa continuare per tutta la stagione. Dalla semifinale di Belgrado sono passati 5 mesi e tanta acqua è passata sotto i ponti ma sembra essere cambiato poco in casa Real Madrid e CSKA Mosca. I blancos si ripresentano con la voglia di fare quello che negli ultimi quindici anni è riuscito solo all’Olympiacos. Per farlo, lasciato andare Doncic, sono rimasti tutti e c’è un Sergio Llull tutto nuovo in più. Ma la forza del Real finora è altrove. In un Facundo Campazzo con tanti minuti e tiri a disposizione (50% da 3, 9 punti e più di 5 assist a partita), un Anthony Randolph meno timido e vero leader offensivo di Laso ed un Tavares in grande crescita. Aldilà delle statistiche offensive (squadra con il miglior Index Rating ed oltre 95 punti segnati a partita) è il rendimento difensivo che sta risaltando, con il Real che concede il 45% al tiro agli avversari con meno di 80 punti subiti a partita. Un rendimento che fin qui è forse condizionato da un calendario più semplice rispetto a quello del CSKA, ma le vittorie di Milano e Kaunas sono risultati che peseranno nell’economia finale.

(credits EuroLeague Basketball Youtube)

E’ vero, infatti, che il CSKA ha già battuto Barcelona, Maccabi (a domicilio) ed Olympiacos ma la sensazione data dagli uomini di Itoudis non è quella scintillante della passata stagione. E’ vero che a questo punto era già arrivata una sconfitta (guarda caso proprio contro il Real) ma la squadra giocava bene e non aveva gli alti e bassi che stiamo vedendo in questo primo scorcio di stagione. Un dato su tutti sorprende dell’avvio del CSKA, gli 80 assist (16 a partita) sui 160 canestri realizzati, tra i peggiori di tutta la competizione, sintomo di una fluidità offensiva che fatica ad essere trovata, nonostante un roster praticamente identico a quello della scorsa stagione. Così come stonano i “soli” 81 punti a partita segnati nelle gare interne, se si pensa che nelle ultime 4 stagioni in una sola occasione il CSKA si è fermato sotto i 90 punti, nel 2015/16 in cui ha segnato 89.6 punti a partita. Le prossime settimane ci diranno molto del CSKA, che da qui a Natale giocherà ben 6 volte in trasferta inclusi gli scontri diretti con Real e Fener.

Gigi Datome sta tirando con percentuali irreali (foto S.Trapezanlidis 2017)

A FARI SPENTI – A proposito di Fenerbahce, la squadra di Obradovic, uscita da un’estate turbolenta per via dei problemi finanziari della società sportiva, sta viaggiando a fari spenti e con le marce basse, ma è subito dietro le prime, sorpresa solo dall’Efes nel primo derby della stagione. Il Fener, a differenza di Real e CSKA, si è rinnovata molto in estate ed il grave infortunio di Tyler Ennis (sostituito da Erick Green) ha contribuito a mischiare le carte. Vesely, Datome (che tira con il 64% complessivo) e Sloukas sono le certezze a cui Obradovic si è aggrappato in questo primo mese, con un Guduric in costante crescita e con molti più minuti a disposizione. Un pò in difficoltà Lauvergne, che sembra quasi doversi resettare sul basket europeo ma con l’andare dei mesi sarà più che una valida alternativa a Vesely. Anche per il Fener calendario caldo nelle prossime settimane, con tre trasferte consecutive insidiose come Tel Aviv, Barcelona e Panathinaikos da cui capiremo molto delle potenzialità della squadra turca.

Gudaitis è tra i migliori di Milano nelle prime 5 giornate (foto di Fotoracconti.it-Norberto Maccagno )

LA SORPRESA – Piacevole (per noi), è senza dubbio l’Olimpia Milano di Simone Pianigiani, ma soprattutto Mike James. In una sua ipotetica biografia sarebbe simpatico leggere di come le squadre italiane non se lo sono minimamente filato nell’estate del 2014 quando, dopo aver giocato ad Omegna una stagione in DNA Silver con numeri molto interessanti, nessuno ha voluto rischiare sul suo talento ancora acerbo lasciandolo andare via dal Bel Paese. Dove è ritornato da stella assoluta, dopo gli anni spesi al Baskonia ed al Panathinaikos. Secondo miglior marcatore finora (19.2 punti a partita) ha già fatto capire la sua importanza mettendo il sigillo su due successi delle scarpette rosse, il secondo con una tripla pazzesca dopo una gara sotto tono. Il classico segnale di un giocatore diverso, forse quello che mancava a Milano per il salto di qualità in Europa. Andando a guardare meglio nel dettaglio, però, Milano è anche molto altro. Prima di tutto difesa, basti pensare che l’Olimpia con oltre 85 punti subiti era stata la peggiore della passata stagione così come quella precedente (con quasi 88 a partita). Nelle prime cinque gare la difesa di Pianigiani viaggia sotto gli 80 di media e ne ha concessi 90 al solo Real Madrid ed ha messo in grossa difficoltà l’Olympiacos al Pireo, nella vittoria più scintillante. Ma il segnale che qualcosa di diverso stia avvenendo ce lo danno forse le ultime due vittorie interne, le classiche partite che l’Olimpia avrebbe perso fino all’anno scorso e che invece sono state portate a casa, guarda caso con lo stesso identico punteggio. La bassissima (finora) resistenza interna (Milano sembra realmente di un altro pianeta in LBA) sta senza dubbio facilitando le cose in Europa ma la sensazione è quella di una squadra che può arrivare molto lontano. Tolto il CSKA in casa, nei prossimi 40 giorni Milano avrà davanti trasferte molto difficili. Se riuscirà ad uscirne con ottime sensazioni (ed un record ancora positivo) potrebbe essere anche il segnale della definitiva svolta.

 (credits EuroLeague Basketball Youtube)

CHI SALE… – Non aveva un record positivo dalla prima giornata della passata stagione; il record delle ultime 60 partite era inferiore al 40% di vittorie; mancava i playoff da due stagioni. Non parliamo dell’ultima arrivata ma del Barcelona, che ha vinto 2 EuroLeague e partecipato a 7 Final Four nell’era ULEB. Salutato definitivamente Navarro il Barça sembra aver voltato pagina e con 3 vittorie consecutive è tornato il sorriso dalle parti del Palau, anche se la strada verso i playoff resta comunque in salita. Dopo le sole 7 vittorie della passata stagione sembra in crescita anche il rinnovato Efes di Ergin Ataman, battuto in volata dalla tripla di James nell’ultimo turno, che ha già vinto quasi la metà delle gare della passata stagione. Beaubois è già il leader della squadra, Moerman e Pleiss in grande crescita ed ancora non si è visto il migliore Dunston. Le vittorie a Monaco e Khimki e quella sul Fener hanno portato il morale alle stelle riproponendo l’Efes tra le migliori di Europa.

(credits EuroLeague Basketball Youtube)

…CHI SCENDE – Il trend degli ultimi anni sembra confermarsi anche in questa stagione, il Maccabi non riesce ad invertire una pericolosa tendenza negativa (27 vittorie su 70 gare nelle ultime 3 stagioni), pur a fronte di investimenti importanti, ultimo dei quali in ordine di tempo Ramon Sessions, chiamato a sostituire Jeremy Pargo con un contratto di tre mesi. Seppur ormai fuori dal grande giro e con meno di 80 gare giocate nelle ultime due stagione NBA, Sessions resta un playmaker da 10 punti e 5 assist a partita nella sua carriera ed a 32 anni cerca di rilanciarsi da questa parte dell’Oceano. Tel Aviv è piazza importante ma dove bisogna arrivare pronti, vedremo quanto Sessions saprà dare alla squadra di Bagatskis, che comunque ha avuto finora 1 sola gara interna (persa con il CSKA) e ben 4 gare esterne. Un passo indietro, al momento, anche per le greche entrambe già fermate due volte e sconfitte anche a domicilio, dallo Zalgiris il Panathinaikos, da Milano l’Oly. Pochi cambi per entrambe in estate (spiccano l’arrivo di Langford per il Pana, Timma e Toupane al Pireo) e la sensazione che appoggiarsi sui soliti noti (Calathes e Gist da una parte, Spanoulis e Printezis dall’altra) non basti più per competere con le altre potenze europee. In difficoltà anche il Khimki di Bartzokas che settimana scorsa ha trovato la prima vittoria ed ha già alle spalle due sconfitte interne. In realtà i numeri sono ben più pesanti della realtà di una squadra che ha perso due gare all’ultimo secondo (da suicidio quella interna con l’Efes) ed ha giocato alla pari per 40′ contro il Fenerbahce. Il Khimki continua a dipendere molto dai punti e percentuali di Shved ma ha tutte le carte in regola per risalire la corrente.

CLASSIFICA – Real, CSKA 5-0; Fenerbahce, Milano 4-1; Panathinaikos, Olympiacos, Barcelona, Efes 3-2; Baskonia, Zalgiris, Bayern 2-3; Khimki, Maccabi, Darussafaka, Gran Canaria 1-4; Buducnost 0-5

INDEX RATING – Vesely 25.2; Shved 23.4; Gudaitis 20.6

PUNTI – Shved 25.6; James 19.2; Vesely 16.2

RIMBALZI – Milutinov 8; tavares 8; Eric 7.6

ASSIST – Calathes 9; Shved 7; James 6.2

PALLE RUBATE – Jovic 2.4; Nedovic 2.3; Calathes 2

STOPPATE – Tavares 2.4; Evans 1.6; Lasme 1.2


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